Indagare e immaginare l' altrove
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«Viaggi per rivivere il tuo passato?» era a questo punto la domanda del Kan, che poteva anche essere formulata così: «Viaggi per ritrovare il tuo futuro?» E la risposta di Marco: «L’altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.» Italo Calvino, Le città invisibili, Giulio Einaudi Editore, Torino 1972
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Non poteva che essere uno spunto letterario, memoria delle ormai lontane esperienze universitarie ma tratto da un grande classico senza tempo e sempre fertile, a forni-re un riferimento per presentare le esplorazioni urbane che tre diverse università hanno affrontato avendo come oggetto di attenzione le città di Bolzano e Bressanone. Tre sguardi incrociati provenienti da sud-est dall’Uni-
versità Iuav di Venezia; da sud-ovest dalla sede di Mantova del Politecnico di Milano; da nord dalla Technische Hochschule Rosenheim, hanno provato a leggere e interpretare alcune parti dello spazio urbano dei due centri altoatesini proponendo idee e progetti. -
Il bisogno di indagare l’altrove, come ci suggerisce Calvino, è ciò che caratterizza lo spirito del viaggiatore ma forse la stessa necessità e lo stesso approccio caratterizzano anche il lavoro dell’architetto
A Bolzano oggetto di indagine è l’area Ex-Enel, luogo dove è stata recentemente prevista la realizzazione del nuovo museo archeologico, e inoltre l’area dell’attuale carcere che in futuro sarà dismesso. Le sedici proposte progettuali sono assimilabili ad un concorso di proget-tazione, dove si confrontano diverse soluzioni formali e funzionali sullo stesso tema e luogo. A Bressanone invece i trentatré progetti, di cui qui presentiamo solamente la selezione delle nove proposte scelte da una giuria, propongono idee e dispositivi capaci di attivare nuovi modi di interpretare e vivere il costruito in diversi ambiti del centro, cercando di proporne una nuova percezione e narrazione.
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Il bisogno di indagare l’altrove, come ci suggerisce Cal-vino, è ciò che caratterizza lo spirito del viaggiatore ma forse la stessa necessità e lo stesso approccio caratteriz-zano anche il lavoro dell’architetto. La prima azione, che anticipa la fase di ideazione di un progetto, è la relazione con il luogo che deve essere visitato, conosciuto, letto e interpretato per poi successivamente provare a re-imma-ginarlo. Ogni attività progettuale costituisce una sorta di nuovo viaggio dove il rapporto con i committenti e con il contesto morfologico e culturale attiva le nostre capacità di proporre soluzioni spaziali e formali. Il progetto stesso diventa strumento di indagine e conoscen-za, metodo per mettere alla prova le città verificando le diverse possibili ipotesi di riconfigurazione.
Nel dialogo immaginato tra il Kublai Kan e Marco Polo, il racconto dell’esperienza delle città lontane serve per comprendere quelle già attraversate, quelle che si attra-verseranno o quelle che con il pensiero si immagina di attraversare. Le forme di rappresentazione e narrazione delle nostre idee sono infatti strettamente condizionate dalle nostre esperienze pregresse ma allo stesso modo anche dalla pratica dei nuovi luoghi che ancora non conosciamo. -
«D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda» – ricordava infatti il Kan a Marco Polo
La descrizione della città che cerchiamo di comprende-re, esprime la nostra attitudine ad immaginare e interpretare lo spazio urbano. È ciò che vediamo con i nostri occhi, ciò che tocchiamo con i nostri piedi attraversando le città, a diventare fonte di ispirazione per rispondere alle possibili nuove necessità di chi quelle città le abita e le vive. Sono le domande che noi poniamo, l’espedien-te fertile e necessario per far emergere le innumerevoli possibili risposte. «D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda» – ricordava infatti il Kan a Marco Polo.
Attraverso il progetto non forniamo quindi solamente soluzioni definitive e certe, poniamo domande, solleci-tiamo persone e luoghi, offriamo visioni spesso caratterizzate da una carica utopica che ci permette di scor-gere l’oltre. -
Un ambito museale per Bolzano
Mostra dei lavori degli studenti.
Carlana Pace Trovò, Università Iuav di Venezia Laboratorio Integrato 3. Manutenzione e tutela dell’ambiente costruito. Con il patrocinio di Università Iuav di Venezia, in collaborazione con RESTART BZ. Evento segnalato da Museo Archeologico dell’Alto AdigeData: da Gio. 21 marzo a Mar. 02 aprile 2024
Dove: Palazzo 11, Via Renon 4, Bolzano
Orario: Inaugurazione 21 marzo, ore 17 / Orario di apertura: 9.30-12.00 e 14.30-16.00
Note: ingresso libero -
In quest’ottica anche l’esperienza di un’esercitazione universitaria diventa un patrimonio particolarmente pre-zioso. Un contributo tecnico e culturale definito con un grado di libertà che permette di aprire lo sguardo e im-maginare diverse possibili visioni, non necessariamente racchiuse nei limiti formali, normativi ed economici che condizionano spesso il nostro operato.
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Il progetto stesso diventa strumento di indagine e conoscenza, metodo per mettere alla prova le città verificando le diverse possibili ipotesi di riconfigurazione
La partecipazione a questa azione di confronto collettivo all’interno di un corso o di un workshop, discutendo e mettendo alla prova le proprie idee, è ciò che vogliamo qui rappresentare. Ospitiamo quindi con piacere e curiosità l’approfondito lavoro di 196 giovani studenti che hanno provato a misurarsi con le nostre realtà urbane, fornendo proposte con una particolare capacità ed attenzione, ma allo stesso tempo con quella freschezza e leggerezza senza età che non dovremmo mai dimentica-re. Caratteristiche e sensibilità che sono l’essenza stessa dell’opera di Hans Walter Müller, di cui presentiamo in apertura l’installazione temporanea recentemente rea-lizzata nel parco dell’Ex Enel di Bolzano, luogo oggetto di una delle due esercitazioni universitarie. Un’ opera-zione che ha coinvolto attivamente, in un workshop, un gruppo di studenti e professionisti per sperimentare la realizzazione di una delle sue eteree architetture «co-struite con l’aria», in equilibrio in quel labile confine tra il visibile e l’invisibile.
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TURRIS BABEL è la rivista di architettura della Fondazione Architettura Alto Adige, frutto della collaborazione appassionata e volontaria di giovani architetti. La Redazione si è posta come obiettivo, quello di risvegliare l’interesse per l’architettura non solo tra gli esperti in materia, ma anche tra la popolazione, di rilanciare su tutto il territorio ed a livello nazionale, il dibattito sull'architettura in Alto Adige, di promuovere la divulgazione di una buona progettazione, cosciente delle implicazioni socio-economiche ed ambientali che essa comporta.