Società | Reazioni

L’ora della vergogna

Dure critiche da parte di SOS Bozen alle istituzioni e al vescovo Muser dopo il caso del bambino curdo morto a Bolzano. Interviene anche Medici senza frontiere.
SOS Bozen
Foto: Salto.bz

È un fatto che a Bolzano l’impegno della società civile sia un fattore propulsivo indispensabile per dare supporto agli “ultimi”, fra le affabulazioni livide e la scarsità di azione dei professionisti della politica. Un esempio di costanza è offerto dal gruppo SOS Bozen che da oltre due anni è in prima linea per assistere, come può (potendo contare solo su finanziamenti propri e qualche donazione), i migranti sul territorio altoatesino. Dapprima alla stazione del capoluogo, nei momenti concitati degli arrivi, per fornire le prime informazioni di orientamento sui servizi territoriali alle persone in transito di cui poi spesso inevitabilmente si perdeva traccia, poi al parco stazione dove con il sopraggiungere dell’inverno venivano distribuiti vestiti, tè e qualche panino. I volontari si sono in seguito attivati per ottenere l’apertura di una mensa, riuscendo nell’impresa.

"È vergognoso l’atteggiamento dei politici locali, con le loro falsità, come poco dignitoso è stato il comportamento del vescovo Muser, il quale sa bene che ci sono persone che dormono per strada, eppure solo 3 parrocchie hanno dato la loro disponibilità a ospitare"

“Non è stato semplice collocare queste persone, in 60 dormivano per strada ogni notte, e i loro diritti, protetti di fatto da leggi nazionali e internazionali, che venivano calpestati”, denuncia Giancarlo Boggio (SOS Bozen) nella conferenza stampa odierna presso il Centro Vintola. “È vergognoso l’atteggiamento dei politici locali, con le loro falsità, come poco dignitoso è stato il comportamento del vescovo Muser, il quale sa bene che ci sono persone che dormono per strada, eppure solo 3 parrocchie hanno dato la loro disponibilità a ospitare”. Oltre a condannare la circolare Critelli i volontari affermano la necessità di un’accoglienza non istituzionalizzata e l’apertura di un centro di transito gestito dai volontari stessi.

"Non c’è una efficace collaborazione con le istituzioni varie per tutelare gli interessi dei minorenni"

Il paragone con il sistema trentino è scontato dal momento che la famiglia di A., il bambino curdo-iracheno deceduto a Bolzano, verrà trasferita in un appartamento a Trento, “una città in cui ci sono persone che dormono per strada ma quantomeno nelle valli l’accoglienza funziona grazie ad alcune ex-parrocchie dove vengono ospitati piccoli gruppi di persone”, evidenzia Matteo De Checchi, un altro volontario di SOS Bozen. Al momento, sottolinea Karin Cirimbelli, presidente dell’associazione, sono 200 le persone che dormono in strada, fra senzatetto autoctoni e richiedenti asilo, “anche i minori non accompagnati si ritrovano nella stessa situazione, sono troppo poche le strutture che possono accoglierli e non è vero che a questi ragazzi viene subito data una sistemazione, ci è voluta una settimana, faccio un esempio, per collocare 10 minori, il punto è che non c’è una efficace collaborazione con le istituzioni varie per tutelare gli interessi dei minorenni”. A fargli eco ancora Boggio, il quale ricorda che le condizioni in cui versano i minori che vivono all'addiaccio sono state spesso denunciatate sia alla garante per l’infanzia che al tribunale dei minori, senza contare che “questi bambini e ragazzi a volte si affidano a persone con cui non hanno alcun tipo di legame e ciò è inammissibile”. Contro la circolare Critelli e sul caso A., per inciso, il gruppo di SOS Bozen non esclude di intraprendere azioni legali.

I volontari hanno messo insieme oltre mille coperte, eppure accade di frequente che alle persone che dormono sotto i ponti, a Bolzano, quelle coperte vengano strappate via, “capita che alle 5-6 del mattino arrivi la polizia con le sirene spiegate per fare controlli a tappeto - riferisce Cirimbelli -, poi arriva il furgone della SEAB e porta via le coperte donate che vengono poi bruciate, è scandaloso soprattutto dopo il caso del tredicenne morto che siano ancora date disposizioni del genere con la scusa del decoro urbano”.

Sulla vicenda di A. interviene anche Medici senza frontiere che ha donato sacchi a pelo e kit igienico-sanitari; a Bolzano le persone escluse dall’accoglienza “vivono in condizioni indegne, allontanate con la forza dai loro ripari di fortuna, gli effetti personali sequestrati, le aree in cui hanno sostato per la notte recintate per impedirne la permanenza”. Quanto accaduto ad A. “dimostra le possibili conseguenze del mancato accesso dei richiedenti asilo ai diritti fondamentali, negati da una circolare della Provincia che andrebbe immediatamente revocata. L’accanimento delle autorità locali verso persone tutelate da leggi nazionali e internazionali, ma costrette a vivere in strada e a subire sgomberi continui, è inaccettabile. E la situazione non potrà che peggiorare con l’arrivo dell’inverno”, sottolinea Giuseppe De Mola, referente per il programma migrazione di MSF.
Nel frattempo l'Austria annuncia per oggi l'entrata in funzione del posto di controllo 'anti-migranti' lungo la ferrovia del Brennero.

Anche Medici senza frontiere parteciperà, insieme ad altre associazioni, al presidio di SOS Bozen in piazza Verdi domani dalle ore 14.30, per chiedere la revoca immediata della “circolare Critelli” e le dimissioni dell’assessora Martha Stocker