“No alla politica del ‘Me-First’”
La madre di tutte le domande è questa: con il cambio di partner in cabina di regia e l’arrivo della Lega sugli scranni della giunta provinciale la visione sull’economia altoatesina sarà rivoluzionata? La risposta, servita da Philipp Achammer, è un sonoro “no”. “Le sfide che ci vengono poste non possono certamente essere affrontate con la politica del ‘Me-First’”. Gli slogan à la “prima gli italiani”, di matrice leghista, lasciamoli fuori dalla porta, dice convintamente l’assessore all’economia (ruolo ricoperto dal presidente Kompatscher durante la scorsa legislatura).
Ieri sera, 18 marzo, Achammer ha preso parte al dibattito organizzato al Circolo della stampa di Bolzano da Barbara Repetto e Alberto Stenico di Forum Democratico, insieme al presidente di Assoimprenditori Alto Adige Federico Giudiceandrea, alla segretaria della Cgil locale Cristina Masera e al presidente della CNA-SHV Claudio Corrarati. Titolo dell’incontro: “L’economia ai tempi della nuova giunta Svp-Lega”.
Tutto bene ma non troppo
L’Alto Adige, si sa, non se la passa male. Carta canta: in provincia ci sono più di 58mila imprese, la disoccupazione è al 2,8% (sebbene nelle zone di fondovalle si arrivi anche all’11%), lo scorso anno sono nate 637 nuove imprese artigiane, 28mila sono gli addetti al settore dell’edilizia, le presenze turistiche hanno raggiunto quota 33 milioni nel 2018 (contro i 22 milioni e mezzo di Roma, tanto per capirci). Sono i dati che snocciola Corrarati, aprendo la discussione. Rubricare sbrigativamente la provincia sotto la voce “Isola felice” significa indugiare sul ciglio della superficialità.
I problemi con cui fare i conti, del resto, non sono pochi. La raggiungibilità, su cui è necessario investire; le lacune nella formazione che segnano uno squilibrio fra la domanda delle aziende e la scarsa offerta del personale qualificato; il limite linguistico; la difficoltà di accesso al credito per le piccole e medie imprese, il caro-affitto e il caro-casa; “una gestione fallimentare dei fondi europei”; le imprese femminili, fanalino di coda in Italia; l’eccessiva burocrazia - elenca Corrarati - “per non parlare del fatto che abbiamo un polo tecnologico del calibro del NOI e solo 30 aziende che operano nel settore dell’innovazione”.
Le sfide che ci vengono poste dall'economia non possono certamente essere affrontate con la politica del ‘Me-First’ (Philipp Achammer)
C’è poi il capitolo degli stipendi, altra nota dolente. “Diciamolo: non è molto attrattivo, soprattutto per i lavoratori di lingua tedesca, lavorare nel pubblico impiego a 13 mensilità quando gli stipendi sono più bassi rispetto a quelli, per esempio, del comparto metalmeccanico”, osserva Masera secondo cui è fondamentale trovare delle sinergie operative in modo che tutti possano essere quantomeno soddisfatti di ciò che si ritrovano in busta paga a fine mese.
Ma se il terziario soffre, in termini di retribuzioni, l’industria non si può lamentare: gli stipendi versati dalle aziende altoatesine sono i più alti d’Italia. “Come facciamo a capire se l’economia funziona? Il parametro che seguiamo è quello delle esportazioni, dobbiamo rafforzare la competitività delle imprese e sostenere l’internazionalizzazione - afferma Giudiceandrea -. Alla politica chiediamo di creare condizioni simili a quelle dei nostri competitor europei e di intervenire riducendo il cuneo fiscale che pesa sul costo del lavoro”.
Il potere delle lingue
Prevedere ulteriori sgravi fiscali per le aziende, mirare a un partenariato sociale, aumentare gli stipendi sono solo alcuni degli impegni per questa legislatura. E dal pubblico arriva anche un’altra idea: un modello contrattuale 100% altoatesino, proposta che non viene scartata da Achammer: “Una contrattazione esclusivamente locale? Perché no, bisogna avere il coraggio di dire: troviamo un’intesa sul territorio per il territorio”. Ma il principale segnale che arriva dalla Svp, azionista di maggioranza dell’esecutivo provinciale è: puntare sia sulla formazione pratica - e sul sistema duale che “esiste solo nella nostra provincia” e che consente ai giovani un collegamento fra la formazione professionale stessa e il lavoro - sia sul plurilinguismo. “L’incontro fra il mondo di lingua italiana e quello di lingua tedesca è il nostro punto di forza, un valore aggiunto anche per quegli imprenditori che arrivano dall’estero”, sottolinea Achammer.
Corrarati, a questo punto, pungola l’assessore della Stella alpina: “Perché non prendere finalmente in seria considerazione l’ipotesi di una scuola bilingue?”. La risposta è da copione: “Abbiamo aumentato il monte ore della seconda lingua, ma di miglioramenti nemmeno l’ombra. Due terzi dei nostri giovani non parlano una parola dell’altra lingua, possiamo intervenire sul metodo di insegnamento, sulla didattica, ma se manca la motivazione è inutile, passi avanti non se ne fanno”.
Restando in tema linguistico Giudiceandrea osa di più: istituire una English school in Alto Adige “così da attirare professionalità anche da oltre confine. Un inglese che vuole trasferirsi qui per lavoro in quale scuola manda i figli? Apriamoci di più, contempliamo altre soluzioni che ci aiutino a crescere - esorta il presidente di Assoimprenditori - altrimenti finirà che i nostri giovani se ne andranno da questa provincia”. E allora forse è davvero ora di cominciare a pensare fuori dagli schemi.