Politica | L'analisi

L’esame del DNA etnico

Grazie a Forza Italia e Civica, a Bolzano aumentano i consiglieri comunali dichiarati di lingua tedesca – e quelli non-SVP superano gli SVP. La calcolatrice linguistica ha ancora senso in politica?
Rathaus, municipio
Foto: Seehauserfoto
  • Tra gli addetti ai lavori se n’erano accorti già all’indomani dello spoglio, stilando l’elenco dei volti nuovi in Consiglio comunale a Bolzano. Oltre ai sette consiglieri della Volkspartei, infatti, anche altri otto eletti il 4 maggio sono “dichiarati” di lingua tedesca: sulla carta, saranno dunque più i consiglieri non-SVP che quelli SVP a rappresentare la comunità di lingua tedesca del capoluogo. Quattro, come da tradizione, sono espressione delle liste inter-etniche: Rudi Benedikter e Cornelia Brugger dei Verdi, il bilingue Matthias Cologna e Thomas Brancaglion per il Team K. Ma l’altra metà a sorpresa arriva dalle liste tradizionalmente “italiane”: la Civica di Gennaccaro ne ha eletti due su sei, Pasqualina (Lina) Marino e Samir Zine Sekali, ma soprattutto c’è il caso di Forza Italia: entrambi gli eletti, il bilingue Davide Mahmudy e Patrizia Daidone, posseggono la dichiarazione di appartenenza linguistica al “gruppo tedesco”. Anzi, per qualche ora c’era pure il dubbio che la Civica di Corrarati potesse esprimere a sua volta un consigliere di lingua tedesca, ovvero il primo dei non-eletti Gianni Rossato, il cui posto però è ora occupato dallo stesso candidato sindaco Claudio Corrarati. A quel punto il totale sarebbe stato 16 su 45, e solo in quel caso in una Giunta comunale a sette sarebbe scattato (arrotolando per eccesso) il terzo assessore di lingua tedesca.

  • Il consigliere comunale Davide Mahmudy (Forza Italia): il portavoce dei giovani di Forza Italia è bilingue e di origini iraniane. Foto: Forza Italia
  • Nello scenario attuale, come spiega stamane il Corriere dell’Alto Adige, se Corrarati vincesse il ballottaggio e diventasse sindaco, Forza Italia non troverebbe spazio in un’ipotetica Giunta a sette – se non appunto allargandola a otto poltrone: con 15 consiglieri su 45, infatti, al gruppo linguistico tedesco spettano due assessori (2,3 per l’esattezza) e ambedue, per il peso numerico ed elettorale, andrebbero alla SVP. L’assessore provinciale Christian Bianchi, neo-segretario provinciale di Forza Italia, si trova nuovamente in mano un problema matematico che già si presentò quand’era ancora tra le fila della Lega: secondo l’Avvocatura dello Stato, con un parere molto discusso, in una Giunta provinciale a 11 potevano sedere due assessori (dichiarati) di lingua italiana e questo gli aprì le porte di Palazzo Widmann. “Vediamo di vincere, poi troveremo una soluzione” dice Bianchi, a SALTO, “altrimenti vedremo, ci sono altre cariche in Comune”. Ma anche in questo caso ci potrebbero essere complicazioni: ad esempio alla presidenza e vicepresidenza del Consiglio comunale, dove per tradizione c’è un’alternanza tra un consigliere di lingua tedesca e uno di lingua italiana, La Volkspartei rinuncerà a favore dell’alleata europea Forza Italia? Troppo presto per dirlo.

  • I dichiaratamente esclusi

    “Non diamo per scontato che si debba fare per forza una maggioranza con la SVP”, fa sapere sul quotidiano Alto Adige il vice presidente della Provincia Marco Galateo (Fratelli d’Italia), lasciando intendere che anche solo con Gennaccaro s’arriva a una maggioranza (risicata) di 23 consiglieri. Ma resta assai improbabile che il centrodestra voglia togliere alla Volkspartei – proprio alla vigilia del ballottaggio – il primato di rappresentare da sola il gruppo linguistico tedesco (e ladino) nel capoluogo, dopo che almeno in Giunta provinciale Ulli Mair (Freiheitliche) ha rotto lo storico tabù. Resta in ogni caso evidente che il vero “dilemma” di fronte al quale ci troviamo non è il numero di assessori, bensì un altro: quanto senso ha ancora, al giorno d’oggi, una dichiarazione volontaria e personale – e quindi potenzialmente casuale o non coincidente con la propria identità – che distorce, lo vediamo, la rappresentanza politica? Si pensi che allo stato attuale, se dovesse vincere il centrosinistra, difficilmente Cologna del Team K diventerebbe assessore – proprio perché, sebbene bilingue, è dichiarato di lingua tedesca e i due posti d’assessore sarebbero quasi automaticamente assegnati alla Volkspartei. La stessa sorte toccò in passato al più votato dei Verdi, Tobias (Tobe) Planer, che non aveva alcuna chance di entrare in Giunta comunale. 

    Con la riforma dell’Autonomia, se approvata, assessori di lingua italiana potranno essere inclusi nelle Giunta comunali in deroga alla proporzionale, anche se ne è stata eletta solo una nel Consiglio comunale, cosa che nei piccoli Comuni accade regolarmente. Se da un lato la SVP non detiene più il monopolio “etnico” perlomeno nel capoluogo – e a sua volta candida un “dichiarato italiano”, Simon Buratti – e dall’altro aumentano le candidature bilingui o interetniche nelle altre liste, le cariche elettive non rappresentano più la consistenza dei gruppi linguistici secondo il censimento ma solo – com’è giusto – la volontà dell’elettrice e dell’elettore. Non sarebbe quindi l’ora di superare il sistema proporzionale nei suoi aspetti più ottusi? Così magari eviteremmo esami del DNA etnico su chi, per un motivo o per l’altro, ha scelto questa o quest’altra dichiarazione prima (o al momento) della sua candidatura alle elezioni.