Politica | Demokratie

Unterschriften sammeln künftig leichter

Die „Initiative für mehr Demokratie“ begrüßt die neue Unterschriftenplattform des italienischen Staates und fordert ein solches Instrument künftig auch für Südtirol. Das „Parteienbündnisses für Mehr Demokratie“ soll sich im Landtag dafür einsetzen.
Unterschriften
Foto: Freepik/katemangostar
  • Endlich sei die italienische Regierung ihrer gesetzlichen Verpflichtung nachgekommen, so die „Initiative für mehr Demokratie“ in einer Pressemeldung. Gemeint ist die kostenlose digitale Unterschriftensammlung, die die Regierung auf einer öffentlichen Plattform möglich gemacht hat. Auf ihr können digital Referenden und Volksbegehren mit SPID- oder CIE-Zugang unterstützt werden. Zudem bekommt man alle Informationen über laufende Initiativen und jene die man schon persönlich unterstützt. Dank einem vom „Parteienbündnis für Mehr Demokratie“ eingebrachten Gesetzentwurf werde sich jetzt auch der Südtiroler Landtag mit der Einführung der Online-Unterschriftensammlung befassen, schreibt die Initiative.

  • Initiative für mehr Demokratie

    Die im Jahr 2000 gegründete Initiative ist ein im Landesverzeichnis der ehrenamtlich tätigen Organisationen eingetragener Verein. Die Initiative will die Demokratie in Südtirol weiterentwickeln. Konkretes Ziel ist deshalb ein Gesetz zur Direkten Demokratie und ein Wahlgesetz, das diesem Anspruch so gut als möglich gerecht wird. Sie strebt generell eine Machtverteilung nach unten an, also eine Autonomie der Bürgerinnen und Bürger und ihrer Gemeinden. Die Initiative ist überparteilich und Sprachgruppen übergreifend tätig und finanziert ihre Tätigkeit mit den Mitgliedsbeiträgen von circa 500 Mitgliedern sowie durch Spenden.

  • Die neue Unterschriftenplattform wurde durch eine Klage italienischer Bürger bei der UNO-Menschenrechtskommission veranlasst. Sie hatten eingefordert, dass die verfassungsrechtlich verankerten Mitbestimmungsrechte anwendbar gemacht werden. Der italienische Staat war in der Folge von der Menschenrechtskommission verpflichtet worden, unter anderem grundlose Erschwerungen bei der Sammlung von Unterschriften zu beseitigen. Dieser Aufforderung kam das Parlament 2021 mit der Verabschiedung einer Norm nach, die die Einrichtung einer Plattform zur digitalen Unterschriftensammlung vorsieht. 2022 wurden erstmals, aufgrund eines Dekretes des Ministerpräsidenten, Unterschriften für Referenden auf kostenpflichtigen privaten Plattformen gesammelt. Ab jetzt ist es möglich, dieses Recht kostenlos über eine öffentliche Plattform auszuüben. Auf dieser wurden zum Beispiel bereits über 200.000 Unterschriften für ein Referendum gegen die differenzierte Autonomie gesammelt.

  • Das Parteienbündnis für Mehr Demokratie: Es hat sich verpflichtet, das Landesgesetz 22/2018 zur Direkten Demokratie und Partizipation anwendbar zu machen. Foto: Bündniss für mehr Demokratie
  • Umsetzung in Südtirol

    Die Initiative für mehr Demokratie erinnert daran, dass die Forderung, die kostenlose digitale Unterschriftensammlung auf einer öffentlichen Plattform auch auf Landesebene einzuführen, bisher schon mehrmals von der SVP abgewiesen worden sei. Die nationale Regelung gilt nicht automatisch auch auf lokaler Ebene. Nunmehr sei eine lokale Regelung der Online-Unterschriftensammlung aber Teil der Verpflichtung des Parteienbündnisses für Mehr Demokratie, das mit der absoluten Mehrheit im Landtag vertreten ist und aus den Fraktionen Team K, Süd-Tiroler Freiheit, Fratelli d'Italia, JWA, Grüne, Freiheitliche, Freie Fraktion, PD, sowie den Parteien Enzian und Movimento cinque Stelle besteht. Die Initiative für mehr Demokratie erwartet die Einführung der Online-Unterschriftensammlung auch in Südtirol.

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Thomas Benedikter Gio, 08/01/2024 - 18:53

Die neue öffentliche Plattform für die Unterschriftensammlung für staatsweite Referendumsanträge ist ein überfälliger Schritt. Sie zeigt, wie es technisch geht, demokratische Mitbestimmung bürgerfreundlich zu gestalten. Was auf Staatsebene funktioniert, sollte noch leichter auf Landesebene gehen. Dass sich die Landesmächtigen dagegen wehren, steht zu erwarten. Doch das ist die Nagelprobe des "Bündnisses für mehr Demokratie", ob sie ihr Vorwahlversprechen einzuhalten gedenkt.

Gio, 08/01/2024 - 18:53 Collegamento permanente
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Alessandro Stenico Ven, 08/02/2024 - 08:10

La stagione dei referendum di Michele Ainis su „La Repubblica“ e sul suo profilo FB:

S’annunzia una stagione di sfide, di duelli. Referendum, ecco l’arma che impugneranno i contendenti. Ieri il battesimo del referendum sul lavoro promosso dalla Cgil, ma non è affatto l’unica iniziativa. Però intanto il principale sindacato di sinistra spara quattro quesiti abrogativi contro una legge (il Jobs Act) decisa da un governo di sinistra. E deposita un milione di firme in Cassazione, il doppio di quelle necessarie.
Un successo, ma al contempo una contraddizione. Giacché nei referendum le sottoscrizioni volano, i voti s’inabissano. Negli ultimi trent’anni il quorum di validità (la metà più uno del corpo elettorale) è stato raggiunto soltanto nel 2011, sul referendum per l’acqua pubblica e contro il nucleare. Tutti gli altri referendum sono naufragati, anche per gli appelli all’astensione di chi non è d’accordo. Colpa del quorum, per l’appunto. Che viceversa non è uno sbarramento nel referendum più importante, quello costituzionale. Altra contraddizione. Colpa altresì delle modalità con cui si consuma questa procedura. Difatti nei referendum puoi firmare online, ma non puoi votare online. E l’esercito dei votanti comprende 5 milioni d’italiani residenti all’estero, che però sui referendum non votano mai. Mentre alle politiche gli elettori votano sempre meno, ormai uno su due. Sicché nel referendum sull’autonomia differenziata – altra consultazione che si profila all’orizzonte – le opposizioni dovrebbero ottenere quasi il doppio dei voti guadagnati alle elezioni del 2022, circa 12 milioni di voti aggiuntivi. Valli a trovare.
Eppure tutti questi ostacoli non frenano la corsa ai referendum. Il 16 giugno è partita la raccolta delle firme contro la legge elettorale, il Rosatellum (quattro quesiti). Il 26 giugno la Gazzetta ufficiale ha pubblicato gli annunci di due nuove richieste di referendum abrogativo sulla caccia. Senza dire dei referendum consultivi. Per fare un solo esempio, a luglio in Sardegna è cominciata la raccolta delle sottoscrizioni (ne servono 10 mila) per fermare i parchi eolici e fotovoltaici. O senza dire delle richieste plurime e congiunte. Così, il 5 luglio è stato depositato in Cassazione il quesito referendario totalmente abrogativo della legge Calderoli sull’autonomia differenziata. Contemporaneamente è decollata un’iniziativa, contro il medesimo bersaglio, da parte dei Consigli regionali. Ne servono cinque, dice la Costituzione. Sicché ha fatto da battistrada la Campania, seguita a ruota da Emilia, Sardegna, Puglia, Toscana. Le Regioni governate dal centro-sinistra. Che tuttavia sparano due colpi, proponendo un doppio referendum: l’uno totale, l’altro parziale.
Da qui dubbi politici, giacché per i critici il secondo quesito offrirebbe alla Consulta l’opportunità di dichiarare il primo inammissibile, senza passare per castigatrice. E dubbi giuridici, come no. Perché la Sardegna è una Regione a statuto speciale, mentre l’autonomia differenziata s’applica alle Regioni ordinarie: nel suo caso mancherebbe dunque l’interesse, la legittimazione a usare la via referendaria. Perché la legge Calderoli è collegata a quella di bilancio, quindi ricadrebbe fra le categorie su cui la Costituzione vieta il referendum. Infine perché è una legge «a copertura costituzionale», ossia connessa a una disposizione della Carta (l’articolo 116) cui offre attuazione; di conseguenza non sarebbe possibile abrogarla attraverso una consultazione popolare, dichiara fin dal 1978 la Corte costituzionale.
Poi, certo, nella sua giurisprudenza può leggersi di tutto. E suona un po’ paradossale che il confronto tra maggioranza e opposizione dipenda dai verdetti d’un tribunale, sia pure il più elevato. Ma la causa sta nell’assenza del confronto, nel dialogo fra sordi. La democrazia è compromesso, diceva il vecchio Kelsen; sennonché i partiti in Italia non ne sono capaci. Nemmeno quando si coalizzano, giacché il tuo alleato è anche il tuo peggior nemico, recita una regola non scritta della politica italiana. Da qui leggi pasticciate, dove un compromesso verbale maschera l’impotenza a raggiungere un accordo sostanziale. Da qui scontri muscolari con l’opposizione, cui non resta perciò che il referendum, per affermare le proprie ragioni. Succederà pure con il premierato: alla fine della giostra, un referendum costituzionale deciderà vinti e vincitori. Ma lo voteremo dopo aver votato altri referendum. Meglio: vuol dire che ci arriveremo già allenati.

Ven, 08/02/2024 - 08:10 Collegamento permanente