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“Italiano con la SVP, segno di apertura”

Il consigliere uscente Maurizio Sabbadin è candidato della Südtiroler Volkspartei alle elezioni comunali a Bressanone di domenica 25: “Priorità? L'abitare accessibile”.
Maurizio Sabbadin
Foto: Maurizio Sabbadin
  • SALTO: Consigliere Sabbadin, dalla lista civica “Insieme per Bressanone” è passato a essere il candidato di lingua italiana sulle liste della SVP. Un fatto di rilevanza quasi storica, impensabile fino a qualche anno fa. Com’è stato possibile?

    Maurizio Sabbadin: Partiamo dal presupposto che la richiesta è arrivata nel momento in cui è stato deciso di non presentare la lista civica di Bressanone per una serie di motivi. Con cinque anni di Consiglio alle spalle, nella SVP mi conoscevano e mi stimavano, e così è arrivata la richiesta di candidare. È un'indice di apertura da parte loro, hanno sempre sostenuto di voler amministrare la città e penso sia difficile dire “i Rossi sì, i Tschurtschenthaler no”. Passare dalla Civica ad altri schieramenti non mi pareva una scelta corretta, al contrario di come hanno fatto tanti altri. Per cui è stata una decisione sufficientemente facile, la mia.

    Il candidato del centrodestra, Antonio Bova di Fratelli d’Italia, rivendica di essere l’unico candidato sindaco di lingua italiana. Un segno di debolezza degli italiani? 

    Secondo me viene indebolito di più il gruppo linguistico italiano togliendo un candidato sindaco, che non mettendo me nella lista della SVP. Se mi fossi candidato in qualsiasi altro schieramento, come italiano, non è detto che verrei eletto più facilmente, come un italiano in più. Non tolgo sicuramente elettori al gruppo italiano, non lo danneggio da quel punto di vista lì, né tolgo l’opportunità di eleggere un consigliere italiano altrove.

    Su quali temi bisognerebbe lavorare meglio a Bressanone nei prossimi anni? 

    Presupposto è che si possa sempre migliorare, nessuno è perfetto. Si può migliorare, ad esempio, sull’abitare a prezzi calmierati. Abbiamo la possibilità di risolvere la questione — certo, non domani — con gli areali delle ex caserme Reatto e Schenoni in maniera tale da calmierare i prezzi, anche per gli affitti. Serve poi più collaborazione con l’Ipes. Rilevante è la sicurezza, dalle video-sorveglianze alla collaborazione con le forze dell’ordine. Temi che devono essere all'ordine del giorno, perché bisogna tenerli presente e seguirli.

    E sul turismo? C'è chi denuncia, tra i candidati sindaco, che una Wienerschnitzel viene a costare 30 euro nei ristoranti del centro...

    Sappiamo bene che il turismo porta da una parte posti di lavoro, dall'altra può comportare dei disagi: non possiamo andare a costruire dappertutto. I prezzi invece aumentano a prescindere dal turista “d’alta qualità”, che alloggia (e mangia) negli alberghi, ovvero che viene e va negli hotel a quattro stelle ma non viene a mangiare in centro città. L’aumento dei prezzi è una scelta del ristoratore, non dipende dal turismo, seppur un po’ influisca. Altro discorso le tariffe: si cerca di mantenerle le più basse possibili, offrendo un servizio di qualità.

    Sul giardino vescovile, qual è la sua posizione?

    Fin dal principio, ovvero fin dalla prima votazione, eravamo favorevoli al progetto Heller per il Giardino, ma con determinati criteri: l’entrata a un prezzo simbolico, 5 euro all’anno, che sia accessibile a tutti. Non diventerà un Trauttmansdorff 2, un parco esclusivamente per turisti. Ma per preservare le opere, la cura, la pulizia, l’accessibilità secondo me dev'essere in qualche maniera controllata.

    Il giardino vescovile? Non diventerà un Trauttmansdorff 2, un parco esclusivamente per turisti. Ma l’accessibilità dev'essere in qualche maniera controllata.

    L'ex sindaco Peter Brunner, diventato assessore di peso nella Giunta provinciale, sarà un punto di riferimento per Bressanone?

    Se lo merita per il lavoro fatto, perché è una persona capace a prescindere, che ha lavorato bene. È un bel biglietto da visita, non è indifferente. Il successo non dipende solo da Bressanone, le sue capacità sono note in tutta la provincia. Sarà un canale privilegiato per il futuro di Bressanone. E poi c’è anche Magdalena Amhof, siamo ben rappresentati questo giro (ride).

    Che impressioni ha avuto in campagna elettorale?

    Il discorso provinciale si è sentito, queste beghe si sentono. Ma Bressanone è innovativa, si è sempre scostata dall’andazzo generale. L'impressione, parlando con la gente, è che sia stata apprezzata l'apertura dell’SVP e la mia candidatura è stata ben vista. Non ho parlato con tutti i 18.000 abitanti, ma i feedback sono positivi. Ambisco a fare un buon risultato. L'appello generale è che domenica la gente vada a votare. Bressanone è sempre stata un'isola particolare rispetto al resto della provincia.

    Fratelli d’Italia potrebbe entrare in maggioranza?

    Diciamo che sarebbe una grossa novità, un cambiamento, però non lo decide la SVP o il centrodestra di turno, è stabilito dagli elettori così com’è avvenuto a livello provinciale. Ma in linea teorica, la traccia sarà quella di seguire quanto fatto nelle ultime 3-4 legislature. Bisogna però calcolare molte variabili — se la SVP conferma il 50+1, se il PD entra — e perciò non escludo nulla a priori, ci sono tantissime incognite. È chiaro che se tutto va come negli ultimi anni, molto probabilmente si andrà avanti con quello che c’è stato. Tutto dipende da come verrà giudicato l'operato sinora.