Politica | Elezioni europee

“Serve una mobilità democratica”

Brigitte Foppa, candidata dei Verdi al Parlamento europeo, punta a raccogliere l’eredità di Sepp Kusstatscher: “Sull’Ucraina sono lacerata, l’Europa rischia di deragliare”.
Brigitte Foppa
Foto: Seehauserfoto
  • SALTO: Consigliera Foppa, perché secondo lei è importante eleggere unə secondə deputatə sudtirolese al Parlamento europeo?

    Brigitte Foppa: La pubblicità del “Maxibon”, che diceva “du gust is megl che uan”, è vera nella sua banalità. Negli ultimi 15 anni tutti noi, quando pensiamo all’Europa, pensiamo all'agricoltura e questo è l'effetto Dorfmann. Quando c'era Sepp Kusstatscher (eurodeputato verde dal 2004 al 2009, ndr) invece si parlava di agricoltura, mobilità, Grundeinkommen… Più rappresentanti lavorano su più temi o portano avanti lo stesso in più partiti. Sarebbe tutto di guadagnato, e me lo confermano anche molte persone della Volkspartei: Dorfmann ha questo enorme “stock” di voti anche un po' in esubero e si può investire meglio questo voto. I sudtirolesi non danno il voto ma lo “investono”, guardano a ciò che il resto dell'Italia vede come “voto utile” e quando si è capito che noi Verdi del Sudtirolo abbiamo delle vere chance — quando l'ultima volta era invece assai più improbabile un’elezione — acquisisci tutto un altro consenso. Secondo me in questo momento è un “voto utile”.

    In 15 anni i Verdi sono cambiati, anche a livello europeo. Sono andati al governo in Germania e in Austria, mentre il consenso ecologista ha avuto delle “ondate” — una rapida crescita e un altrettanto rapido calo. La cosiddetta “onda verde” si è esaurita? È in atto una crisi d’identità?

    La vedo diversamente. I Verdi sono una forza politica che fa il suo lavoro, si sviluppa, s’evolve con la spinta (o il freno) della società, a volte prende strade un po’ sbagliate e magari non siamo sempre tutti d’accordo. Con i Fridays for Future sentivo proprio arrivare una spinta dalla società ed era meraviglioso avere su larga scala un tema come il clima che noi faticosamente cercavamo di coltivare. Quando in Consiglio Provinciale si parlava di clima, c’era chi andava in bagno, tirava fuori il cellulare… era un tema per specialisti e summit internazionali. Ora il tema c'è ancora, ma non più la spinta: si è affievolita con la crisi dei prezzi energetici che ha dimostrato la nostra enorme dipendenza anche dagli stati autocratici, verso i quali si era mantenuto sinora un atteggiamento di oblio. E quando inizi a far fatica, guardi alla questione climatica in un altro modo: “Importante non far surriscaldare il pianeta, però intanto riscaldiamo la casa”. Perciò dobbiamo tornare a pedalare.

     

    I sudtirolesi non danno il voto ma lo “investono”, guardano a ciò che il resto d'Italia vede come “voto utile”. E quello ai Verdi lo è.

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  • Accanto all’ambiente e al clima, nel Dna dei Verdi c’è il tema della pace. Ma la guerra alle porte dell’Europa, ovvero in Ucraina, divide i Verdi europei tra più posizioni e quelli sudtirolesi si trovano un po’ al confine. Si sente più “guerrafondaia” o “pacifista”?

    Sono lacerata. Vivo questo mio essere “in mezzo”, una “vagabonda” tra i mondi, a volte come una ricchezza e un'abilità in più, altre volte però come una lacerazione: chiunque è bilingue o multiculturale conosce questi due lati. Per questo sono veramente in difficoltà su questo argomento. Al meeting dei Verdi europei a Riga ero seduta nel mezzo tra i Verdi del Nord ed Est Europa e i Verdi del Sud dell’Europa. E c’è una grande differenza, più etico-valoriale che pratica: parlando coi bielorussi o i lettoni senti la vicinanza al conflitto e com’è diversa dalla percezione (e dalla distanza) che c’è nel sud Europa. L’obiettivo di tutti è la pace, ma ci sono orientamenti diversi sul come arrivarci. Parliamo di via diplomatica, di sanzioni da portare avanti, ma poi la domanda resta: l’Ucraina deve arrendersi o no? Difendersi oppure no? E se diciamo di sì, dobbiamo aiutarla oppure no? Penso che dobbiamo aiutare. Siamo però di fronte a un bivio, dove vedo il rischio d’un deragliamento.

    In quale direzione?

    Ad esempio quando s’è iniziato a dire che Putin “deve perdere questa guerra”, mentre prima l'obiettivo era portare la pace in Ucraina. È tutta un’altra cosa entrare a colpire la Russia sul proprio territorio e ciò lo vedo con grande preoccupazione, come le parole di Macron e pure di qualche verde tedesco “deragliato”: quando sento Anton Hofreiter non sono d’accordo. Ma neanche invitare all'arrendersi porta pace a lungo termine. Ci sono troppi territori già destabilizzati da Putin — oppure destabilizzabili, come la Georgia, che infatti guardano con molta fiducia all'Unione Europea e all’Occidente.

     

    La domanda resta: l’Ucraina deve arrendersi o no? Difendersi oppure no? E se diciamo di sì, dobbiamo aiutarla oppure no? Io penso che dobbiamo aiutare.

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  • E Gaza?

    Lì il deragliamento è già avvenuto, con un eccesso di punizione sino all’annientamento: c’è stata una brutale aggressione su Israele, che deve potersi difendere ma è deragliato e lo dimostrano anche le proteste contro Netanyahu. La Germania ha grosse difficoltà a fare interventi che non siano legati alla colpa del proprio passato. Bisogna prenderne atto, così come riconoscere che anche l'Italia è stata antisemita e siamo pure noi in questa situazione di “double bind”. La guerra è una storia tremenda.

    Veniamo all’Alto Adige. “Basta un po’ di pioggia” (o un errore su Google Maps) e la viabilità va in tilt. Vent’anni fa i Verdi raccoglievano voti contro il BBT, oggi i cantieri sono ancora aperti mentre la situazione del traffico è peggiorata. Cosa si può fare su scala europea?

    Moltissimo. La mobilità è il tema su cui ho incentrato la campagna elettorale attraverso cui, se eletta, vorrei riallacciarmi al lavoro di Kusstatscher. Andrei a sedere nella Commissione mobilità, perché lì ho iniziato a fare politica, nella Commissione mobilità che ho guidato in Comune a Bolzano. Serve una mobilità democratica: quando parliamo di mobilità pensiamo all’inquinamento, alla CO2, al rumore, ma dentro la questione c’è anche un importante fattore di giustizia e democrazia. Via Kennedy a Laives non è democratica, nessuno ha scelto quel traffico, quel rumore. Un conto è dire “l'auto inquina”, l’altro dire se è giusta nel senso di “gerecht”. Un “Climaticket” in Austria costa tre euro al giorno, una macchina 13 euro; un volo per Stoccardfa costa 135-150 euro in 45 minuti, in treno costa uguale e ci metti otto volte tanto. Occorre intervenire con più tasse sul cherosene, con l'Iva sui voli interni, con qualche riflessione sui jet privati. Qualsiasi mobilità non sostenibile deve costare di più, non è possibile sia quella più a buon mercato.

     

    La mobilità non sostenibile deve costare di più, non è possibile sia quella più a buon mercato.

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  • Intanto Bruxelles dà ragione a Salvini sui divieti dell’Austria — dove i Verdi sono al governo.

    Nel 2022 sul nostro asse del Brennero abbiamo 20 milioni di macchine e 8 milioni di tir. Siamo in una situazione di eccesso: il BBT aiuterà a spostare, certo, ma aprirà solo dopo il 2035. Ancora 11 anni di traffico di questa entità, quando nel nostro “Piano clima” ogni anno dovrebbe diminuire del 7%. Va bene il “sistema slot” di contingentamento, ma senza misure di riduzione (che non ci sono) il traffico viene solo spalmato. Con Salvini, poi, si va totalmente nella direzione sbagliata — eppure la nostra Giunta provinciale si è detta d’accordo già un anno fa, quando al Dreierlandtag dichiarò di non sostenere le misure del Tirolo e si capì che non voleva andare contro Salvini.

    Il turismo è un serbatoio di traffico. Lei proviene da una famiglia di albergatori: cosa pensa del dibattuto sul turismo, entrato a gamba tesa nella campagna elettorale per le europee — soprattutto su spinta del Team K?

    Non vado dietro alla politica dei capri espiatori, ne ho una naturale avversione. È la tecnica del populismo. Non credo occorre denigrare il turismo, sono cresciuta in un albergo e conosco bene la questione. Il turismo può essere malsano oppure sano, come qualsiasi settore. Non è più sano se diventa eccessivo, coi metri quadri esagerati, i chalet, la finzione di un Sudtirolo che non c’è più, i finti agriturismi, gli hotspots e lo “stop and go”. Siamo per un turismo sano che sta nei suoi stessi limiti, siamo stati i primi a dirlo e su questo gli albergatori ci sono sempre venuti dietro. L’attuale dibattito ci porta a fare una riflessione sul turismo a larga scala, ma ripeto, ancora totalmente pervaso da forme di populismo. 

     

    Sono contro i capri espiatori, è la tecnica del populismo. Non occorre denigrare il turismo: noi siamo per un turismo sano.

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  • Lei e Paul Köllensperger — entrambi candidati d’opposizione alla SVP di Herbert Dorfmann — vi sovrapponete a livello programmatico?

    C'è un piano locale e un piano europeo. Quello europeo è molto chiaro e semplice. Al Parlamento di Bruxelles ognuno fa parte d’uno schieramento politico e questa “linea diretta” è per me la normalizzazione del Sudtirolo, perché finalmente anche da noi tutti si devono riconoscere. Se eletta io andrò nel gruppo dei Verdi, se Paul verrà eletto andrà in “Renew Europe”. Ma l’Europarlamento non difetta di trasparenza e lì si vede la differenza: Renew ha fatto molto scelte diverse da noi, sulla tassonomia, sull’accogliere il nucleare e il gas fossile nelle rinnovabili oppure sul divieto di tirocini gratis. 

    In Alto Adige apprezzo molto avere forze vicine a noi, al netto delle differenze di stile: non cediamo al populismo, siamo più ecologisti e più chiari sulla questione sociale. Ma non siamo più soli: quando ho iniziato, per qualsiasi proposta avevamo tre voti in Consiglio, adesso spesso ne abbiamo 10-12. Ci vuole una forza liberale in Consiglio e ci si può sovrapporre. Tra una settimana abbiamo una mozione insieme sul Sassolungo. Siamo collegiali e lo è la nostra campagna elettorale. Essere più collegiali che competitivi è molto apprezzato dalle persone e ciò contrasta la disaffezione alla politica.

    D’altronde verdi, liberali e socialisti si sono schierati insieme contro un’alleanza tra PPE e destre europee, dopo l’apertura di Von der Leyen.

    Se non è utile il voto ai Verdi e al centrosinistra questa volta, non so quando lo è mai stato.

Ich denke auch, dass hier endlich etwas getan werden muss: Warum soll die umweltverschmutzendste Art zu reisen, steuerfrei sein?
Was für Argumente gibt es in Anbetracht der Klimakrise, Flugbenzin nicht zu besteuern? Und Autosprit schon?
Der Verbrauch von fossiler Energie muss generell höher besteuert werden, das ist Teil der Lösung des Verkehrsproblems.

Mar, 06/04/2024 - 16:50 Collegamento permanente

"Via Kennedy a Laives non è democratica, nessuno ha scelto quel traffico, quel rumore." Interessante... se non sbaglio la signora Foppa è di Kalditsch. E le posso assicurare che dalle sue parti il traffico e il rumore ormai è peggiore che in via Kennedy a Laives! Il fine settimana poi, quando la gente vorrebbe riposarsi o fare delle passeggiate, quella zona si trasforma in circuito da moto-GP con rumori costanti che si sentono a chilometri di distanza! C'è da fare ancora molto per riprenderci la NOSTRA QUALITA' DI VITA.

Mar, 06/04/2024 - 13:34 Collegamento permanente

Brigitte Foppa möchte nach Brüssel. Wohl auch, damit S. Giunta, "die italienische Spitzenkandidatin" (verdi.bz, vom 13.04.2023) nachrückt. Ich denke, gerade jetzt in dieser Situation bräuchte es aber eher die erfahrene B. Foppa im Landtag, als andernorts.

Mar, 06/04/2024 - 15:34 Collegamento permanente

Ich teile auch diese Meinung, man braucht sie jetzt als Erfahrene im Landtag.
Laut Umfragen wird die Grüne Gruppe stark schrumpfen, von ca. 72 auf eine Zahl zwischen 40 und 50, und statt drei italienischen Vertreter in der Gruppe: Ignazio Corrao, Rosa d'Amato und Piernicola Pedicini, werden, wenn es gut geht (4 % Sperrklausel), eine/einer oder zwei in der Gruppe eintreten, die anderen (ein oder zwei) gehen sowieso in der Linken Gruppe.

Mar, 06/04/2024 - 19:58 Collegamento permanente