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"Lupo, necessario un controllo"

Il direttore dell'Ufficio caccia e pesca, Luigi Spagnolli, spiega le difficoltà nel monitoraggio del fenomeno lupo e critica il "tabù" sugli abbattimenti.
Lupo Wolf
Foto: Usp/Ufficio caccia e pesca

Come responsabile dell'Ufficio competente per il monitoraggio del lupo e per la valutazione e il risarcimento dei danni da lupo mi esprimo attraverso il report annuale, che l'articolo riprende e commenta.

Come lettore informato sui fatti debbo dire che una differenza tra il Trentino e l'Alto Adige, in questa fase temporale di (ri)colonizzazione delle Alpi centro - orientali da parte del lupo, c'è ed è evidente: il primo branco di lupi in questa macroregione si è formato nel 2010 a nord di Verona, si è riprodotto e ha costituito col tempo una popolazione di lupi oggi stimabile in oltre 50 branchi ed almeno 200/300 individui tra Svizzera, Lombardia, Trentino, Alto Adige, Veneto, Friuli e Tirolo. In 10 anni. È comprensibile che i lupi che si espandono dal Veneto occupino prima il Trentino, più vicino, e poi l'Alto Adige, più lontano. Quanto alle cifre dei rispettivi monitoraggi, va detto che in Trentino tutto il Corpo Forestale provinciale è attivo nel monitorare e segnalare, per motivi organizzativi legati alla presenza stanziale di molti orsi - in Alto Adige nessuno -; mentre in Alto Adige tale attività è svolta da 5/6 persone attive in dell'Ufficio caccia e pesca più qualche Forestale delle Stazioni che collabora soprattutto nella valutazione dei danni. Ovviamente più occhi osservano, più dati arrivano.

I lupi percorrono decine di km in una giornata: può succedere che se ne perdano le tracce. Per questo stiamo creando una banca dati comune con Tirolo e Canton Grigioni, in modo da poter verificare se qualche lupo scomparso non si sia in realtà spostato oltreconfine. Da ultimo, la questione della biodiversità. La biodiversità consta nella compresenza in un'area determinata di decine o centinaia di specie in equilibrio tra loro nell'ecosistema: il lupo è una, importante quanto le altre - ma enormemente più importante dal punto di vista delle emozioni spesso estreme che genera nell'uomo, sia pro che contro -.

 

Riguardo alla biodiversità c'è una sostanziale differenza di vedute tra lo scrivente ed il dottor Genovesi di ISPRA: per me è assolutamente evidente che i nostri versanti montani, ricoperti da boschi inframmezzati qua e là da vaste superfici a prato a coltivi e a pascolo, sono molto più biodiversi dei versanti appenninici completamente boscati a causa dell'abbandono del territorio da parte delle comunità umane che ci vivevano in passato e che nel frattempo sono andate e vivere in città. Il dottor Genovesi invece non lo pensa e mi prende bonariamente in giro quando ne parliamo, dicendo che dovrei fare uno studio che lo dimostri: quando ci sono infiniti studi che dimostrano quante specie vivono in un prato e quante, molte meno, in un bosco, a parità di dimensioni. In questa nostra differenza di vedute è spiegata la ragione per cui in Alto Adige si vuole difendere il paesaggio culturale, nel quale l'uomo che ci vive interagisce con la natura, mentre nell'altra Italia no, e si abbandonano le campagne lasciandole al bosco, che aumenta sempre più in quanto sempre più le occupa - i boschi 40 anni fa occupavano metà della superficie dei boschi di oggi, in Italia: e nel frattempo si è anche costruito, e tanto... -.

Si capisce anche da questo perché il Ministero e l'ISPRA sono refrattari a qualsiasi prelievo di lupo, mentre chi governa la Provincia di Bolzano, in linea con le convinzioni prevalenti nelle regioni mitteleuropee che ci circondano, è convinto della necessità di un controllo, come avviene per cervi e caprioli e per le altre specie che generano conflitti con le attività umane. La posizione intransigente antilupo di molti in Alto Adige e nelle Alpi va interpretata anche come reazione alla posizione intransigente pro lupo di gran parte della popolazione urbana italiana: che però i lupi li vede nei video, mentre qui sono fra noi.

Stimo molto Luigi Spagnolli e lo ritengo, nel mio piccolo, una delle personalità più illuminate nella terra in cui vivo. Nel caso specifico comprendo la sua tesi ma non la condivido. Nel merito trovo difficile pensare che un ambiente antropizzato possa favorire la biodiversità. Tanto che le critiche che vi sono state al concerto di Lorenzo Jovanotti a Plan de Corones le ho trovare inconsistenti. Credo sia difficile trovare una montagna più artefatta di quella , con due musei e attrazioni per ogni gusto (pure per chi si eccita a scendere come un pazzo con la bicicletta biammortizzata). Comunque il punto è che della biodiversità non interessa veramente ad alcuno, a cominciare da quella umana. E questo forse è uno dei grandi mali di questo tempo.
Poi è vero, appartengo alla "popolazione urbana italiana", che vede i lupi solo nei video. In compenso dal vivo vedo drogati, spacciatori, traffico asfissiante e case e prezzi alle stelle. (E farei volentieri cambio con i lupi e orsi). Ma questo è un altro discorso.

Tue, 10/12/2021 - 22:54 Permalink