Politics | Benko, Kaufhaus, referendum

La vergogna di Benko

La campagna referendaria di Bolzano è iniziata.
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Sui quotidiani locali in prima pagina si intensificano i servizi e le fotografie sul degrado della zona antistante alla stazione ferroviaria. Immagini di risse, di energumeni violenti, di scippi aiutano a creare incertezza nell’opinione pubblica. L’immaginario pubblico ha bisogno del servizio del libero giornalismo per essere costruito e messo a disposizione dei potenti di turno. Il promoter del disegno di legge 155 Renè Benko ha organizzato del resto pochi giorni prima una conferenza stampa in cui ha parlato della zona del quadrante di Via Alto Adige, via Garibaldi e parco della stazione come della vergogna di Bolzano. Ma quale è la vera vergogna: l’area su cui si vuole speculare o il progetto Benko?

Lasciamo la parola per introdurci al tema a Heinz Peter Hager che, sornione, guarda i bolzanini dalla seconda pagina dell’opuscolo patinato dal titolo “Rilanciamo Bolzano” distribuito sui quotidiani locali per sensibilizzare l’opinione pubblica alla partecipazione alla consultazione popolare. “Malgrado abbia i poteri di Consiglio, Giunta e Sindaco, il commissario Penta – scrive il factotum del magnate austriaco a Bolzano – ha intelligentemente deciso di lasciare la parola agli abitanti di Bolzano perché sono loro a viverci e vogliono cambiarla.” Le bugie purtroppo allungano il naso. Il commissario Penta non ha deciso di lasciare la parola agli abitanti di Bolzano perché ha pensato bene di estendere la possibilità di voto anche ai cosiddetti pendolari: un esercito di cinquantamila persone che quotidianamente arriva a Bolzano con mezzi pubblici o privati per lavoro. E’ un pò come se, per decidere se costruire un mega ipermercato a Fiè, potessero esprimere la propria opinione tutti gli abitanti del comprensorio Salto Sciliar. La reazione dei residenti a Castelrotto sarebbe furibonda. Ma Bolzano non è Fiè. Quindi a decidere sulle sue sorti non sono chiamati solo i bolzanini, ma anche un quarto della popolazione in età lavorativa residente in provincia che valuterà la decisione di costruire il Kaufhaus in base a criteri assai diversi rispetto a quelli usati da chi, residente in città, vive ogni giorno il traffico e l’intasamento dei veicoli dei pendolari.

Ma come dice Hager, Penta ha dimostrato intelligenza. Che tipo di intelligenza ha mosso il commissario straordinario, il mandatario di Benko non specifica. Per approfondire allora andiamo a rileggere le dichiarazioni di Penta in conferenza stampa. Il commissario assicura la cittadinanza e i giornalisti presenti di avere svolto solo un mandato tecnico nel decidere l’avvio della consultazione popolare. Il suo intento era di dirimere problemi, non di favorire soluzioni di parte. Come si dice a Napoli “chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiempo” - chi si da da fare, eguale cosa faccia, non perde mai tempo. Perché il commissario ha sentito l’esigenza di velocizzare la pratica Benko senza aspettare l’insediamento tra due mesi della nuova Giunta e del nuovo consiglio titolari per legge e per etica della decisione sul futuro dell’areale non sembra essere un oggetto degno di domande, nemmeno da parte del solerte funzionario dello Stato. Si può catalogare questa decisione come una scelta meramente tecnica? Oppure è in pieno una decisione politica? Ampliare la base del corpo elettorale a chi ha interessi di uso e consumo della città come i pendolari è una scelta solo amministrativa oppure c’è qualcosa di più e di altro che il commissario pudicamente si riserva di non dire? Sul ruolo opaco di Penta si potrebbe continuare a disquisire per giorni. Ma lasciamo pensare ai cittadini di avere di fronte un efficiente guardiano del bene pubblico. Non è detto non lo sia, perché il concetto di bene pubblico è sempre relativo.

Oltre a quelle di chi non racconta la verità, la vergogna del progetto Benko chiama in causa però anche altri attori e altre argomentazioni. Prendiamoli uno ad uno, per tracciare una mappa e una geografia di protagonisti e interessi dell’espropriazione della città da parte dei grandi interessi finanziari, politici e immobiliari.

In molti sostengono la necessità di “riqualificazione” dell’area antistante alla stazione a causa del degrado e della pericolosità della zona. Il nuovo parco della stazione è presentato come “bello e sicuro”, con foto diurne di un luogo frequentato da clienti e cittadini sorridenti e sereni. La Lega nord e i cittadini che odiano immigrati, kebab, barboni e senza fissa dimora dovrebbero essere contenti e infatti sono tra i primi a sostenere il voto favorevole alla consultazione popolare. Dove finiranno queste persone e queste folkloristiche attività economica però rimane un mistero e anche su questo nessuno sembra sentirsi in dovere di avanzare ipotesi. Qualcuno immagina probabilmente gli immigrati e i disagiati saranno risucchiati dagli scavi per costruire le fondamenta dei nuovi edifici. Ma appare improbabile che il loro destino sia questo. Come qualsiasi urbanista di mediocre spessore dovrebbe sapere il degrado e il disagio non scompaiono con le nuove edificazioni, ma semplicemente si spostano. Dove andranno allora i variopinti negozi di kebab di Via Garibaldi? E i frequentatori meno ortodossi del parco della stazione? Sarebbe da ridere se si spostassero in periferia dove i negozi sono stati svuotati da anni di mancato governo dello sviluppo urbanistico della città dove Giorgio Holzmann altro promoter dell’iniziativa raccoglie la maggior parte dei suoi voti.  E sarebbe anche comico se i malcapitati abitanti del parco si radunassero irriverentemente nelle vicinanze delle abitazioni di Carlo Vettori, o Anna Pittarelli, o qualche pacifico militante di Casa Pound.

Sulla questione del traffico e dell’ambiente non vale la pena molto soffermarsi. Il progetto nelle intenzioni porterà decine di migliaia di acquirenti nel centro città. L’esperienza del mercatino di Natale e della scomparsa dei dati sull’inquinamento registrato dalle centraline provinciali nel periodo natalizio dovrebbe far riflettere su quale è il valore della salute degli abitanti per costruttori e investitori che vogliono mettere le mani sulla città.

Un altro argomento a favore della riqualificazione sono le ricadute degli investimenti sulla città e i cittadini. La fila dei sostenitori di questa argomentazione è molto lunga e variegata. In prima fila si contano i maggiori esponenti del Partito Democratico, i rappresentanti dell’associazione Pro Kaufhaus, frange della Svp legate alla finanza e al mondo delle costruzioni, e addirittura come new entry il Centro tutela consumatori. Domande anche questi signori se ne pongono poche. Il pensiero è che i capitali privati devono intervenire per sostenere lo sforzo pubblico. Raccontata in una provincia con un budget da decenni miliardario che aumenterà ancora con gli introiti della concessione trentennale della A22 e del controllo delle centrali idroelettriche e del commercio dell’energia è una barzelletta che fa sorridere.

Ma ci sono altre due argomentazioni che dovrebbero essere considerate quando si parla di investimenti. La prima riguarda i costi. La costruzione del Kaufhaus è destinata a desertificare il commercio e la vita sociale nei quartieri. Gli studi dimostrano che per ogni posto generato dall’avvio di un centro commerciale se ne perdono tra i tre e i sei nell’intero settore. Inoltre il Kaufhaus sorgerà tra qualche anno in una città in cui saranno presenti altri tre centri: il Twenty, il Centrum e tra poco il nuovo Haspag in zona industriale. Il duopolio sul commercio dei beni alimentari che è dirimente per il reddito delle famiglie ed è una delle grandi piaghe di Bolzano non sarà minimamente scalfito, mentre l’aumento di concorrenza riguarderà soprattutto il costo del lavoro. Con una inevitabile flessione del reddito da salario dei lavoratori impiegati nei diversi centri e l’aumento di un ceto di lavoratori a basso reddito che farà deflagrare il problema delle barriere di accesso ala casa causato dall’elevato prezzo di affitti e case del capoluogo.

La seconda considerazione di cui i sostenitori dei vantaggi degli investimenti derivanti dalla edificazione del nuovo centro non parlano è relativa alla distribuzione degli utili. Chi ci guadagna da questa opera fantascientifica? Tutti i cittadini oppure solo Benko e i soliti noti? Ci piacerebbe chiederlo ai democratici, agli Huber, agli Stenico, ai Repetto, a chi per storia personale e formazione un pò di coscienza e consapevolezza sul tema dovrebbe averla. Perché non si è preferito procedere con la sperimentazione di un finanziamento comunitario per esempio e con l’ammissione di bond sociali che avrebbero permesso a tutte le famiglie di partecipare all’investimento e alla distribuzione del vantaggio economico? Il controllo delle banche da parte della politica a livello locale avrebbe potuto sostenere un tale progetto se qualcuno avesse avuto il coraggio e la visione per proporlo.  Come mai a nessuno dei progressisti al governo della città è venuto in mente che il futuro delle città è l’economia sociale e non l’economia degli squali capitalisti che creano sempre maggiore diseguaglianza e minore coesione sociale? Perché chi parla di democrazia si limita a organizzare tavoli di lavoro o convenzioni a cui partecipano solo i gruppi più organizzato e i portatori degli interessi più forti? Non c’erano disegni diversi per costruire il futuro della città? Non si poteva partire delle intuizioni e dalla conoscenza degli urbanisti di Città nostra-Unsere Stadt per disegnare un nuovo modello di vivere lo spazio urbano e costruire benessere diffuso?

La domanda andrebbe posta naturalmente al vecchio Sindaco Spagnolli, di recente nominato direttore dell’ufficio Caccia e Pesca della provincia. Gli scommettitori più incalliti lo davano nuovo direttore del Parco dello Stelvio in versione sudtirolese. L’assessore Schuler lo ha scelto invece come direttore del suo ufficio per le sue ottime capacità di mediazione. Probabilmente ha visto giusto. E la stessa domanda andrebbe forse rivolta anche agli assessori che componevano la Giunta che ha accompagnato e autorizzato l’iter di avvio del progetto Benko. Perché cari amici assessori e care amiche assessore avete permesso che si arrivasse a questo punto? Perché non è stato fermato tutto prima quando c’erano i voti per farlo?

L’invito di Hager alla fine del suo saluto alla città è stato “non perdiamo l’occasione di rilanciare la nostra città”. Forse sarebbe il caso di condividerlo: non lasciamo che mani opache mettano le mani sul futuro nostro e dei nostri figli. Non lasciamo che un progetto vergognoso espropri i cittadini della loro casa comune.

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alfred frei Wed, 03/09/2016 - 09:24

Bolzano:  il futuro nelle mani tirolesi - dal Kaufhaus all'abbellimento del quartiere
Benko e Hager giorni fa nella conferenza stampa si sono dichiarati sicuri di ottenere più o meno l'80 % dei consensi nella prossima consultazione popolare. Ma forse con il potere persuasivo di un nuovo opuscolo distribuito nei giornali vogliono raggiungere il 100 % dei consensi.
Però attenzione, come per un miracolo, nel nuovo messaggio pubblicitario trasmesso non c'è più traccia del Megastore. Al suo posto si annuncia solo di voler rivoltare come un calzino un quartiere repellente. Infatti, di 11 obiettivi primari indicati nell'operazione di riqualificazione nessuno parla più dei vantaggi stratosferici annunciati in passato per i consumatori. Di fatto è rimasta solo l'intenzione principale di liberare le strade dal traffico privato a favore del trasporto pubblico e dei ciclisti. Come ? Attraverso un tunnel megagalattico il traffico privato verrà deviato sottoterra fino alle casse del centro commerciale. Addirittura per i ciclisti accaldati sembra sia previsto un sistema ecologico di raffreddamento ad acqua. Altro punto centrale: il parco della stazione verrà liberato da risse, accoltellamenti e droghini. Come ?: attraverso una risistemazione e ricollocazione del verde sui tetti dei megapalazzi in costruendo. Niente paura; non solo non verrà ridotta la superficie del parco , ma addirittura ci sarà un “leggerissimo” ingrandimento - il troppo potrebbe danneggiare le piante secolari (sic !). Non c'è altro da aggiungere: andate a votare !

Wed, 03/09/2016 - 09:24 Permalink
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Alessandro Zuech Thu, 03/10/2016 - 12:03

Pungente e preciso come al solito, grazie per il contributo Luca. Rientro in questo momento da quella piazza stazione dove, come tutti i mercoledì, dopo il lavoro do una mano a distribuire eccedenze dei supermaket a quei barboni e immigrati che si vorrebbe cancellare grazie alla riqualificazione edilizia. Mi chiedo se dopo l'esito di quella forma di dispotismo popolare che qualcuno a Bolzano si ostina a chiamare referendum o, nel caso peggiore, a seguito della successiva delibera del prossimo del consiglio comunale porteremo il nostro camper con relative code di assistiti in Piazza Gries sotto gli occhi di qualche premium winemaker. Ah si, la Lega. Quella stessa Lega che a Laives tuona compatta contro queste distorsioni democratiche (Aereoporto) ma che poche centinaia di metri più avanti, a Bolzano, si dichiara a favore. Del resto a Shangai non si può certo morire per Jacksonville, no?

Thu, 03/10/2016 - 12:03 Permalink
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Michela Dalla L. Tue, 03/15/2016 - 10:47

Penso di sapere dove andranno a finire immigrati e disagiati, probabilmente a San Giacomo. Tanto, tutto va a finire sempre lì. Attendiamo carcere ed aereoporto e con il nostro spirito di sacrificio certamente accoglieremo anche immigrati e profughi che giustamente non spariranno ma si sposteranno, che magia!

Tue, 03/15/2016 - 10:47 Permalink