Cronaca | Sanità

Mascherine, condanna parziale per Zerzer

La Corte dei conti assolve l'ex direttore e Wegher per il danno da 6,7 milioni, "non c'è dolo". Riconosciute la responsabilità per i test Dekar di Zerzer e Franzoni, quest'ultimo è condannato anche per assenteismo e danno d'immagine.
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Foto: Asp
  • Il caso delle “mascherine cinesi” si chiude davanti alla Corte dei conti, che accoglie solo parzialmente la tesi della Procura regionale. L’ex direttore dell’ASL Florian Zerzer e l’allora direttore amministrativo Enrico Wegher non dovranno pagare i 6,7 milioni di euro di risarcimento perché mancherebbe il dolo, ovvero la volontà di arrecare il danno. Secondo i giudici, la cifra versata dall’ASL ad Oberalp per far arrivare la fornitura delle mascherine – i dispositivi di protezione individuale (dpi) rivelatisi poi inutilizzabili – non sarebbe frutto di “una qualche forma di vantaggio/lucro personale (anche solo atteso) e/o di commistione con l’interesse dell’operatore privato”. 

    Al momento in Italia è in vigore una legge che limita la responsabilità per danno erariale alle sole condotte dolose, mentre sono escluse le responsabilità di chi crea un danno all’erario per colpa, anche grave. Si tratta del c.d. “scudo erariale”, introdotto durante il Covid nel 2020 per contrastare la “paura della firma” di amministratori e funzionari, reso ora strutturale e non più temporaneo da una legge sulla Corte dei Conti.  Ciò che la Corte ha rilevato è invece “una indubbia carenza di lucidità decisionale e di conduzione operativa da parte del direttore generale e del direttore amministrativo dell’Azienda Sanitaria dell'Alto Adige (ASDAA), vieppiù necessarie giustappunto a fronte dell’emergenziale situazione dell’epoca”.

  • Florian Zerzer: ex direttore dell’ASL all'epoca del Covid. Foto: ORF/Südtirol heute
  • È stata invece accolta la tesi dell’accusa sui report Dekra: Zerzer e Patrick Franzoni, allora responsabile dell’unità Covid, sono stati condannati a pagare 24.400 euro di risarcimento per aver commissionato un secondo round di test – i primi avevano dato esito negativo e i dispositivi erano stati bocciati dall’Inail - per validare i dispositivi di protezione personale. 

    Infine, è stata accolta la richiesta di condanna per Franzoni al pagamento di 723 euro per assenteismo e 30 mila per danno d'immagine. Una condotta “volontaria e consapevole” ed evidente nellla “intenzionale violazione dell’allora basilare precetto del distanziamento sociale, proprio da parte di un soggetto che avrebbe dovuto essere precipuamente impegnato, per i suoi compiti professionali, nel contenimento dell’epidemia”. Sull’assenteismo, in sede penale il giudice dell'udienza preliminare ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere. 

    Le vicende giudiziali sul caso mascherine non sono finite. Il 27 gennaio, si aprirà il procedimento penale per frode nelle pubbliche forniture a carico di Zerzer, Franzoni, Christoph Engl, amministratore delegato di Oberalp, e del gruppo Oberalp per responsabilità amministrativa. In sede civile invece c’è la richiesta, da parte di Oberalp all’Asl, di restituire i 30 milioni anticipati per la seconda fornitura.