Ruspe a tradimento per stoppare la causa
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C’è un modo infallibile per vincere una causa in cui c’è in ballo una richiesta di sospensiva di un abbattimento: iniziare i lavori mentre il giudice sta ancora ascoltando le parti. A Cortina d’Ampezzo funziona. E funziona così bene che la controversia, semplicemente, sparisce.
È successo durante l’udienza al Consiglio di Stato sulla cabinovia Apollonio–Socrepes, l’opera simbolo della corsa olimpica di Milano-Cortina 2026. Mentre l’avvocato Riccardo Tagliaferri, che assiste il cittadino ampezzano Ernesto Curtolo, stava contestando le modalità procedurali adottate da SIMICO – la società pubblica del Ministero delle Infrastrutture incaricata delle opere olimpiche – una ruspa entrava in azione in via del Parco. Obiettivo: demolire una casa privata che ostacolava il tracciato dell’impianto. E nonostante il commissario Fabio Saldini sia perfettamente cosciente di aver ricevuto un “nulla osta che non lo è” ha dato ordine alle ruspe di intervenire.
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Giustizia archiviata
A comunicarlo in aula non è stato il ricorrente, disperato, ma il legale di SIMICO: "L demolizione è già iniziata", ha detto. Con gli arredi ancora all’interno. Con il proprietario presente in aula. E soprattutto prima che il Consiglio di Stato potesse pronunciarsi. Un dettaglio non secondario: nella memoria depositata agli atti, la stessa SIMICO aveva scritto che l’abbattimento sarebbe avvenuto “la prossima settimana”, non questa in cui era fissata l’udienza. Qui siamo molto oltre la spregiudicatezza amministrativa.
Il risultato è stato chirurgico. Con i lavori avviati, il presidente della IV sezione del massimo organo di giustizia amministrativa, Luca Lamberti, ha preso atto che “viene meno l’interesse cautelare”. Fine della partita. Ricorso ritirato. Causa cancellata dal ruolo. Giustizia amministrativa archiviata per sopravvenuta ruspa. Giustizia archiviata, in tutti i sensi.
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“I commenti fateli voi. Se parlo io finisco in galera. Anche se forse dovrebbe finirci qualcun altro, per i metodi che stanno usando”
Il proprietario dell’immobile, Ernesto Curtolo, ha affidato al Fatto Quotidiano queste parole: “I commenti fateli voi. Se parlo io finisco in galera. Anche se forse dovrebbe finirci qualcun altro, per i metodi che stanno usando”. La demolizione completa, per ora, è bloccata solo da un dettaglio tecnico: nell’edificio è presente una cabina di trasformazione Enel, che non può essere rimossa finché non ne viene realizzata un’altra.
Tutto questo mentre mancano l’autorizzazione regionale sull’“immunità da frana” e il progetto esecutivo definitivo (mancando le certificazioni, quello su cui è stato dato il finto nulla osta, non può essere considerato tale, ndr).
Sul versante di Mortisa – lo stesso interessato dal tracciato – a settembre si è aperta una crepa lunga una trentina di metri. Il progetto Apollonio–Socrepes – dieci piloni, tre stazioni, cinquanta cabine, 2.400 persone l’ora – non serve alle gare, ma agli spettatori. Dopo una prima bocciatura della Vas nel 2024, la Via regionale ha cambiato idea nel 2025. La gara è andata deserta. Poi, a luglio, l’assegnazione diretta alla Graffer di Sergio Lima, che non aveva mai costruito una cabinovia nella sua storia.
Ora, mentre i tribunali vengono superati a colpi di escavatore, una cosa è chiara: a Cortina il principio di precauzione non è stato sospeso, è stato demolito. Con buona pace delle autorizzazioni mancanti, delle frane attive e dei giudici che vengono presi in giro e dei cittadini umiliati. E la causa, come la casa, non c’è più.
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