Se la Lega sciacqua i panni in Arno
C'è una piccola città toscana dove l'aria già torrida dell'estate è arroventata dai roghi d'una “caccia alle streghe” senza tregua, che tanto ricorda l'atmosfera angosciante del villaggio di Burn the Witch dei Radiohead. Un rogo alimentato dal vento d'inquietudine che soffia sull'Europa, tra crisi dei rifugiati e attentati terroristici. Cascina (con l'accento sulla “a”) è un tranquillo comune di 45mila abitanti alle porte di Pisa, nella pianura sulle rive dell'Arno: le ventidue frazioni (dotate di un camposanto ciascuna) si sviluppano lungo la statale tosco-romagnola che divide in due il centro abitato, sebbene il tratto di strada che attraversa il centro storico, Corso Matteotti, è stato reso pedonale migliorandone la vivibilità. Una sorta di Laives pisana: così come nella città sudtirolese a pochi chilometri da Bolzano si è insediata quest'anno la prima amministrazione di centrodestra (e leghista) nella storia dell'Alto Adige, Cascina ha eletto la prima sindaca della Lega Nord in Toscana. La 29enne Susanna Ceccardi si è imposta per 101 voti – “101” ormai è il numero maledetto della cabala politica italiana – sul candidato del centrosinistra, il sindaco uscente Alessio Antonelli, dopo settant'anni di dominio incontrastato della sinistra sotto le sigle del PCI-PDS-PD. In Toscana è il secondo caso eclatante in due anni: a Livorno, dove nacque il Partito Comunista d'Italia e anch'essa roccaforte di sinistra, il sindaco è del Movimento 5Stelle.
Iscritta alla facoltà di giurisprudenza dell'ateneo pisano, già rappresentante studentesca con la lista “Area nuova”, Ceccardi era consigliera comunale sin dal 2011, prima eletta del Carroccio nella provincia di Pisa. Sui social si presenta con una citazione di Gandhi: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”. Ma della nonviolenza Ceccardi ha un'immagine tutta personale. Quando era ancora consigliera, definì Imagine di John Lennon una canzone “aberrante” e “comunista”, guadagnandosi la replica sotto al municipio e a suon di chitarra del cantautore livornese Bobo Rondelli, già protagonista del documentario di Paolo Virzì “L'uomo che aveva picchiato la testa”.
Prove di governo per la Lega
Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini è intervenuto due volte nel corso della campagna elettorale, e il giorno della vittoria di Ceccardi ha tenuto a Cascina la conferenza stampa post-ballottaggi delle amministrative, augurandosi di ripetere il miracolo cascinese a livello nazionale. Susanna Ceccardi – che conosce Salvini sin dai tempi della militanza nei “giovani padani” ed è coautrice del libro “Il popolo di Salvini” – assicura di avere grandi progetti in comune con il leader federale della Lega Nord: “Cascina sarà un modello in tutti quei posti impossibili, che si spargerà a macchia d'olio in tutta la provincia, in tutta la Toscana, e speriamo presto anche a Roma al governo del paese”.
Contrariamente alle sindache M5S di Torino e Roma, la neo-sindaca ha espresso il desiderio di farsi chiamare “sindaco”: “Sindaca è un retaggio vetero-femminista”. D'altronde neppure l'uscente Antonelli ha dato il buon esempio, definendo l'avversaria in campagna elettorale “ragazzetta”, il che conferma la deriva sessista in casa PD. Nel 2014 la consigliera Ceccardi indossò il burqa citando “le battaglie di Poiters, Lepanto e Vienna” e attaccando la “retorica vetero-femminista sulle donne discriminate e svantaggiate, funzionale solo a riempire di belle parole la bocca di politici come Laura Boldrini”. E quando Salvini si è presentato a un comizio con una bambola gonfiabile definita “sosia” della presidente della Camera, Ceccardi non ha perso occasione per difenderlo.
Come primi “atti” della sua amministrazione, ha fatto rimuovere la bandiera del popolo Sahrawi dalla sala consiliare – dimostrando di non conoscere la lotta per l'autodeterminazione del Sahara Occidentale occupato dal Marocco – e apposto nel suo ufficio il crocifisso donatogli dal parroco di Cascina. In tutti gli edifici comunali e nelle scuole sarà presente questo “elemento identitario” e al suo fianco non ci saranno altri simboli religiosi “non rappresentativi del Volksgeist, dell'identità del nostro popolo”, dichiara la sindaca interpellata dalla trasmissione “L'Aria che tira” su La7, che aggiunge: “Le prescrizioni di Gesù ci impongono di aiutare il prossimo, ovvero chi è vicino a noi”. D'altronde “è la nostra religione, la nostra cultura, chi viene qui deve rispettarla” e in Italia “ci vogliono far diventare diventare tutti mussulmani”, rispondono i cittadini cascinesi ai microfoni de La7.
Ma è attorno alla gestione dei migranti e dei campi rom che si gioca la partita principale. Ceccardi ha chiesto al prefetto di Pisa di non inviare altri profughi sul territorio comunale, ma la prefettura si è detta pronta a destinare a Cascina il numero di profughi e richiedenti asilo necessario, anche senza il consenso della sindaca leghista. Inneggiando al “ripristino del decoro” a colpi di #ruspa, Ceccardi ha poi annunciato di voler fare sgomberare il centro d'accoglienza “La Tinaia” (nel quale secondo la sindaca i profughi “ciondolano al fresco delle piante con gli smartphone e dormono fino a mezzogiorno”), un'altra struttura per i profughi e un campo nomadi “abusivo” (nel caso dello sgombero dei rom “promessa mantenuta”). Tutto ciò accompagnato da una vignetta postata su Facebook, dalla proposta di nominare Magdi Allam “cittadino onorario” e di far uscire il comune di Cascina dall'ANCI (associazione nazionale comuni italiani) per risparmiare.
All'assalto di Pisa
C'è chi intravede a Cascina le prove generali per fare il “colpaccio” e conquistare Pisa, che andrà alle urne per il rinnovo del sindaco tra meno di due anni. La storica rivalità tra la città universitaria (che accoglie cinquantamila studenti) e la vicina Livorno, porto di mare popolare e cosmopolita, ha un notevole risvolto politico: a Pisa il M5S ha attecchito molto meno, e oltre all'euforia per la recente promozione della squadra cittadina in Serie B, tengono banco il dibattito sul “degrado” per la movida studentesca e le polemiche sulla costruzione di una moschea. Il primo cittadino del PD Marco Filippeschi, detto “Fillipescu” in gioventù, non è nuovo a ordinanze da “sindaco sceriffo”, dai numerosi sgomberi di campi rom a quello del centro culturale “Rebeldia”. Se la Torre pende a destra, la tentazione di “votare Lega Nord al prossimo giro” diventa più forte: il che confermerebbe la teoria secondo cui, spostandosi sempre più a destra, il Partito Democratico finisca per favorire le destre “vere”. Ma questa – come direbbe Carlo Lucarelli a “Blu notte” – è tutta un'altra storia.
D'altronde neppure l'uscente
D'altronde neppure l'uscente Antonelli ha dato il buon esempio, definendo l'avversaria in campagna elettorale “ragazzetta”, il che conferma la deriva sessista in casa PD.
Complimenti per la profonda analisi.
In risposta a D'altronde neppure l'uscente di uwe staffler
Non è una analisi. Le agenzie
Non è una analisi. Le agenzie raccolgono innumerevoli dichiarazioni di chiara matrice sessista del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca (p.es. contro Raggi e Appendino) o del senatore Stefano Esposito, criticate dagli stessi vertici del Partito democratico. Anche quella di Antonelli è una definizione perlomeno discutibile. Questo è quanto ho riportato.
In risposta a Non è una analisi. Le agenzie di Valentino Liberto
Non sono d'accordo. Né
Non sono d'accordo. Né Antonelli, né De Luca soffrono di "sessismo" e usano la stessa terminologia - che non ritengo offensiva - anche per i maschi. Come chiamava Kohl la sua pupilla Angela Merkel? "Es Mädele!" Guarda la composizione della giunta De Luca (con il Presidente 4 uomini e 6 donne con deleghe importanti), quella del governo italiano (par la prima volta paritario, come Renzi ha sempre fatto), parlare di "conferma della deriva sessista del PD" è semplicemente uno slogan da campagna elettorale di basso profilo e non degno di un articolo peraltro interessante e meritorio (seppure conoscendo molto bene sia Cascina che il Sindaco uscente rilevo alcune imprecisioni). Il PD ha molti problemi ed è inadeguato su molti fronti (seppure tuttora l'unico partito similserio che abbiamo nel nostro paese), ma quello della deriva sessista non vi parte.