Un viaggio nel tempo
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La musica è una potente macchina del tempo: ci fa viaggiare nelle epoche riportando in vita suoni nati secoli fa, ricreandoli nel presente. Questo è tanto più vero quando sotto le mani degli interpreti ci sono strumenti tali e quali quelli che avevano a disposizione i compositori e gli esecutori dell’epoca. Un pianoforte moderno è una macchina perfetta, ma in trecento anni di vita (il primo esemplare fu ideato e costruito dall’italiano Bartolomeo Cristofori nel 1700) ha subito delle trasformazioni tecniche notevoli: così, ascoltare il pianoforte che suonava e su cui componeva Chopin tra il 1830 e il 1840 ci fa scoprire un mondo timbrico sorprendente.
Un emozionante viaggio nei suoni l’ha potuto fare il pubblico del Bolzano Festival Bozen mercoledì sera, quando nella preziosa cornice del Palazzo Mercantile si è esibito il giovane pianista canadese Eric Guo, vincitore lo scorso anno dell’edizione su pianoforti storici del prestigioso Concorso Chopin di Varsavia. Nella sala stipata (il concerto era sold out) campeggia il piccolo ed elegante strumento: le dimensioni sono contenute e l’aspetto decisamente meno massiccio rispetto a quello di un moderno Steinway. E presente tra il pubblico c’era anche il costruttore, Paul McNulty, una “star” nel suo settore a livello internazionale, che prima del concerto ha spiegato come l’originale pianoforte “Pleyel”, di cui questo strumento è una copia perfetta, avesse colpito Chopin al suo arrivo in Francia per il suono pulito tanto da definirlo il “non plus ultra” dei pianoforti.
Sotto le mani danzanti di Guo si alternavano sospiri e tempeste...
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Su questo autentico gioiello Eric Guo eseguiva un programma naturalmente tutto dedicato a Chopin, iniziando con i 24 Preludi, mondi sonori contrastanti e di fulminea bellezza, e continuando con l’Andante Spianato e Polacca Brillante e la Seconda Sonata: l’esecuzione era travolgente nella sua intensità, lasciando a bocca aperta per la ricchezza timbrica. Se la copia del Pleyel certamente non ha la potenza e la persistenza sonora di un moderno Steinway, ciò non si può dire della varietà di colori che il pianista riusciva a cavare dalla tastiera, dal pianissimo impalpabile al cantabile appassionato. Sotto le mani danzanti di Guo si alternavano sospiri e tempeste: le testimonianze dell’epoca narrano dei leggendari suoni sussurrati e della ricchezza di tocco di Chopin e certamente Guo ne ha dato un saggio magistrale. Del giovane canadese colpiva la fluidità, la naturalezza, la capacità di rendere “parlanti” le melodie chopiniane, e soprattutto la freschezza dell’esecuzione.
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Un altro “viaggio nel tempo” lo si era fatto poche ore prima, nel pomeriggio: alle 18 in Galleria Civica si è esibito Filippo Gorini, pianista “in residence” che a Bolzano sta trascorrendo una settimana tra talk e concerti. Anche qua, sotto le mani dell’esecutore che ha proposto con perizia alcuni Corali di Bach-Busoni e la Sonata op. 109 di Beethoven, c’era un pianoforte d’epoca, ma più recente: si tratta di uno Steinway degli anni ‘20 del Novecento, con una particolarità non da poco. Monta infatti una macchina a rulli che, collegata alla meccanica, attraverso un processo di perforazione del rullo di carta permetteva di registrare le esecuzioni e, con processo inverso, di riprodurle, azionando meccanica del pianoforte e tastiera. Dopo la sua applaudita esibizione, Gorini ha proposto al pubblico l’ascolto di un rullo speciale, e si è potuto ascoltare niente meno che un “invisibile” ma presente Ferruccio Busoni eseguire la Polacca Eroica di Chopin.
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