Sai riconoscere il buono dal cattivo?
Nei giorni in cui si ricorda il settimo anniversario dei primi bombardamenti russi in Siria, al secondo giorno di Festival di Internazionale a Ferrara si parla dei tre conflitti cruciali che da anni stanno minando la stabilità del Medioriente.
Il nostro sguardo si è abituato, abbiamo normalizzato gli orrori della guerra, disumanizzato i profughi che scappavano dagli orrori. Ma con l’invasione dell’Ucraina la narrazione sulla guerra è cambiata. Invasione, resistenza, pacifismo, diritto internazionale sono categorie che oggi vengono messe in discussione da un dibattito sempre più polarizzato ma al tempo stesso confuso. Nei conflitti che hanno segnato la regione mediorientale buoni e cattivi vengono mischiati, i ruoli invertiti.
“Non esistono persone senza voce, ma esiste chi viene messo a tacere o non viene ascoltato”, ricorda la moderatrice del dibattito Catherine Cornet mentre presenta gli ospiti e le loro testimonianze che continuano a difendere la verità nonostante si trovino davanti a potentissime macchine di propaganda e di censura.
Olivier Roy, orientalista e politologo francese, tra le voci più importante nell’accademia sull’islam politico e islamismo radicale, affronta la questione afghana, l’esempio più lampante di come i buoni e i cattivi si siano mischiati, contribuendo a influenzare pesantemente il nostro sguardo. In Afghanistan non esiste un framework preciso, una strategia univoca, attori saldi e fedeli ai propri ruoli: “Con l’invasione sovietica del ‘79, avevi i mujāhidīn buoni in funzione anticomunista a tal punto che quando avevano preso il potere era stato visto e dichiarato come un importante segnale di stabilizzazione della regione. Poi c’è stato l’undici settembre e allora i talebani sono diventati terroristi, giustificando l’intervento americano che poi si inventò di difendere i diritti delle donne afghane. Poi, dopo vent’anni di distruzione, ce ne siamo andati, non curandosi di nulla e facendo sprofondare l’Afghanistan in questa nuova gravissima crisi”.
Wafa Moustafa, attivista e giornalista siriana, non ha notizie del padre da 11 anni, vittima di una delle tante sparizioni forzate che ha caratterizzato negli anni il regime di Assad.
Questa non è una guerra civile, questa è una guerra contro i civili
Quel giorno di 11 anni fa lei e il padre erano scesi in piazza, in maniera simile a come il popolo iraniano sta facendo questi giorni e come in quegli anni avevano fatto i paesi coinvolti dalle Primavere arabe. Anche la Siria e le regioni curde del nord chiedevano diritti e libertà, un movimento che in realtà era iniziato dagli ‘70 con la presa al potere degli Assad. Ora il paese è dilaniato da una guerra senza fine, chi chiedeva diritti si è scontrato prima con la repressione della dittatura e poi con gli stati invasori: “Nel 2011 siamo scesi nelle strade in modo pacifico. Non ci siamo scontrati solo con la risposta sanguinaria di Assad, ma anche con ’interventismo di Iran, Usa, Russia e Turchia che hanno destabilizzato la Siria. Questa non è una guerra civile, questa è una guerra contro i civili. Noi stavamo combattendo contro il regime di Assad e ora stiamo combattendo contro tutti. Non sono in diaspora a causa di una guerra civile, mio padre non è stato fatto sparire per una guerra civile ma per una dittatura che ha deciso che nessuno di noi ha diritto di vivere in pace e per le forze straniere che hanno deciso di fare i loro interessi economici sulla nostra pelle”.
La resistenza palestinese è stata chiamata terrorismo per anni e oggi si insegna, giustamente, agli ucraini a lanciare le molotov contro l'invasore
A intervenire è anche Mohammed El-Kurd, il noto scrittore palestinese, classe 1998, residente a Sheikh Jarrah, il quartiere di Gerusalemme Est minacciato di espulsione. Sin da piccolo ha mostrato il suo spirito di resistenza quando in un documentario si chiedeva con la sorella gemella Muna perché un americano di Long Island sta vivendo ora nella casa di sua nonna, cacciata durante un violento raid da parte di un gruppo di coloni. Recentemente El-Kurd è intervenuto alle Nazioni Unite, chiedendo ai paesi di “essere coraggiosi e dal lato giusto della storia”. Essere coraggiosi in Palestina, dopo oltre 70 anni di colonizzazione per El- Kurd significa avere una posizione molto chiara: “Ogni giorno ci svegliamo con la notizia di un’altra casa demolita, di un nuovo arresto arbitrario, di un’altra persona uccisa”. Tra i casi più recenti ricordato dall’attivista è quello di Rayyan Sulaiman, un bambino di di Betlemme morto di arresto cardiaco mentre veniva inseguito e terrorizzato da alcuni militari dell’esercito israeliano. “Questa è una storia che si ripete da 74 anni. Essere coraggioso per un paese significa assumere una posizione pubblica, rescindere relazioni e partenariati con Israele, applicare sanzioni e boicottaggio. Qualche anno fa ho incontrato un rappresentante del governo spagnolo. Ho chiesto loro di intervenire sulle deportazioni forzate e quel politico mi disse: ‘E cosa dovremmo fare, invadere Israele?' Io ho risposto che non hanno mai avuto problemi a farlo con altri paesi. Ci sono azioni che i singoli paesi potrebbero intraprendere, ma non lo fanno. La resistenza palestinese è stata chiamata terrorismo per anni e oggi si insegna, giustamente, agli ucraini a lanciare le molotov contro l'invasore. È palese che ci troviamo davanti a due pesi e due misure diverse”.
In Medio Oriente non si è mai agito per difendere le popolazioni o per garantire loro un governo democratico
Oggi in Ucraina, come ricorda Cornet, si parla finalmente di crimini di guerra, invasioni, condanne e giustizia internazionale. Può dunque l’Ucraina contribuire a cambiare il nostro sguardo sulle guerre nelle altre parti del mondo?
“Facciamo una doverosa premessa - puntualizza Roy -. In Medio Oriente non si è mai agito per difendere le popolazioni o per garantire loro un governo democratico. Queste sono tutte posizioni che vengono vendute solo dopo che abbiamo deciso di invadere questo o quell’altro paese. L’Ucraina ha delle differenza sostanziali. Ha uno stato relativamente democratico con un esercito nazionale, non è un popolo che lotta per la sua indipendenza ma è uno stato nazione che si difende. È normale dunque che ci sia maggiore identificazione banalmente perchè è più semplice farlo. Ma perchè dunque non abbiamo fatto nulla nei confronti della Bielorussia? Ebbene io credo noi stiamo appoggiando gli Ucraini semplicemente perchè temiamo i russi che stanno minacciando tutti. E questo approccio non farà che aumentare il nostro divario con il Medio Oriente”.
"L’Ucraina ha delle
"L’Ucraina ha delle differenza sostanziali. Ha uno stato relativamente democratico con un esercito nazionale" - È una menzogna sfacciata. LÙcraina è uno stato con un regime istituito illegalmente, nazista, che per otto anni ha torturato, trucidato e massacrato le popolazioni del donbass. Con la democrazia non ha niente a che fare, anzi, i rappresentanti delle opposizioni sono, nel migliore dei casi, finiti in galera, o sennò uccisi. L'informazione venne uniformata sulla politica fascista del governo, 80 giornalisti furono uccisi. Quindi andiamo piano a pignucolare che si tratta di un povero popolo che si deve difendere. È una narrazione per anime pie e per poveri creduloni. È inoltre uno degli stati più corrotti del mondo.
In reply to "L’Ucraina ha delle by Franz Hilpold
Sie bringen diese
Sie bringen diese offensichtlichen Lügen beinahe bei jedem Artikel hier auf Salto an... schade, dass Salto dieses unmoralische Treiben zuläßt - eine Verhöhnung der Opfer dieser brutalen Kriegsverbrechen der russischen Politik und des russischen Angriffsheeres.
Putin-Propaganda in Reinkultur - mitten unter uns.
Unwahrheiten sind keine Meinung.
In reply to Sie bringen diese by Peter Gasser
Zeigen Sie mir einen Punkt
Zeigen Sie mir einen Punkt auf, der Ihrer Meinung nach eine "offensichtliche" Lüge ist. Die Verhöhnung der Opfer der ukrainischen Todesschwadrone liegt ganz auf Ihrer Seite und man muss der amerikanischen Lügenkultur, die Sie hier verbreiten, entgegentreten. die Verdrehung der Tatsachen sind keine Meinung, und mich wundert, dass Salto Ihre Hasskommentare und -artikel ungeprüft durchlässt, wo sie doch ganz offensichtlich auf der ukrainisch-amerikanischen Lügenpropaganda gründen. Sie verhöhnen die 30 Gewerkschafter, die in Odessa bei lebendigem Leib verbrannt worden sind und all die armen Menschen, die von den Ukrainern aus den Häusern gezerrt und zu Tode gefoltert werden. Die Russen haben damit nichts zu tun. Oder leugnen Sie etwa den Genozid im Donbass von 2014 bis 2022? Vertragen Sie die Wahrheit nicht?
In reply to Zeigen Sie mir einen Punkt by Franz Hilpold
Sehr geehrter Herr Hilpold,
Sehr geehrter Herr Hilpold,
bitte beachten Sie diesen an Sie gerichteten Hinweis des Community-Managements: https://www.salto.bz/de/comment/109480#comment-109480
Weitere Missachtungen der Hinweise und Aufforderungen des SCM werden entfernt.
- Salto-Community-Management
In reply to Zeigen Sie mir einen Punkt by Franz Hilpold
Regen sie sich nicht auf Herr
Regen sie sich nicht auf Herr Hilpold, dass Herr Gasser nur ein Teil der Wahrheit verkraftet ist mittlerweile bekannt.
In reply to Regen sie sich nicht auf Herr by Christian I
“Wahrheit” ist hier in meinen
“Wahrheit” ist hier in meinen Augen ein unpassender Begriff und wird meist im religiösen oder - wie hier - ideologischen Kontext verwendet.
Passender ist der Begriff “Wirklichkeit” - und wir leben alle in derselben Wirklichkeit!
Und in dieser fällt eine plündernde, vergewaltigende und mordende Invasionsarmee in ein Nachbarland ein, Landraub, Deportation, Vernichtung und Unterdrückung zum Ziel. Imperialismus pur. Und Mord, tausendfacher Mord an Zivilisten.
In reply to "L’Ucraina ha delle by Franz Hilpold
Basta leggere dalla
Basta leggere dalla propaganda russa e ripetere ste ca.. ate. Adesso pure loro ammirano il coraggio di esercito ucraino.