Politica | Scuola

Test linguistici all’asilo, wieso?

Nel dibattito a Pro und Contra, Stauder (SVP) difende la “valutazione scientifica per orientare le famiglie”, mentre per Foppa (Verdi) si tratta di una scelta politica: “La scuola bilingue avrebbe alleggerito la scuola tedesca”.
Pro und Contra
Foto: Rai Bozen
  • Nel programma Pro und Contra trasmesso ieri su Rai Südtirol, si è acceso il dibattito sulla proposta della Südtiroler Volkspartei di introdurre una valutazione linguistica all'asilo per i bambini che intendono iscriversi alla scuola primaria in lingua tedesca. A confrontarsi sono stati i consiglieri provinciali Harald Stauder (SVP) e Brigitte Foppa (Verdi).

  • Duello sull'educazione infantile

    Stauder ha difeso il pacchetto di misure presentato dalla SVP, spiegando che il test linguistico non deve essere visto come un ostacolo, bensì come uno strumento di orientamento: “Non c’è niente di peggio che un bambino che viene dalla scuola materna italiana e si ritrova improvvisamente confrontato con una lingua del tutto nuova”, ha affermato, richiamando le esperienze raccolte anche in altre regioni di lingua tedesca come Amburgo. La valutazione linguistica, secondo il capogruppo della SVP, servirebbe a garantire un percorso scolastico adeguato a ogni bambino e a fornire alle famiglie informazioni oggettive: “Parliamo di sfide, non di problemi, e ogni bambino va considerato individualmente. Abbiamo bisogno di un’analisi scientifica”, ha spiegato, sottolineando che nelle attuali procedure di passaggio alla scuola elementare la libera scelta scolastica non permette alcuna forma di selezione. Per Stauder l’obiettivo è evitare che i bambini arrivino in prima classe elementare con un livello linguistico insufficiente e tutelare la qualità dell’insegnamento nella scuola tedesca: “La scuola tedesca è il pilastro della nostra Autonomia. Perciò giù le mani da questa scuola”, ha ribadito l'esponente della Volkspartei.

  • Il consigliere provinciale e capogruppo della SVP Harald Stauder: sostenitore dei test linguistici negli asili di lingua tedesca. Foto: Seehauserfoto
  • Di tutt'altro avviso Brigitte Foppa, che ha espresso scetticismo sia sul merito sia sulle finalità politiche della proposta: “Le educatrici lo sanno già benissimo: seguono tutto il percorso di sviluppo dei bambini, consigliano i genitori – tutto questo esiste già”, ha replicato, sostenendo che introdurre un test formale rappresenti più una risposta alle pressioni politiche che un reale beneficio per i bambini. La capogruppo dei Verdi in Landtag ha perciò insistito su un punto: senza investimenti strutturali i test non produrranno alcun miglioramento. “Se avessimo gruppi più piccoli, più personale, un’educatrice specializzata nella lingua – allora potremmo parlarne. Ma credo che non sia affatto necessario”, ha spiegato. Foppa ha inoltre sollevato dubbi sui possibili effetti del test sui bambini più introversi o provenienti da altre culture, giudicando l’idea potenzialmente discriminatoria: “Immaginiamo un bambino timido che ottiene un risultato scarso. A cosa serve allora un test, se le maestre osservano già tutto ogni giorno?”.

  • La soluzione plurilingue

    Uno dei punti più controversi del pacchetto SVP riguarda l’ipotesi di “sanzioni morbide” per i genitori che non collaborano ai percorsi educativi. Stauder ha spiegato che si guarda al modello austriaco, senza però prevedere multe vere e proprie: “Una lieve pressione è importante. Non è possibile che i genitori dicano: ‘Non parliamo tedesco, ma mandiamo nostro figlio alla scuola tedesca’, e poi nessuno lo aiuta coi compiti”. Foppa ha giudicato l’idea allarmante: “Lo vedrei davvero molto negativamente. Tagliare le prestazioni perché qualcuno non coopera? Non credo reggerebbe dal punto di vista costituzionale – e sarebbe il segnale sbagliato”. Secondo la consigliera, la maggior parte delle famiglie italiane – anche a differenza del passato – e migranti è altamente motivata all’apprendimento del tedesco e desidera il meglio per i propri figli, non certo sottrarsi alla collaborazione.

    Il confronto si è poi spostato sul sistema scolastico sudtirolese e sulla richiesta, sempre più diffusa, di modelli scolastici plurilingui. Stauder ha difeso l’attuale separazione dei sistemi come garanzia di tutela della minoranza tedesca: “Il nostro sistema di tutela delle minoranze è esemplare e ammirato in Europa. Non dobbiamo cominciare ad annacquarlo”. Foppa ha replicato ricordando i dati del nuovo Sprachbarometer: “Il 96% dei sudtirolesi ha difficoltà con la seconda lingua. Il 53% degli adolescenti ha paura di parlarla. Questo modello ha delle debolezze, e dobbiamo riconoscerlo”. Secondo i Verdi, un modello sperimentale plurilingue – già proposto più volte – avrebbe potuto alleviare il carico sulla scuola tedesca e rispondere alla richiesta crescente di bilinguismo reale: “Sarebbe stato molto attrattivo per molti anni e avrebbe tolto pressione dalla scuola tedesca”. Quel che è certo è che la pressione sulle scuole cresce – specialmente in città: “La lingua tedesca è predominante in Alto Adige. I genitori vogliono il meglio per i loro figli – e questo deve essere il nostro punto di partenza”.