Viva Giètz!

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Ex libris
Questo estratto dal libro di Andrea Campanella e Hannes Pasqualini fa parte del nuovo formato “Ex libris” su SALTO.
Dieser Auszug aus dem Buch von Andrea Campanella e Hannes Pasqualini ist Teil des neuen Formats "Ex libris" auf SALTO.
Foto: tunuéGiètz! è nato dalla volontà di rendere omaggio ai grandi autori del jazz italiano del dopoguerra. Il nostro paese, in tutte le forme di espressione, ha vissuto una lunga stagione meravigliosa, nella quale è riuscito a creare una “via italiana”. Nel cinema (neorealismo, western, commedia), nella musica (jazz,contempora- nea, progressive), nell’arte (Vedova, Burri, Fontana, Morandi De Chirico, Manzoni etc). Troppo spesso perdiamo di vista la nostra preziosa eredità, di cui dovremmo essere custodi e sviluppatori orgogliosi.
“Il jazz è libertà.
Pensaci”
Restando in campo musicale, per esempio, il nostro paese è stato un’eccellenza pionieristica nel campo della musica elettronica con lo Studio di fonologia musicale Rai di Milano, un laboratorio di sperimentazione elettronica, fondato nel 1955 a Milano da Luciano Berio e Bruno Maderna. Intorno a Nico Bertini (figura totalmente inventata) recita Piero Umiliani, una sorta di “Virgilio” per il nostro trombettista, ma anche Piero Piccioni, Bruno Martino, Duke Ellington,che realmente suonò a La Spezia. Tornare a lavorare con Hannes [Pasqualini] è stato un vero regalo e sono grato a Tunuè per aver reso possibile questa reunion . È gratificante vedere un lavoro di quindici anni fa, tornare a nuova vita. Viva Giètz!Andrea Campanella
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La buona musica, e tutto il resto
Finalmente un fumetto sul jazz italiano! È una bella storia, quella del trombettiere Nicola Bertini, e potrebbe essere la storia di uno dei tanti (giovani e bravissimi) trombettisti italiani di oggi. La Seconda guerra si conclude nell’aprile del 1945, e anche La Spezia respira felicemente l’aria della libertà appena conquistata. è lì che Nico, musicista dilettante e trombettista in erba, scopre i V disc americani, i dischi della Vittoria con la «V» maiuscola, dove è incisa la nuova musica: il jazz! Ed è grazie a una storia di provincia che il nostro protagonista scopre non solo la nuova musica ma, con essa, l’amore semplice per Maria e anche il fascinoso mondo della borghesia milanese, che lo porterà prima al Santa tecla e alla taverna Messicana di Milano e poi a Roma, da dove muoverà il grande passo verso quell’America che consacrerà il suo successo come musicista internazionale. Giètz! è, in fondo, la parabola del jazz italiano di oggi. Di quella musica che nasce nella provincia dello stivale grazie ai complessi e alle bande, e che attualmente è una delle proposte più interessanti e creative della nuova musica afroamericana, anche per merito di coloro che, nel dopoguerra, sono stati i padri e i precursori del nuovo jazz italiano. Sono quelli, sconosciuti, di Ermanno Spora, Franco Ferrari o del Maestro Biso a raccontare questa storia, ma anche gli altri ben più famosi di Piero Barzizza, Oscar Valdambrini, Nunzio Rotondo… Ma ancora di più lo è il mondo del cinema di allora (quello romano per intenderci) che, grazie a Piero Umiliani o Piero Piccioni, funge da anello di giunzione tra il jazz americano e una nuova musica in bianco e nero che stava nascendo in italia e che avrebbe dato un forte stimolo al jazz contemporaneo.
Come per l’apprendistato di ogni musicante di provincia si passa, nello spazio temporale di dieci anni, dalle serate nel piccolo Caffè Dettori («ci vuole anche un po’ di musica italiana… Parlami d’amore Mariù, Ma l’amore no…», tuona il pubblico curioso che vuole ballare e sentire melodie conosciute) alla partitura de I soliti ignoti di Piero Umiliani, attraversando un momento luminoso dell’italia dove i protagonisti si chiamano taviani, Mastroianni, Gassman, Chet Baker. È l’aprile del 1960. La guerra è ormai alle spalle, la rivista Musica Jazz di Testori e Polillo testimonia un nuovo jazz che è di casa anche in italia e lo fa con maturo senso critico quando i nostri musicisti svernano, seppur lentamente, la loro totale dipendenza dalla musica del Nuovo Mondo e cercano nelle proprie radici, al punto che anche il grande Ellington (colui che suonò al teatro Monteverdi di La Spezia il 19 maggio del 1950 affascinando il nostro protagonista) rimane colpito da quella cantabilità tutta italiana.
Giètz! non è solo un bel fumetto avvincente, ma anche una storia vincente che tutti dovrebbero leggere.
Dopo l’infatuazione per la bella società, un pestaggio all’uscita da un club (il retaggio di Chet?) e l’esperienza della droga, Nico, grazie all’affetto della famiglia ritrovata e ai soliti amici di provincia, ritrova il filo del discorso musicale e torna in Europa con il successo in tasca. È il 9 ottobre del ’64 e nello stesso aereo della Pan Am c’è un giovane musicista nero: Miles Davis. il giorno dopo inizierà un trionfale tour europeo assieme agli allora sconosciuti Wayne Shorter, Herbie Hancock, Ron Carter e tony Williams. Alla domanda: «Cosa è il jazz?», posta candidamente da Nico durante quella traversata aerea, Miles risponde, parafrasando il Duca e con poche parole, come nel suo stile asciutto: «Ci sono due tipi di musica. La buona musica, e tutto il resto». Giètz! non è solo un bel fumetto avvincente, ma anche una storia vincente che tutti dovrebbero leggere. Storia di emozioni, di amore e di passione. Per capire quanto i percorsi siano tangenziali, imprevedibili e difficili. Coscienti che la musica è sempre e solo una: quella buona.
Paolo Fresu
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