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Pensioni - Il "bancomat" della nazione?

Il diritto alla pensione viene acquisito attraverso i contributi versati durante la vita lavorativa. Il governo Meloni cerca però di risparmiare a spese dei pensionati. Ma le pensioni non sono pensati per colmare le lacune delle casse statali.
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Si ridurre notevolmente il potere d'acquisto
Foto: Spi/Lgr
  • Il governo, impegnato nella stesura della Legge di Bilancio, sta valutando, come avviene ormai da trent'anni, modifiche ai criteri di calcolo per la rivalutazione delle pensioni. Ogni anno si cerca di bilanciare fattori economici e politici, generando continua incertezza tra i pensionati. Queste variazioni hanno un impatto significativo, soprattutto sui pensionati di ceto medio, che vedono ridursi notevolmente il loro potere d'acquisto.

    Le perdite proiettate sull'aspettativa di vita media possono raggiungere fino a 44.462 euro.

    L'analisi del Dipartimento di Previdenza della CGIL mette in luce i tagli previsti dal governo Meloni sulla rivalutazione per il 2025, che si sommano a quelli già applicati nel biennio 2023-2024. Secondo questa analisi, le perdite proiettate sull'aspettativa di vita media possono raggiungere cifre elevate: da 8.772 euro per un pensionato con un assegno netto di 1.732 euro, fino a 44.462 euro per chi percepisce 2.646 euro netti.

    Il rapporto evidenzia che la stretta sulla perequazione (art. 1 comma 309, legge 197/2022) ha permesso allo Stato di risparmiare oltre 3,5 miliardi di euro nel 2023 e più di 6,8 miliardi nel 2024. Per il periodo 2023-2032, il risparmio stimato ammonta a oltre 61 miliardi di euro.

  • Pensioni e Rivalutazione: Un Diritto Acquisito

    Le pensioni non dovrebbero essere considerate un sussidio, bensì un diritto acquisito attraverso i contributi versati durante la vita lavorativa. Questi garantiscono il diritto a un reddito proporzionato agli importi versati. Il mantenimento del potere d'acquisto dei pensionati dovrebbe essere assicurato dalla rivalutazione periodica, che consente di adeguare le pensioni al costo della vita, soprattutto nei periodi di inflazione elevata. L'assenza di una rivalutazione regolare o il suo congelamento costituiscono una forma di imposta occulta.

  • Le Controversie sulla Perequazione

    Negli anni, i tagli alla rivalutazione hanno portato a numerosi ricorsi giudiziari. Ora, la Corte Costituzionale è chiamata a esprimersi sulla legittimità dell'attuale sistema di rivalutazione, che prevede un adeguamento al tasso di inflazione, ma con riduzioni per le pensioni più elevate. Questo meccanismo è stato contestato dai sindacati, soprattutto dopo un ricorso accolto dalla Corte dei Conti di Firenze, che ha sottolineato come tali tagli siano stati introdotti in una manovra "fortemente espansiva e fatta in deficit", senza reali necessità emergenziali.

  • L’Importanza della Rivalutazione

    Se le pensioni non vengono adeguate periodicamente all'inflazione, il loro valore reale si riduce nel tempo, con gravi conseguenze a lungo termine. Ogni successivo adeguamento parte da un importo già ridotto, amplificando le perdite.

    I tagli alla rivalutazione riguardano il calcolo ridotto in percentuale per le diverse fasce di pensione, e il calcolo che viene effettuato sull'intera quota anziché a scaglioni, come avviene per l'IRPEF. 

    Una parte consistente del beneficio ritorna allo Stato sotto forma di imposte.

    Inoltre, la rivalutazione è soggetta a tassazione IRPEF, il che significa che una parte consistente del beneficio ritorna allo Stato sotto forma di imposte. Per i redditi medio-alti, la tassazione può superare il 30%, riducendo di fatto il beneficio reale della rivalutazione. Questo crea una contraddizione: da un lato, la rivalutazione protegge i pensionati dall'inflazione, dall'altro, le imposte ne riducono l'efficacia, soprattutto per chi percepisce pensioni più elevate.

  • Penalizzazioni Storiche nella Rivalutazione

    Un anno particolarmente critico per i pensionati fu il 2012-2013, quando il governo Monti azzerò la rivalutazione per le pensioni superiori a quattro volte il minimo, penalizzando anche quelle comprese tra tre e quattro volte il minimo, nonostante l'inflazione fosse rispettivamente del 3 % e dell'1,2 %. Penalizzazioni simili si verificarono tra il 1999 e il 2001, quando il governo Amato rivalutò solo del 30 % le pensioni da cinque a otto volte il minimo e azzerò quelle più alte.

    Dal 2012 in poi, i pensionati con assegni superiori a quattro volte il minimo sono stati ulteriormente penalizzati dai successivi governi, fino all'attuale governo Meloni. Negli ultimi dieci anni, una pensione pari a quattro volte il minimo INPS (circa 2.000 euro lordi al mese) ha perso oltre il 10% del suo potere d'acquisto.

  • Conclusione

    Molti considerano questa continua erosione del potere d'acquisto delle pensioni come una sorta di "bancomat" usato dai governi per coprire il deficit pubblico. Le risorse risparmiate non vengono reinvestite nel bilancio dell'INPS, ma vengono utilizzate per coprire buchi di bilancio o destinate a progetti diversi.

    Per il sindacato, la rivalutazione delle pensioni è un elemento imprescindibile per garantire ai pensionati un tenore di vita dignitoso. Non si tratta solo di una questione economica, ma di giustizia sociale. I pensionati con assegni superiori a quattro volte il minimo, che hanno versato maggiori contributi durante la loro vita lavorativa, sono soggetti a un'aliquota IRPEF più elevata e spesso non beneficiano di agevolazioni sui servizi essenziali, come i ticket sanitari o i bonus legati al welfare territoriale.

    I pensionati non sono una fonte di risorse per colmare le lacune finanziarie dello Stato.

    Proteggere il diritto a una pensione equa, adeguata e rivalutata, come previsto dalla Legge n. 448 del 1998, che garantiva un adeguamento al 100 % per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo, con una rivalutazione ridotta al 90 % e al 75 % per gli importi più elevati, non rappresenta solo una necessità economica, ma anche un principio di equità e di rispetto del contratto sociale su cui si fonda il sistema previdenziale italiano. Il sindacato, con le prossime manifestazioni previste, è in prima linea per difendere questi diritti, affinché i pensionati non siano più considerati una fonte di risorse per colmare le lacune finanziarie dello Stato. Al contrario, si dovrebbe dare priorità all'intervento contro l'evasione fiscale, una delle principali cause di squilibrio economico nel Paese, che continua a sottrarre risorse essenziali al sistema pubblico.

    Adriano Baldessari