Sport | Intervista

“Vi spiego la mia idea di calcio”

L'allenatore del Südtirol Federico Valente evidenzia i concetti base del suo gioco e si racconta: dall'infanzia in Svizzera con il dialetto calabrese ai suoi riferimenti come allenatore. “Mi piacciono Klopp, Guardiola, Sarri e Conte”
Valente
Foto: FCS/Bordoni
  • L’esperienza se la sta facendo sul campo. Federico Valente, ingaggiato l’estate 2023 dalle giovanili del Friburgo per guidare la Primavera del Südtirol, nel dicembre scorso è stato promosso in prima squadra al posto di Bisoli. Portando un gioco diverso e maggiormente propositivo, ha raggiunto l’obiettivo salvezza e si è guadagnato il rinnovo con i colori biancorossi.

    SALTO: Mister Valente, è soddisfatto di quello che la squadra ha fatto finora?

    Federico Valente: Sono soddisfatto soprattutto di quello che fanno i ragazzi durante la settimana, di come lavorano, dell’energia che ci mettono e come provano a mettere in pratica quello che chiediamo io e il mio staff. Se qualcuno mi avesse detto ad inizio stagione di avere dodici punti dopo otto gare avrei firmato subito, soprattutto vedendo la stagione difficile dell’anno scorso. 

    Il Südtirol è l’unica squadra in B a non aver mai pareggiato finora: dipende dal suo modo di giocare che porta a tutto o niente?

    Credo sia un caso, guardando ad esempio alle prime due partite, vinte nel recupero. Oppure a quella contro il Palermo: quando sei sotto 2-1 devi rischiare qualcosa per segnare e poi può succedere che subisci gol. I pareggi prossimamente arriveranno di sicuro, anche perché le partite partono da questa situazione.

    Qual è la sua idea di calcio?

    Tutti in campo devono difendere con la giusta intensità, recuperare palla per poi creare qualcosa. Guardando sempre cosa ti concede l’avversario. Credo sia sbagliato per esempio costruire dal basso se l’altra squadra ti viene a prendere alto. La base di tutto è comunque la fase difensiva.

     

    “Se qualcuno mi avesse detto ad inizio stagione di avere dodici punti dopo otto gare avrei firmato subito.”

     

    Avete subito diversi gol su palla inattiva, marcando spesso a zona

    Abbiamo lavorato tanto ultimamente sulle palle inattive, anche dal punto di vista mentale. Dobbiamo essere pronti, cattivi e difendere la porta anche se hai il battito a 200, ma in quei momenti deve riuscire a farlo. Sono stati sistemati alcuni dettagli, poi nel calcio non tutto è pianificabile. Se lavoriamo con la nostra idea, nel modo in cui stiamo facendo adesso, a lungo termine riusciremo a raggiungere dei buoni risultati.

  • Fabio Valente:: "Mi piace come giocava il Liverpool all’epoca di Klopp" Foto: FCS/Bordoni
  • Sabato al Druso arriva la capolista Pisa. Che gara si aspetta e chi potrebbe recuperare tra gli infortunati?

    Mi aspetto una bella partita soprattutto per gli spettatori, speriamo in uno stadio pieno che ci possa dare una mano. Loro sono fortissimi, soprattutto in ripartenza e nella qualità individuale. Noi sappiamo però cosa fare e come far male. Se tutto va bene potranno tornare disponibili Masiello e Davi.

    Come e quando ha iniziato a giocare a calcio?

    A otto anni, ero affascinato dal gioco, c’erano i miei amici e i vicini di casa che praticavano questo sport. Ho fatto il settore giovanile in una squadra di paese, poi dopo vari step, sono arrivato in serie B. Essendo un portiere, mi è sempre piaciuto molto vedere la squadra da dietro, indirizzarla. Per questo motivo poi il passaggio nel ruolo di allenatore è stato quasi automatico. 

    Lei è nato in un piccolo paese della Svizzera, Solothurn, da genitori italiani, che lingua parlavate in casa?

    In casa parlavamo il dialetto calabrese. Sono cresciuto nella Svizzera tedesca, dunque la mia madrelingua è lo svizzero, i miei genitori lavoravano e dunque durante il giorno stavo da una famiglia e grazie a questo ho imparato il tedesco. Ho fatto anche un po’ di scuola italiana e qui in Alto Adige sto cercando di migliorarlo ogni giorno che passa.

    A proposito: è arrivato al Südtirol nell’estate di un anno fa per allenare la Primavera, qualche mese dopo la società ha deciso di affidarle la prima squadra. Com’è cambiata la sua vita da quel momento?

    Tantissimo. Quando la mattina vado a correre o sono al supermercato la gente mi riconosce. Dall’altro lato è aumentata la pressione.

    Come si trova in Alto Adige?

    Benissimo, posso dire che mi sento a casa mia. Qui ci sono le montagne, c'è la natura, c’è il sole, c’è la neve e poi la gente: all’inizio ho dovuto un po’ conoscerla e capirla, ma adesso va tutto a meraviglia.

     

    "Quando la mattina vado a correre o sono al supermercato la gente mi riconosce. Dall’altro lato è aumentata la pressione."

     

    Ha un modello di allenatore come riferimento?

    Mi piace come giocava il Liverpool all’epoca di Klopp, nel modo in cui andava alto a pressare, unito a come legge il gioco Guardiola. Mi piacciono anche De Zerbi, per come costruisce il gioco, basata su un’idea chiara e per come lavora sui dettagli; Sarri per la sua fase difensiva e Conte per la sofferenza che insegna

    Una delle critiche che riceve più spesso è che ritarda i cambi durante le partite

    Se guardo a questa stagione, forse una volta sola ho fatto tardi i cambi. Io cerco di leggere al meglio la gara assieme al mio staff, poi da fuori è più semplice perché non sai come si allenano giocatori, come stanno, le dinamiche conseguenti ad un eventuale cambio, gli slot a disposizione. Credo che nelle ultime partite abbiamo trovato una quadratura in questo senso, potendo anche contare su una rosa ampia e forte.

    Kofler rappresenta ormai una certezza per la B: chi potrebbe essere il prossimo giocatore della cantera a seguire le sue orme?

    Senza fare nomi, abbiamo 4-5 ragazzi interessanti, ma su cui c’è tanto lavoro da fare perché il percorso è lungo. Riguardo Rafa, lui è un lavoratore, lo devo frenare, altri invece devo spingerli a fare, ha una motivazione dentro di sé, vuole migliorare, e margini ne ha certamente ancora".