Scandalo a scuola

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La musa di Joachim Trier, Renate Reinsve (vincitrice del Prix d'interprétation féminine a Cannes 2021 per La persona peggiore del mondo e interprete di Sentimental Value che si è portato a casa il Grand Prix all’ultima edizione del Festival francese), è la protagonista di Armand, in questi giorni in proiezione al Filmclub di Bolzano in lingua tedesca.
Cos’è
Armand, vincitore del premio Caméra d’Or come miglior esordio a Cannes, è un film di Halfdan Ullmann Tøndel, nipote di Ingmar Bergman e Liv Ullmann, nientemeno. Il racconto, ambientato interamente nei corridoi e nelle aule di una scuola elementare norvegese dopo l’orario scolastico, ruota attorno a Elisabeth (Renate Reinsve), attrice piuttosto nota e madre vedova che deve difendere il figlio Armand, un bambino di 6 anni, da accuse di natura sessuale. Elisabeth viene convocata dalla dirigenza scolastica per fare chiarezza sull’accaduto e al suo arrivo viene accolta da Sunna (Thea Lambrechts Vaulen), una giovane insegnante chiamata dal preside (Øystein Røger) a fare da mediatrice ma che si ritrova evidentemente in una situazione più grande di lei.
La verità viene a galla quando a scuola giungono anche Sarah (Ellen Dorrit Petersen) e Anders (Endre Hellestveit), genitori di Jon, la presunta vittima di abusi da parte del compagno di classe Armand. Tra sospetti e giustificazioni il film svela lentamente i dettagli dell’evento, reso più ambiguo e misterioso dal fatto che i due bambini non vengono mai mostrati in maniera significativa sullo schermo.
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(c) IFC Films
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Com’è
Armand parte da un presupposto coinvolgente, con molti ingredienti interessanti, giocando con segreti, traumi del passato, rancori mai sopiti e crolli emotivi. Ullmann Tøndel alimenta tutta la tensione del film dentro il confronto tra genitori e personale della scuola, stringendo la macchina da presa sui volti dei personaggi che si muovono nell’architettura cupa e grigia dell’edificio scolastico. La sempre magnetica Reinsve consegna qui probabilmente la miglior performance della sua carriera finora, attraversando un percorso emotivo altalenante e disturbante nel ruolo di una madre messa alle strette.
Pur essendo ricco di trovate visive affascinanti a metà del racconto il film inizia però a sfarinarsi, virando verso un cinema sperimentale nel tentativo un po’ maldestro di sfondare il tetto del dramma da camera, rompendo il tono così accuratamente costruito fino a quel momento. Il regista norvegese inserisce elementi surreali nella trama che diventa più confusa che rivelatoria: in una scena Elisabeth balla un pas de deux con il custode della scuola (Patrice Demonière), in un’altra assistiamo a una danza collettiva quasi orgiastica; in un’altra ancora la donna viene colta da una crisi di risa incontrollabile, di fronte alla quale tutti sembrano a disagio. Sono esperimenti non del tutto riusciti, artificiosi e autoindulgenti, aggiunti per dare al film un taglio più “d’autore” ma che rischiano di distrarre dalla forza narrativa del racconto.
La sensazione è che da un preciso momento in poi Ullmann Tøndel perda il controllo sulle idee introdotte in apertura, forzando e appesantendo la storia in un ritmo discontinuo, diluendo così l’attenzione dello spettatore. Armand è un film che si prende molto, molto sul serio, ma siamo troppo occupati a dare pieno senso ai suoi divagamenti artistici per crederci davvero.
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