Presidio contro la riforma voluta da Renzi
Oggi, a Montecitorio, si è svolto il primo e partecipato presidio di insegnanti e genitori contro il “piano scuola” del governo Renzi, ossia l’ennesimo tentativo di far passare - sotto la voce riforma - il taglio indiscriminato di risorse destinate alla scuola statale.
Non era infatti bastato il colpo quasi mortale inflitto alla scuola statale dalla cosiddetta “riforma Gelmini”: peggioramento dell’offerta formativa, riduzione del tempo pieno e delle attività laboratoriali, docenti di ruolo sovrannumerari, precarizzazione prolungata quasi all’infinito. Il tutto imbellito dall’idea romantica e vetusta del “maestro unico” e dei grembiulini.
Non era bastata l’umiliazione del concorso-truffa del Ministro Profumo che inaugurava le lotte fratricide tra precari, il disegno di legge Aprea, i continui tentativi, da parte i tutti i governi che si sono succeduti, di aumentare l’orario di servizio settimanale, prestando così il fianco all’attacco dell’opinione pubblica verso una classe di lavoratori che viene percepita come privilegiata e scansafatiche mentre in realtà subisce vessazioni e contrazioni nel totale silenzio mediatico.
No. Ora anche il governo amico di Renzi, quello votato da molti insegnanti, quello degli 80 euro, quello che subito, sin dal discorso di insediamento, ha voluto ritagliare un ruolo di primo piano per la scuola.
Ed eccolo quindi il “piano per la scuola” del ministro Giannini (Scelta Civica), parzialmente anticipato da alcune dichiarazioni del sottosegretario all’Istruzione Reggi, in approvazione oggi 15 luglio, a scuole chiuse e senza alcun dibattito parlamentare:
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Aumento dell’orario di lavoro fino a 36 ore settimanali: gli insegnanti di ruolo dovrebbero svolgere le supplenze senza aumento retributivo
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Ulteriore blocco dei contratti e dei salari, nonostante il contratto sia bloccato da 5 anni
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Riduzione di un anno del percorso scolastico
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Apertura pomeridiana degli edifici scolastici grazie ad interventi privati
Nella pratica verrebbero cancellate le graduatorie di istituto e licenziati tutti quei lavoratori precari che, da anni, contribuiscono al funzionamento della scuola italiana. Contemporaneamente gli insegnanti di ruolo sarebbero valutati dai Dirigenti Scolastici in maniera arbitraria e secondo una meritocrazia senza controllo. Ancora una volta, sotto tutti i bei proclami e le belle parole, si nasconde l’unico vero obiettivo: tagliare ulteriormente le risorse destinate alla scuola statale, peggiorando diritti, condizioni e occupazione per i lavoratori e didattica e offerta formativa per gli studenti.
Ecco perché moltissimi lavoratori della scuola e alcuni genitori, dopo assemblee autoconvocate in diverse città italiane, hanno partecipato stamani al sit-in a Montecitorio per difendere il Contratto Collettivo Nazionale e la qualità del lavoro docente contro la pretesa di orari incompatibili con un’offerta formativa seria ed adeguata, per chiedere la stabilizzazione sui posti vacanti di tutti quei precari che da anni permettono il funzionamento dell’attività didattica, l’aumento del personale docente se si vuole garantire l’apertura pomeridiana delle scuola, principio condiviso da tutti coloro che, proprio riconoscendo l’importanza delle istituzioni scolastiche nei territori, si sono da sempre battuti in questi anni contro i tagli al tempo pieno e all’orario scolastico.
Questo solo il primo atto di una protesta che si prevede lunga e partecipata: già numerose iniziative si profilano per l’avvio dell’anno scolastico insieme alla richiesta di uno sciopero unitario con una grande manifestazione da tenere a Roma entro ottobre.
Tornano in mente, ma con un retrogusto di amarezza, le parole di Calamandrei scritte nel lontano 1950: “La scuola, come la vedo io, è un organo "costituzionale". Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. (…) Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l'organismo costituzionale e l'organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell'organismo umano hanno la funzione di creare il sangue”.
Aumentare l'orario di lavoro
Aumentare l'orario di lavoro a 36 ore e blocco del contratto mi sembra veramente una botta non digeribile. Ma la riduzione di un anno del percosro scolastico sinceramente non mi sembra un sacrilegio, anzi. Per quel che riguarda apertura pomeridiana degli edifici scolastici grazie ad interventi privati - dipende. Forse qualche pomeriggio alla settimana potrebbe anche offrire opportunità didattiche nuove e originali. Certo che solo se il tempo pieno viesse ri-potenziato, perchè altrimenti la disparità con famiglie meno abbienti crescerebbe ulteriormente. Insomma, si deve trattare.