Società | Pari opportunità

L'avvocata radiata perché ebrea

L’ordine forense reiscrive Amalia Fleischer, morta ad Auschwitz. Alla cerimonia anche l’attivista Cathy La Torre: “Il femminismo passa anche dalla storia delle donne”.
Cathy La torre
Foto: SALTO
  • “Quando ho letto la storia di Amalia Fleischer ho pensato che nessuno la conoscesse, come tutte le volte in cui le donne hanno fatto la storia e nessuno l’ha raccontato. Hanno guidato rivoluzioni, inventato, scoperto, eppure ci sentiamo dire che se ci sono poche strade intitolate alle donne è perché non si sono impegnate abbastanza”, così l’avvocata e attivista Cathy La Torre, intervenuta ieri (10 ottobre) a Bolzano durante l’evento in memoria di Amalia Fleischer, la prima donna iscritta all’ordine degli avvocati di Bolzano. Poi sono arrivate le leggi razziali: è stata radiata dall’albo perché ebrea e, nel 1944, è stata deportata ad Auschwitz, sullo stesso treno di Liliana Segre, senza mai fare ritorno.  

  • Il dialogo tra Micki Gruber, business coach ed esperta di comunicazione e mentoring femminile, e La Torre sul valore della visibilità, del brand personale e della valorizzazione delle carriere delle donne. Foto: SALTO
  • “La storia di Fleischer è la storia di una discriminazione multipla in quanto donna ed in quanto ebrea”, spiega La Torre, esperta di diritto antidiscriminatorio, ospite dell’evento organizzato dal Comitato per le Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bolzano (CPO) e il Frauenarchiv – Archivio, tenuto in occasione dei novant’anni dall’iscrizione di Fleischer al registro della professione forense. La Torre, conosciuta sui social come avvocathy, ha chiesto al Comune di Bolzano gesti di memoria concreti come la dedica di un monumento o di una piazza nei confronti di Fleischer. “Nei capoluoghi italiani ci sono 1400 strade al femminile contro le 21mila dedicate agli uomini. E solo 171 monumenti. Di quelli dedicati agli uomini abbiamo perso il conto…”. 

     

  • La prima avvocata altoatesina Amalia Fleischer. Foto: Privatarchiv
  • “La storia di Amalia Fleischer ci permette di riflettere sui problemi ancora presenti nella professione legale e ci spinge ad attivarci per cambiare il presente e costruire un futuro più equo per la professione e per la società”, ha dichiarato Silvia Basile, presidente del CPO. 

    Nel suo intervento Basile ha sottolineato che, secondo il Global genere gap record, l’Italia è 85esima nel mondo ed in fondo alla classifica europea della parità di genere.  “I dati ci mostrano che le donne sono più brave negli studi dei loro colleghi uomini, si laureano con voti più alti ed accedono prima alla professione, eppure sappiamo anche se sono proprio le avvocate le più esposte al rischio di abbandonare la professione per il carico di cura”, ricorda l’avvocata. 

  • La reiscrizione simbolica all’albo di Amalia Fleischer. Foto: SALTO
  • Eppure, le soluzioni ad una discriminazione sistemica tutt’ora in atto nel nostro paese ci sono. “Atti di microfemminismo” li chiama Basile, “chiamare le cose con il loro nome” secondo La Torre, “perché anche una vocale può fare la differenza”. A dimostrare la forza dei piccoli gesti e dei microriconoscimenti, la serata si è conclusa con la reiscrizione simbolica all’albo di Amalia Fleischer: un gesto riparativo e pubblico che intende restituirle lo spazio che la Storia – e le leggi razziali – le hanno brutalmente negato. 

  • L'evento

    Durante l'iniziativa di ieri sera Alessandra Spada, storica e presidente del Frauenarchiv – Archivio storico delle donne di Bolzano, che ha ricostruito la vicenda personale e professionale di Amalia Fleischer.
    La seconda parte dell’evento è stata dedicata da un confronto sulle discriminazioni contemporanee nella professione forense. L’avvocata e attivista Cathy La Torre ha dialogato con Micki Gruber, business coach ed esperta di comunicazione e mentoring femminile, sul valore della visibilità, del brand personale e della valorizzazione delle carriere delle donne.