Il velo
Dopo i decenni nei quali, come ci racconta Carlo Romeo nella sua antologia della letteratura sull’Alto Adige, questa terra era sfondo di narrazione in pochissimi casi, ora assistiamo ad una netta inversione di tendenza. Nel nuovo secolo pare che i narratori trovino sempre più avvincente l’ambientare le storie in un territorio i cui elementi di fascino si combinano con contraddizioni antiche e recenti.
Alla già lunga lista di queste opere, il cui spettro vira dal romanzo storico vero e proprio alla narrazione pura passando per le reminiscenze biografiche e il noir, si aggiunge ora l’opera prima di un autore bolzanino di nascita e formazione: Flavio Pintarelli che così si presenta ai lettori: “Il velo è il mio primo romanzo, pubblicato nella collana Traven Books dall'editore Alpha e Beta di Bolzano. Ho iniziato a lavorarci nel 2017 e rappresenta il punto di arrivo di un percorso durante il quale ho provato a confrontarmi con la narrativa, per ampliare la cassetta dei miei attrezzi di scrittura. Ma Il velo è anche l'insieme di una serie di riflessioni sull'ultimo decennio di vita della e nella mia città, che ho provato a raccontare sfumando le distanze fra romanzo e reportage, memoir e autofiction, cronaca del quotidiano e racconto del perturbante.”
È ancora Romeo ad inserire Flavio Pintarelli del novero di quel gruppo di giovani autori le cui opere, scrive, “confermano il definitivo allontanamento dalla proposizione di immagini tipiche di un certo regionalismo”. È questa, in effetti, una delle principali chiavi di lettura del romanzo.
La storia è quella di un giovane autore che vive un disagio personale che gli rimbalza addosso gli echi di una società esterna, chiusa e soddisfatta del proprio benessere. La proposta di realizzare un reportage su ciò che lo circonda lo metterà di fronte alle proprie scelte e alle proprie contraddizioni anche sul piano personale.
Ancora una volta, dunque, la vicenda umana diventa strumento per gettare uno sguardo su ciò che ci circonda, in una realtà nella quale i segni di crisi e insofferenza sono sempre più difficili da ignorare in nome dell’ormai logora retorica sull’isola felice.