Giovani vs. politica
Al giorno d'oggi, il rapporto tra i giovani e la politica è molto complesso. Negli ultimi decenni vi è stato un cambiamento radicale nell’approccio a questa materia, a cui tutti dovrebbero interessarsi, in quanto attraverso essa si decide quali siano le migliori decisioni da prendere per uno Stato e i suoi cittadini.
In passato, soprattutto durante il periodo del boom economico, interessarsi di politica era una cosa normale: era il mezzo per partecipare al mutamento del paese. I giovani erano attivi in campo politico, anche solo per passione, seppur non fosse la via che avevano intenzione di intraprendere nel loro futuro e avessero già le idee precise sul lavoro che avrebbero fatto da grandi. Oggi, invece, i giovani che si avvicinano alla politica e che prendono parte alla cosiddetta 'cittadinanza attiva' sono sempre di meno. Essi vivono in una società dominata da valori preconfezionati e da pratiche create ad hoc per limitare l’uso del cervello, sono disinformati e spesso distaccati, lontani dal tema politico; preferiscono occuparsi di altri argomenti: dai reality show, allo sport, al divertimento del sabato sera. È raro che dei ragazzi si incontrino per discutere riguardo ciò che sta accadendo nel mondo a loro circostante, non si fanno domande sui motivi per cui, ad esempio, si vive una situazione di crisi e se invece capita che trattino questi temi, lo fanno spesso in modo superficiale, o per sentito dire. I più informati, invece, hanno talvolta un atteggiamento di disprezzo. Pensano che i politici siano 'tutti uguali', che sia inutile impegnarsi, o addirittura votare, perché "tanto non cambia niente".
Un atteggiamento di 'menefreghismo' nei confronti della politica può essere percepito anche all’interno dell’istituzione scolastica. Per accorgersene, è sufficiente osservare la propaganda fatta dagli studenti, ad esempio per essere eletti come rappresentanti d’istituto; dove i giovani si preoccupano di apparire e di essere conosciuti dagli altri ragazzi o magari di saltare qualche ora di lezione, piuttosto che svolgere il proprio compito nel vantaggio dei propri compagni e della scuola stessa.
Negli ultimi anni è cresciuto sempre più un senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni politiche, infatti è facile ascoltare degli adolescenti pronunciare frasi come: “I politici sono tutti ladri“, oppure “la politica è una cosa sporca“.
Sorge spontanea una domanda: Come si può spiegare il disinteresse totale dei giovani nei confronti di una materia così tanto importante, che riguarda tutti i cittadini da vicino? Provando a formulare una risposta, si può ipotizzare che la causa principale di questo atteggiamento vada ricercata all’interno dei partiti, considerati un tempo luoghi di discussione e formazione ai quali i giovani si avvicinavano per mezzo delle sezioni e delle parrocchie. Oggi, invece, i partiti non vengono più visti come 'officina dove forgiare i dirigenti del futuro', ma come associazioni incapaci di suscitare passione o interesse, ritenute lente nel recepire gli stimoli delle nuove generazioni.
I politici stessi non fanno nulla di concreto per far sì che i giovani si avvicinino alla politica; anche dai media viene frequentemente utilizzata una terminologia troppo specifica e complessa per essere compresa da gran parte degli adolescenti. A ciò si aggiunge anche il fattore famiglia: non sempre i genitori trasmettono ai propri figli l'interesse per la politica, a prescindere dalle prese di posizione per determinati partiti.
È proprio a causa della mancata fiducia e/o dell'indifferenza dei giovani nei confronti dei politici, che negli ultimi anni l'Italia ha assistito ad una progressiva crisi di partecipazione alle strutture politiche tradizionali.
Le conseguenze sono svariate e comunque negative. In primo luogo si ha una difficoltà nel ricambio generazionale della classe politica di un intero paese e ciò penalizza i giovani stessi; in secondo luogo, un'altra conseguenza molto più seria che si potrebbe verificare è quella per cui un partito possa essere in grado, approfittando dell'ignoranza della parte più attiva della popolazione (i giovani), di arrivare al potere e usarlo con mezzi impropri. Bisogna anche pensare che perdendo l'interesse verso la politica, e quindi anche verso la democrazia, si rischia di rendere inutili quei diritti acquisiti che ci appartengono. Ad esempio, se sempre meno persone esercitassero il proprio diritto di voto si potrebbe raggiungere una situazione in cui questo diritto diventerebbe inutile, data la sua scarsa fruizione, e così finirebbe per essere perso. Per evitare scenari preoccupanti come questo, è importante iniziare da subito a sensibilizzare i giovani riguardo questo tema. Questo è un compito che spetta in generale alla società nel suo complesso e in particolare alle diverse istituzioni e a tutte le fonti di comunicazione. Inoltre i politici dovrebbero essere più vicini alle nuove generazioni, coinvolgendole maggiormente e rendendo le proprie argomentazioni più accessibili anche ad un pubblico meno esperto. Altro ruolo fondamentale lo giocano le famiglie, che devono educare i ragazzi in questo senso, rendendoli piu` consapevoli e sensibili riguardo il tema della politica. A completamento del quadro dovrebbero esserci i mezzi di comunicazione più importanti (televisioni e giornali) che, semplificando le loro informazioni ma comunicandole sempre e comunque per come sono realmente, potrebbero suscitare maggiore attenzione da parte dei meno esperti. Mettendo insieme questi elementi si può riportare l'attenzione al tema politico tra i giovani e sperare quindi in un futuro che sia migliore del presente.