Economy | Brevetti

Nessun profitto sulla pandemia

Bisogna risolvere una questione chiave: l’iniquità dell’accesso ai vaccini.
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Foto: From internet

L'Organizzazione Mondiale del Commercio ha posticipato la conferenza ministeriale in programma la settimana scorsa a Ginevra a causa delle restrizioni di viaggio imposte dalla nuova variante del coronavirus Omicron. C'è quindi più tempo per risolvere una questione chiave: come modificare le regole del commercio affinché possano contribuire a risolvere l'iniquità dei vaccini? La conferenza potrebbe essere un momento decisivo per la discussione sulla rinuncia temporanea ai diritti di proprietà intellettuale, prevista dagli accordi TRIPS del 1994.

“Non è sufficiente raggiungere l'80% dei vaccinati con due dosi in Italia e in Europa, se in Africa solo il 4,4% della popolazione ha ricevuto la doppia dose e alcuni Stati come la Repubblica Democratica del Congo, soltanto lo 0,1%! Il virus continuerà a circolare con infinite varianti che spingeranno le industrie farmaceutiche a produrre nuovi vaccini, con profitti immensi", ha detto Vittorio Agnoletto il 20 ottobre alla Conferenza nazionale organizzata dal Comitato italiano della campagna europea “Nessun profitto sulla pandemia” nella sede della CGIL a Roma.

Obiettivo della campagna è la raccolta di un milione di firme in EU per “costringere” la Commissione e i governi Europei ad appoggiare la proposta di moratoria sui brevetti per i vaccini anti Covid, modificando la loro attuale posizione di sostegno a Big Pharma.

“Se non si mettono i vaccini subito a disposizione di tutti, attraverso la sospensione temporanea dei brevetti, corriamo il concreto rischio di sprofondare in una devastante endemia che potrebbe protrarsi per degli anni, coi Paesi ricchi obbligati a ricorrere ogni anno a nuovi vaccini per fronteggiare le più recenti varianti virali e coi Paesi più poveri abbandonati a sé stessi a contare i morti, che già ora sono circa 5 milioni”, ha dichiarato Agnoletto.

Il tema è naturalmente complesso. «Senza brevetti la possibilità di produrre vaccini sarà superiore e raggiungeranno prima un numero più alto di persone», afferma Marc Botenga, europarlamentare del Partito del lavoro del Belgio. Esiste una strada già prevista dall’Accordo Trips, firmato nel 1994 per proteggere la proprietà intellettuale, in casi come questo: le «licenze obbligatorie». Con questo strumento gli stati possono forzare i possessori dei brevetti a concedere i diritti di utilizzo in virtù di una situazione particolarmente grave. Lo usarono Nelson Mandela in Sudafrica e poi Lula in Brasile per i farmaci contro l’Aids.

Il mese scorso da Nuova Delhi e Pretoria è partita la richiesta di bloccare i brevetti sui vaccini contro il Covid-19 fino al termine della pandemia. Ma l’Organizzazione mondiale del commercio non è d’accordo. Un’altra richiesta verte sulla trasparenza: «I dati sui costi di produzione, i contributi statali ricevuti, l’efficacia e la sicurezza dei vaccini e dei farmaci dovrebbero essere pubblici. I contratti tra autorità e aziende farmaceutiche devono essere resi pubblici», scrivono i promotori sottolineando come la questione sia allo stesso tempo economica e di sicurezza.

Chi è a favore della deroga sostiene che essa favorirebbe l’accesso a prodotti salvavita. Altri però, UE inclusa la Svizzera e la Gran Bretagna ritengono che non sia la soluzione giusta. Più di cento dei 164 Paesi membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) sono a favore della proposta di India e Sudafrica per una rinuncia temporanea ai brevetti, come previsto dall’accordo sugli aspetti della proprietà intellettuale relativi al commercio (TRIPSLink esterno). Ma i colloqui in merito sono in corso da più di un anno e non è ancora stato raggiunto il consenso di cui l'OMC ha solitamente bisogno.

Firmiamo questa iniziativa dei cittadini europei:

https://noprofitonpandemic.eu/it/

In questo modo possiamo essere sicuri che la Commissione europea faccia tutto quanto in suo potere per rendere i vaccini e le cure anti-pandemiche un bene pubblico globale, accessibile gratuitamente a tutti e tutte.

Cristina Masera