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“Tirate fuori i tabellari”

Riprendono dopo lo stop di febbraio le trattative tra Provincia e sindacati del settore pubblico. Il commento di Stefan Perini (Ipl-Afi): "Non c’è trasparenza da parte della Provincia, che parla solo di risorse stanziate".
Stefan Perini
Foto: SALTO
  • Riprendono dopo lo stop di febbraio le trattative tra Provincia e sindacati del settore pubblico. Al centro della discussione l’adeguamento all’inflazione dell’ultimo triennio e l’aumento salariale strutturale per il prossimo. Da una parte l’assessora provinciale al personale, Magdalena Amhof, che qualche giorno fa, il 18 marzo, ha messo sul piatto 225 milioni di euro aggiuntivi (rispetto all’offerta precedente) per l'aumento strutturale degli stipendi con maggiore considerazione per i redditi più bassi. Si tratta complessivamente di 825 milioni di euro, di cui 250 all'anno per aumenti salariali strutturali nel triennio 2025-27 e 75 per un ulteriore pagamento una tantum per tenere conto dell'inflazione nel periodo 2022-24. 
    Dall’altra ci sono le sigle sindacali Cgil/Agb, Asgb, Sgbcisl, Uil Sgk, Nursing Up e Gs Sag che ritengono che l'adeguamento all'inflazione dovrebbe essere portato, per tutti i livelli, al 14,6%. Non sembrano dunque ritenere accettabile un’offerta che venga più incontro ai redditi più bassi e meno a quelli più alti. La trattativa riguarda circa 40 mila dipendenti pubblici, tra cui anche gli insegnanti delle scuole professionali e degli istituti musicali. Al budget complessivo afferiscono anche gli insegnanti della scuola statale che però hanno una contrattazione separata. Esclusi, invece, i dirigenti provinciali.

     

    “Parlare solo dei soldi messi sul tavolo, oltretutto spalmati sul triennio, rende incomprensibile il dibattito ed è fuorviante”

     

    Il dibattito, anche sui media locali, sembra progredire in modo abbastanza confuso: da una parte, i sindacati avanzano le proprie richieste riferendosi alla percentuale di inflazione, e quindi alla perdita del potere di acquisto subita dai lavoratori negli ultimi anni. Dall’altra, la Provincia risponde focalizzandosi sul budget a disposizione, quindi, in termini assoluti, sulla quantità di risorse stanziate. È di questo avviso Stefan Perini, direttore dell’Istituto Promozione Lavoratori (Ipl-Afi) da 13 anni. “Parlare solo dei soldi messi sul tavolo, oltretutto spalmati sul triennio, rende incomprensibile il dibattito ed è fuorviante. Non c’è trasparenza da parte della Provincia”, dice Perini. “Si dovrebbe chiedere alla Giunta provinciale di fornire il dato della cifra lorda che riceverebbero i dipendenti in base al loro livello. La mia richiesta è proprio questa: con la nuova offerta, quanto guadagnerebbero in particolare i lavoratori di 4°, 6° e 8° livello? Le fasce vanno in base al titolo di studio e sono proprio queste tre le più gettonate. Solo così si può confrontare l’aumento con il tasso d’inflazione. Insomma, tirate fuori i tabellari”, evidenzia il direttore di Ipl-Afi. Secondo Perini, concentrandosi solo sul valore totale della misura economica non si possono fare valutazioni precise: “Diciamo che le cifre fanno scalpore, ma poi cosa significano per la busta paga di un lavoratore a tempo pieno?”.

  • Stefan Perini: “Diciamo che le cifre fanno scalpore, ma poi cosa significano per la busta paga di un lavoratore a tempo pieno?” Foto: SALTO
  • Equità o concorrenza?

    In ogni caso, se gli aumenti salariali dovessero seguire fedelmente il tasso d’inflazione sarebbero molto elevati. “Come istituto - spiega ancora Perini - abbiamo calcolato la perdita del potere d’acquisto dal 2015 al 2023 per capire quanto dovrebbe essere l’aumento salariale: solo nel 2022 l’inflazione è stata del 10% e infatti, nel giro di 8 anni, l’adeguamento dovrebbe essere di circa un quarto dello stipendio. Per capirci, da 36 mila euro lordi annui si dovrebbe passare a 45 mila. Ma il vero punto è che con i dati che abbiamo a disposizione ora, come istituto di ricerca non abbiamo gli elementi per giudicare se la proposta della Giunta sia adeguata o meno”.

    Parallelamente, l’assessora Amhof ha spiegato che l’approccio messo in campo dalla Provincia punta a una maggiore equità. Lo stipendio dei dipendenti di livello funzionale inferiore, infatti, sarà aumentato in misura proporzionalmente maggiore rispetto a quello dei dipendenti di livello superiore. "I dipendenti con uno stipendio più basso - ha detto Amhof - hanno sentito molto di più la perdita di potere d'acquisto. Una percentuale indifferenziata porterebbe a una distribuzione poco equa di questi fondi”. Su questo, i sindacati si esprimeranno unitariamente la prossima settimana.
    Sul concetto di equità sociale, sempre Perini ha però aggiunto: “Questa misura può essere letta in due modi. Da un lato, c’è la logica dell’equità. Dall’altro, c’è la questione del mercato del lavoro. L’amministrazione provinciale fatica a trovare lavoratori qualificati, come avvocati, geometri e informatici. Se guardiamo chi manca, si dovrebbe addirittura aumentare il divario salariale, perché bisognerebbe rendere più competitivi proprio gli stipendi più alti, visto che nel privato queste figure guadagnano di più”.