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“Il precariato assume nuove forme”

Andrea Beggio ha iniziato il proprio mandato come nuovo coordinatore di Nidil - Alto Adige, succedendo a Christine Pichler che ha guidato la categoria per 7 anni. L’anno scorso ci sono state 1.029 somministrazioni di lavoro e 62.436 contratti a termine.
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Beggio
Foto: Cgil/Agb
  • “In Alto Adige, lo sappiamo bene, non è facile quantificare il lavoro precario. Tutto, come sempre, dipende dalla definizione, dalla classificazione. Un lavoratore part-time involontario, ad esempio, sarebbe disponibile a lavorare a tempo pieno, ma magari trova solo una proposta a tempo parziale. Anche in questo caso io parlerei di precariato. Oppure, ancora, il lavoro a somministrazione può essere a ‘tempo indeterminato’, ma ciò non significa che ci sia sempre la possibilità di lavorare, e si può essere licenziati. Il lavoro a chiamata è lavoro precario. Chi trova un lavoro parasubordinato è precario. E, ultimo, forse il peggiore di tutti, il lavoro nero. Un’altra forma di precariato. Insomma, ci sono tanti modi di rimanere ‘precari’ anche in un territorio in cui il tasso disoccupazione è basso e non è allarmante. In più, in provincia di Bolzano, il costo della vita è alto, gli affitti sono elevati”. A descrivere così la situazione attuale del mondo del lavoro altoatesino è Andrea Beggio, nuovo coordinatore di NIDIL/NAB - Nuove identità di lavoro (NIDIL) - Neue atypische Beschäftigungsverhältnisse (NAB) – della CGIL. La priorità? Tutelare i bisogni e promuovere le esigenze di donne e uomini che lavorano con rapporti non riconducibili al tradizionale contratto di lavoro di tipo subordinato, ovvero i lavoratori “atipici”, tutti coloro che a diverso titolo sperimentano quotidianamente le forme di lavoro flessibile e lo fanno, il più delle volte, senza diritti certi, né riconosciuti.
    Nonostante un tasso di disoccupazione molto contenuto e settori produttivi che faticano a reperire personale, l’anno scorso in Alto Adige ci sono state 1.029 somministrazioni di lavoro e 62.436 contratti a termine.

    Un lavoratore somministrato che entra in diverse aziende si trova di fronte a rischi diversi e deve svolgere nuove formazioni. Ha continuamente nuove responsabilità e gestioni del rischio diverse

    “Continueremo l’ottimo lavoro fatto fino ad ora da Christine Pichler, che per 7 anni ha guidato la categoria. Quindi, per esempio, ci impegneremo al massimo per rappresentare i lavoratori in somministrazione. In questo caso – spiega Beggio – vi è un rapporto di lavoro in base al quale l'impresa utilizzatrice può richiedere la prestazione di uno più lavoratori ad agenzie autorizzate, ovvero i somministratori. Chi ‘utilizza’ il lavoratore non è il datore di lavoro. Se è vero che esiste un contratto collettivo nazionale e i lavoratori hanno dei diritti sindacali, l’agenzia somministratrice, che teoricamente dovrebbe conoscere i premi di produttività e i passaggi di livello, dovrebbe garantire la stessa retribuzione dei lavoratori assunti direttamente dall’azienda ai lavoratori in somministrazione. Questa parità di trattamento, però, alle volte è solo sulla carta”. Beggio poi precisa: “Anche per i somministrati esiste la possibilità di essere assunti a tempo determinato e indeterminato (staff leasing), ma, semplificando, il tempo indeterminato non è lo stesso tipo di trattamento che comunemente si immagina. Se infatti l’agenzia non trova una collocazione si avvia un percorso che può portare ad un licenziamento. Stiamo parlando a tutti gli effetti di una forma di precariato”.
    Poco più di un migliaio di persone in tutta la provincia di Bolzano rientra in questa tipologia di lavoratori. “Questa sfera tocca anche un altro tema importante, ovvero la sicurezza sul lavoro”, continua Beggio. “Un lavoratore somministrato che entra in diverse aziende, infatti, si trova di fronte a rischi diversi, e deve svolgere nuove formazioni. Ha continuamente nuove responsabilità e gestioni del rischio diverse”.
    NIDIL/NAB, inoltre, segue anche i lavoratori autonomi, in particolare per la parte fiscale previdenziale.

  • Foto: pixabay
  • I rider e lo sfruttamento

    Altro grande nodo sono i "rider", ovvero coloro che offrono il servizio di delivery, una consegna a domicilio che solitamente avviene tramite un app del cellulare.
    "Il problema - spiega Beggio - è diverso da regione a regione e persino da città a città. In una metropoli o in una città con numerosi universitari, i rider potrebbero essere anche degli studenti. A Bolzano, invece, sono principalmente gli stranieri che, come primo impiego, trovano questa tipologia di collocazione. Come sindacato, tramite l'intervento del Commissariato e delle forze dell'ordine, abbiamo chiesto di controllare la presenza, o meno, di caporalato. Un gruppo di persone potrebbe infatti aprire delle posizioni lavorative attraverso una piattaforma di consegna e assegnare un account a un altro soggetto, che verrebbe sfruttato. Si parla di lucrare su delle persone che magari, a causa si un iter burocratico lungo e complicato, non possono lavorare altrove. Sia chiaro - conclude Beggio - non vogliamo andare contro queste persone, ma contro l'illegalità e lo sfruttamento che va combattuto".

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Diego Nicolini Fr., 14.06.2024 - 20:50

Ma del nuovo "caporalato" degli "insegnanti" con contratti FSE gestiti dalle cooperative non si accorge nessuno?
3 milioni dati ad una cooperativa per fornire alle scuole locali inseganti senza titolo, precarizzati, con contratto del commercio, per combattere l'abbandono scolastico. Sindacato batti un colpo!

Fr., 14.06.2024 - 20:50 Permalink