Society | Gioventù

Una rivoluzione silenziosa

Il 12 agosto è la giornata internazionale della gioventù. Ultimamente, il ritiro tra i giovani è un fenomeno sempre più ricorrente. Il punto dell'associazione YoungHANDS
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Foto: Uniqa

“Non si vive per lavorare, ma si lavora per vivere”. Mentre ancora 20 anni fa un ragionamento del genere era impensabile, oggi sempre più giovani si oppongono allo stile di vita dettato dal lavoro, attirando il disprezzo delle generazioni più anziane. Il conflitto di valori tra le generazioni, fenomeno intramontabile, si è fatto più acuto negli ultimi anni: in seguito a pandemie, crisi climatiche e guerre, tanti giovani fanno fatica a mantenere uno sguardo ottimista sul loro futuro, approccio che viene rafforzato da lavori sottopagati, dalla disintegrazione del sistema sociale e da una politica non proprio incentrata su chi dovrà prendere in mano le redini tra qualche anno.

Di conseguenza a queste difficoltà della vita quotidiana e alla paura di un futuro incerto, tanti giovani decidono di distrarsi dai loro problemi imboccando una strada apparentemente più tranquilla; si ritirano nel loro proprio mondo, spesso quello digitale, poiché quest’ultimo si è rivelato una nuova risorsa soprattutto dopo la pandemia. “I social media stanno cambiando la nostra vita”, spiega Oskar Giovanelli, psicologo e terapeuta delle dipendenze presso YoungHANDS, “Gli sviluppi digitali fanno sì che non sia più necessario uscire di casa per incontrare gli amici o fare la spesa”. Molti giovani che adattano questo stile di vita presto si ritrovano intrappolati in una spirale di consumo mediale che spesso frena la loro creatività e lo sviluppo di nuovi interessi. “È importante vincere la fiducia dei giovani per aiutarli a superare o a impedire la loro dipendenza, perché tanti ci contattano per una prima consulenza in modo quasi involontario, per esempio a seguito di grandi conflitti in famiglia”, precisa Giovanelli.

 

Oskar Giovanelli
"Costruire la fiducia": Oskar Giovanelli, psicologo e terapeuta della dipendenza presso YoungHANDS (Foto: hands.bz.it)

 

Una terapia contribuisce ad aiutare molti giovani a superare la loro paura di uscire di casa e affrontare i problemi del mondo analogo, spesso emersa dopo la pandemia. Il ventenne Christian (nome di fantasia), racconta l'associazione, ha fatto fatica a iscriversi all’università nonostante i suoi ottimi rendimenti scolastici, perché aveva avuto delle esperienze negative con alcuni compagni di classe che lo prendevano in giro alle superiori. La didattica a distanza rappresentava una soluzione ideale per il suo problema, ma quando era il momento di riprendere la vita abituale, l’ansia e la paura di fallire dello studente hanno raggiunto livelli estremi. Grazie a una serie di incontri è riuscito a superare le sue difficoltà e a uscire dalla sua comfort zone. Superare le proprie paure è possibile. 

 

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Simonetta Lucchi Sat, 08/12/2023 - 10:40

La didattica a distanza, l' ho scritto in alcuni miei articoli anche su riviste di settore, ha aiutato molti ragazzi a uscire da situazioni difficili a scuola. Perché la scuola è anche un mondo difficile, non c'è solo la gioia della presenza. È stato un errore non riflettere, terminata l'emergenza,su queste esperienze. In Germania hanno analizzato il fenomeno dell'ansia da rientro evidenziando che è presente nei ragazzi ma ancora più nei genitori che sono diventati più protettivi. Se noi adulti, l' ho scritto qui su Salto nel mio contributo oggi, non controlliamo di più il mondo virtuale, e non impariamo a proporlo nelle forme utili anziché in quelle più negative, sarà veramente difficile. I giovani è chiaro che si chiudono se non vengono ascoltati

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