“L’ecologismo è una questione politica”
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SALTO: Civati, che collegamento vede tra Alexander Langer e i risultati di queste elezioni europee?
Giuseppe Civati: Langer stesso rappresenta una chiave interpretativa molto interessante per queste elezioni europee, più che in altre occasioni, perché le questioni che lui sollevava e le modalità con cui lo faceva sono proprio l'oggetto del contendere: il nazionalismo, la questione del clima, quella della convivenza tra le persone, della società che si trasforma. I temi sono proprio langeriani.
In Sudtirolo l'Alleanza Verdi Sinistra ha ottenuto un risultato senza precedenti, arrivando seconda, dopo la Volkspartei, e sopra a Fratelli d'Italia. Brigitte Foppa ha preso oltre 30.000 preferenze. Quanto c'è di Alexander Langer in questo risultato?
Devo dire che la tradizione dell'ambientalismo altoatesino è sempre stata molto forte, molto riconoscibile e legata, evidentemente, a quell'eredità. C’è anche un contesto nazionale da considerare: intorno alla lista verdi-sinistra si è creata un'attenzione diversa dal solito anche per una ragione emotiva, con la vicenda di Ilaria Salis, che ha dato un'ulteriore spinta a questi temi e a questa tradizione. Ha preso quasi 200 mila preferenze in soli due collegi, con l'effetto che ha fatto ahimè Vannacci da un'altra parte, cioè di consolidare il voto in modo forte.
"Lo spazio a sinistra del PD c'è sempre stato, forse per la prima volta si vede con nettezza"
Quali altri fattori che hanno influito sul successo di questa lista in Italia?
Per quanto riguarda il resto, lo spazio a sinistra del PD c'è sempre stato, forse per la prima volta si vede con nettezza, ed è anche merito di candidature e personalità che hanno dato un volto ad una lista che forse deficitava un po' di riconoscibilità. Penso a Mimmo Lucano, altro personaggio che muove molto oltre alla politica, all'emozione su un argomento come quello dell'immigrazione. Poi se si pensa che c'è anche un 2% che ha votato Santoro, quell'area a sinistra del PD è intorno all'8-9%, non è una cosa banale.
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Giuseppe Civati è un politico, saggista ed editore italiano, già segretario di Possibile e deputato dal 2013 al 2018. È tra i fondatori della casa editrice People, per cui ha curato: Liliana Segre. Il mare nero dell’indifferenza (2019), Il piano Langer (2019, nuova edizione nel 2023), Una meravigliosa posizione (2020), Laico (2020), L’ignoranza non ha mai aiutato nessuno (2021), Non siete fascisti ma (2021) e Gli uccelli ci spiano (ed altre fantasie di complotto) (2022). Con Marco Tiberi ha scritto il romanzo Fine (2019).
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In Italia s'è tornati ad un discorso politico su due poli, mentre si è svuotato un po' il centro: l'abbiamo visto con Renzi, Calenda e il Movimento.
Anche il PD ha polarizzato, per ragioni anche di bottega. Fa sempre comodo ai partiti grandi cercare uno scontro con quelli della propria taglia. Infatti, anche Meloni, purtroppo, non è andata male e non mi sembra in discussione la sua leadership. Dentro a questa polarizzazione, secondo me, c'è però anche un altro elemento: l’antifascismo. Ne parlo da dieci anni e prima mi prendevano tutti in giro, però la questione antifascista in Italia e in Europa è diventata politicamente rilevante, anche questo ha polarizzato. Più si va a destra, più c'è anche un riflesso per l'elettore di sinistra di andare a votare e di radicalizzare un po' la propria opposizione. Per questo non mi sorprende che abbiano sofferto quelli del centro, più che altro perché non si sono organizzati, diciamo la verità. Basti pensare al balletto Renzi-Calenda, Calenda-Bonino, Bonino-Renzi; se fossero stati insieme avrebbero fatto un risultato analogo a quello di Verdi Sinistra, anche perché qualcuno avrebbe visto un'opzione politica, non una lista piena di personalismi e di guai.
Perché la sinistra non si vedeva in Italia da un po' di tempo?
Perché quello spazio era occupato dai Cinque Stelle, diciamo la verità… Questa volta invece i Cinque Stelle hanno sofferto, hanno perso un sacco di voti e di preferenze, erano liste molto deboli. Questo ha consentito ad un elettore che comunque si percepisce come "di sinistra" e spesso radicale, di votare per le altre due liste, cioè Verdi Sinistra e Santoro - che gli assomigliava molto nel messaggio, peraltro. Detto ciò, questi sono tutti numeri da considerare con molta attenzione: le europee sono, paradossalmente, il voto più rappresentativo e insieme quello meno condizionato, questo però significa che poi quando si vota per le regionali o le politiche, le cose non vanno esattamente così.
Tornando invece alla figura di Langer, lui è stato tra i fondatori dei Verdi in Europa, che questa volta non sono andati bene alle urne. Come mai, secondo lei?
La ragione è che l’estrema destra dei paesi di lingua tedesca ha deciso che il clima era il campo di battaglia, schiacciando le posizioni ambientaliste in una strana spirale per cui si doveva giustificare l'auto elettrica, si doveva giustificare il cambiamento della caldaia in Germania. In questa campagna dell'estrema destra la lotta al cambiamento climatico è stata posta come una questione elitaria, riservata ai ricchi. Questo non ha sicuramente aiutato, anche io sento la difficoltà in Italia di raccontare la transizione ecologica, perché poi Salvini, la Lega, Fratelli d'Italia partono a banalizzare , sostenendo che noi vogliamo cambiare le case. Credo poi che nel mondo tedesco ci sia una forma di stanchezza, forse è una tendenza oppure è un momento di difficoltà determinato dall’asprezza della battaglia politica. In Germania, ad esempio, il problema è che sono calati anche i socialisti, quindi lì, forse, c'è un problema di come viene percepito il governo.
"L'ecologismo è una questione politica, non è una questione soltanto climatico-ambientale"
Molto spesso la transizione ecologica viene raccontata e percepita come una questione elitaria, la gente comune pensa che non la riguardi. Il modo di Alexander Langer di raccontare l'ecologismo era diverso, cosa si potrebbe prendere di quella narrazione oggi?
Secondo me tutto, copiare e incollare. L'ecologismo è una questione politica, non soltanto climatico-ambientale. C'è una ragione per essere ecologisti che supera il dato tecnico, la temperatura, il riscaldamento globale. È una questione di approccio al mondo meno proprietario, meno aggressivo, meno strumentale rispetto alla natura ma anche agli altri esseri umani. Langer diceva che l’ecologismo deve diventare socialmente desiderabile, che ci deve essere una spinta emotiva, oltre che culturale, perché questa cosa possa essere percepita come possibile ed accessibile. Invece, da come la raccontano in molti, la transizione ecologica sembra molto punitiva, secondo me è proprio qui l'errore.
Sul tema della pace, invece?
La pace, altro tema chiave per Langer, è passato un po’ sottotraccia in questa campagna elettorale, ma per molti elettori era chiave. La pace in un'elezione europea conta tantissimo, e forse non è stata considerata abbastanza. Langer collegava l'ecologismo a un'idea della società, che dovesse essere un progetto comune, collettivo, non soltanto un'iniziativa dei singoli. In un famoso passo, Langer dice che “non bastano i decreti del re” intendendo che non bastano le leggi, gli impegni individuali, serve anche un disegno, un progetto politico. Infatti, ho volutamente chiamato il mio libro, anche se non sarebbe stato d'accordo, "Il piano Langer", per dire che Langer, considerato un intellettuale quasi strano nel panorama politico, se in realtà mettiamo insieme tutte le cose che diceva aveva un piano, una strategia vera e propria.
Presentazione del libro "Il Piano Langer"Venerdì 14 giugno 2024 alle 18:00 Giuseppe Civati presenta il libro su Alexander Langer, in dialogo con Valentino Liberto, alla Nuova Libreria Cappelli di Corso della Libertà 2 a Bolzano.
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