Società | Potere e narrazione

«Pezo el tacón del buso»

Un proverbio veneto classico il cui significato è «la pezza è peggio del buco». E quella appena "cucita" dal CdA della società editrice di salto ci va davvero vicino.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
L'immagine dell'articolo di salto.bz
Foto: salto.bz
  • Dopo che un certo «silenzio assordante»,  ovvero quello che è la classica definizione di un ossimoro e di cui si capirà poi, è progressivamente aumentato di intensità per ogni giorno successivo alla notizia esplosa come una bomba (ma anche piombata come un macigno) nelle redazioni dei media altoatesini e nazionali fino a divenire quasi insopportabile, il consiglio di amministrazione di Demos 2.0, cooperativa editrice del portale giornalistico SALTO ha deciso di rompere gli indugi e con un articolo pubblicato martedì 11 dicembre 2024 e intitolato «In eigener Sache/da parte nostra» (a cui l'immagine di questo si riferisce) ha finalmente preso posizione su ciò che in italiano si chiamerebbe il convitato di pietra: vale a dire, quella «presenza incombente ma invisibile, muta, e perciò inquietante e imprevedibile, che tutti conoscono ma che nessuno nomina» (così Treccani).
    Di seguito, prima in tedesco e poi in italiano, il capoverso dedicato:

    «Einige Leserinnen und Leser fragen sich in den Kommentaren, warum sich der Enthüllungsjournalist Christoph Franceschini nicht zu den neuesten Entwicklungen in den Ermittlungen äußert. Die Antwort darauf liegt in einer internen redaktionellen Entscheidung, die von allen (einschließlich Christoph Franceschini selbst) geteilt wird. Seine persönliche Freundschaft mit Hager, die von Beginn seiner Zusammenarbeit dem Herausgeber und der Redaktion gegenüber offengelegt wurde, ist mit einer Mitarbeit an der journalistischen Recherche zu den laufenden Ermittlungen nicht vereinbar (grassetto, NdA).»
    «Alcuni/e lettori/lettrici nei commenti agli articoli chiedono come mai il giornalista d’inchiesta Christoph Franceschini non si esprima sugli ultimi sviluppi dell'indagine. Ciò avviene per una esplicita decisione redazionale, condivisa da tutti/e (compreso lo stesso Franceschini): la sua amicizia personale con Hager, dichiarata sin dall’inizio della sua collaborazione all’editore e alla redazione, rende inopportuna (grassetto, NdA) una sua partecipazione alla copertura giornalistica di questa inchiesta.»

    Fatte salve le, per me inspiegabili ma nemmeno uniche, differenze delle rispettive versioni - tra i termini inopportuna e nicht vereinbar ci corre un mondo, soprattutto nell'ambito del giornalismo - il primo scivolone del comunicato mi pare d'una evidenza cristallina: l'informazione di un'«amicizia personale con Hager, dichiarata sin dall’inizio della sua collaborazione all’editore e alla redazione» non doveva assolutamente rimanere confinata in camera caritatis ma andava immediatamente estesa ai fruitori del portale giornalistico.
    Cosa potranno mai pensare i lettori di oggi nel momento in cui vengono a sapere che per tutti gli anni in cui Hager ha agito (salvo in ogni caso quanto affermato dall'articolo 27 della Costituzione riguardo alla presunzione d'innocenza, facendo esattamente cosa dal punto di vista penale lo sapremo dalla magistratura solo quando si arriverà al cosiddetto giudicato), poteva vantare un'amicizia personale con il giornalista di punta di Salto nonché autore di inchieste una più famosa dell'altra?
    La risposta a questa domanda è lo scivolone numero due:

    «Die Arbeit der SALTO-Redaktion in Bezug auf die Projekte von Heinz Peter Hager und René Benko in Bozen spricht für sich. SALTO hat zahlreiche Artikel veröffentlicht (siehe Links im Folgenden), die objektiv und zumeist kritisch über die lokale und internationale Tätigkeit der Signa-Gruppe, bis hin zu den aktuell laufenden Ermittlungen berichten.»
    «SALTO ha pubblicato numerosi articoli, tutti reperibili sul sito (vedi lista di link in calce), che raccontano obiettivamente e in molti casi criticamente l’operato a livello locale e anche internazionale del gruppo Signa, fino all’inchiesta attuale.»

    Se si va a controllare la lista di link, si ha presto contezza di un fatto. Vale a dire, che dei settantasette articoli pubblicati  e che secondo la dichiarazione dovrebbero raccontare «...obiettivamente e in molti casi criticamente l’operato a livello locale e anche internazionale del gruppo Signa...», quelli a firma di Franceschini sono la bellezza di uno: un unico articolo intitolato «„Spießbürger denken eben kurzsichtig“» che consta in un'intervista a Reinhold Messner nella quale il re degli ottomila si produce in ciò che in gergo potrebbe essere definito come il classico "pippone" pro qualcuno o qualcosa: nel caso specifico, il progetto Benko per il Virgolo (leggere per credere).

    Per arrivare allo scivolone numero tre bisogna tornare alla prima citazione, laddove si legge che «la sua amicizia personale con Hager (di Franceschini, NdA), dichiarata sin dall’inizio della sua collaborazione all’editore e alla redazione, rende inopportuna una sua partecipazione alla copertura giornalistica di questa inchiesta».
    Il problema è che Franceschini non si limita a non partecipare «alla copertura giornalistica di questa inchiesta» ma, fatto salvo un solo podcast in tema sportivo, dal 3 dicembre - data nella quale è arrivata la notizia per così dire bomba - è proprio sparito dal portale. Dato che di argomenti ve ne sono in abbondanza, perché non continua a scrivere sul resto?

    Lo scivolone numero quattro, che dovremmo però mettere al primo posto per il suo carattere di generalità, si desume dallo spirito che permea tutto il comunicato e che si potrebbe sintetizzare in quel detto latino di origine medievale che recita così: «excusatio non petita, accusatio manifesta» («scusa non richiesta, accusa manifesta», così Treccani). Perché il CdA sente il bisogno di affermare che «Sull’affaire Hager SALTO ha svolto, come sempre, il proprio compito di portale "indipendente, responsabile e trasparente"» rimarcando pure che ne sono «assolutamente convinti»? C'è forse il timore che vengano successivamente alla luce dei fatti che provino qualcos'altro o addirittura il contrario? E se l'ipotesi peggiore dovesse realmente manifestarsi, come possono pensare di cavarsela con una semplice dichiarazione di intenti preventiva?
    Nell'edizione di mercoledì 12 dicembre 2024 della Tageszeitung, in un articolo a firma di Thomas Vikoler intitolato «Zu nah am Feuer» («Troppo vicino al fuoco») tra le altre cose si legge:

    «Der Name Christoph Franceschini taucht deswegen immer wieder auf in den Verfahrensakten zur großen Anti-Mafia-Ermittlung auf, und zwar als enger Vertauter eines der Hauptbeschuldigten, dem Bozner Wirtschaftsprüfer und Unternehmer Heinz Peter Hager.» («Il nome di Christoph Franceschini compare quindi più volte nei fascicoli della grande inchiesta antimafia, come stretto confidente di uno dei principali imputati, il commercialista e imprenditore bolzanino Heinz Peter Hager»)

    Di questa parte specifica dell'inchiesta, gli sviluppi - che sono sicuro ci saranno - verranno raccontati da salto oppure no? Perché se ancora ci fossero delle chance residue per uscire da un'impasse di tale portata, non saranno certamente quelle riconducibili ad una scelta di una soluzione cosiddetta dello struzzo.
    Lo scivolone numero cinque, invece, non ha a che fare con la questione in sé ma con il fatto che i lettori di salto sono stati volontariamente esclusi dalla possibilità di intervenire direttamente sulla dichiarazione del CdA attraverso il blocco dei commenti. Non so nemmeno se, e soprattutto per quanto, il mio intervento vedrà la luce su salto. Ma è anche a quest'ultimo scivolone che la pubblicazione di questo articolo si propone di rimediare.

    (© Luca Marcon - tutti i diritti riservati. Gli altri articoli dell'autore sono reperibili qui)