Environment | Ambiente

Un problema globale

La strada è una sola: uscire da un sistema produttivo che si basa sostanzialmente sulle fonti energetiche fossili. Una grande sfida per la politica e le parti sociali.
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Foto: Pixabay Eolico

In tempi di patti climatici, digitalizzazione, problemi economici, e non solo dell'industria automobilistica e dei suoi fornitori, il sindacato sarà chiamato a fare gli straordinari. Sperare che la protesta dei giovani possa prima o poi esaurirsi non è la strada giusta. Il sindacato non può chiudere gli occhi di fronte agli attuali scenari e di quelli futuri provocati dal riscaldamento del pianeta. Le sfide sono gigantesche, non solo per il mondo politico, ma anche per quello sindacale, visto che l'unica soluzione consiste nell'abbandonare un sistema produttivo basati unicamente sul fossile. Superata l'euforia legata a suo tempo all'energia nucleare, per gli ovvi motivi di sicurezza e le scorie difficili da smaltire, la strada oggi è abbastanza stretta. Dato che la "fusione fredda" non è certamente dietro l'angolo, rimangono solo il risparmio energetico e l'energia rinnovabile.

Come già detto in altre occasioni, ma è un tasto sul quale il sindacato deve sempre battere, l'uscita dall'energia fossile e la riconversione di tutta l'economia, non solo quella energetica, ha bisogno di una fase di transizione, ma non per perdere tempo, sperando che le previsioni catastrofiche possano essere smentite dai fatti. Essa è necessaria, ma deve essere graduale e necessariamente ammortizzata socialmente. Abbiamo bisogno inoltre di un dibattito basato su dati e progetti reali e credibili: su come possiamo diversificare le energie rinnovabili, sull'adeguamento della rete e su come stoccare dell'elettricità. Turbine eoliche da sole non compenseranno di sicuro quanto prodotto oggi con le fonti fossili. Serve anche una diversa sensibilità e molta coerenza. Non basta manifestare per la protezione dell'ambiente e del clima il fine settimana. La neutralità delle emissioni di CO2 è una grande lotta per l'intera società, dove il sindacato può, anzi deve svolgere un ruolo centrale.

Rimane una sfida riconvertire l'industria con un alto consumo energetico, o intervenire nelle regioni dove la trasformazione delle risorse fossili o la produzione di energia elettrica condiziona l'intera economia. Trovare alternative economiche a volte è un problema non facile da risolvere, ma esso va comunque affrontato senza tentennamenti. Servono soprattutto risorse ingenti che oggi nessun paese europeo da solo può mettere a disposizione. Innovazione, ma soprattutto la ricerca hanno ormai una dimensione globale per essere vincenti e soltanto la messa in rete delle conoscenze può garantire avanzamenti concreti e rapidi anche su questo terreno. Proprio qui diventa evidente il limite strategico di chi ragiona in termini di chiusura pensando di tutelare così meglio gli interessi particolari dei propri elettori.

Dobbiamo invece guardare all'insieme dei cittadini. Non basta guardare ai centri urbani e alle zone più evolute di una regione e di uno stato. Anche le zone meno floride vanno coinvolte e tutelate. Altrimenti la fame di lavoro e di benessere può invogliare e agevolare lo spostamento delle produzioni maggiormente inquinanti altrove. Metterebbe a rischio l'intero progetto di trasformazione verso metodi di produzione che tutelano l'ambiente con inevitabili contraddizioni dentro il sindacato.

Il riscaldamento, inoltre, non è prodotto da singole regioni o paesi ma è un problema globale che si può affrontare solo globalmente. il sindacato ha l'obbligo di creare la consapevolezza sulla necessità del cambiamento, senza perdere di vista il bisogno di allargare il proprio orizzonte. L'accettazione di ulteriori costi e di sacrifici nel nome di un futuro senza CO2 sarà maggiore se tutti i paesi si muovono in quella direzione. Se l'Europa attua questo tipo di politica si avrà sicuramente un miglioramento delle condizioni del clima, ma se la Cina ci inonda poi di prodotti a costi competitivi producendo come prima, qualche problema non ci sarà solo per la nostra opinione pubblica, ci saranno ripercussioni su larga scala, sarà negativo per il pianeta.

Come sindacato dobbiamo gestire soprattutto le ripercussioni la livello locale senza però ignorare le questioni globali. Queste dipendono ovviamente molto dagli sviluppi e dalle decisioni politiche dei grandi paesi al mondo e meno dalle parti sociali. Ma noi su questi temi dobbiamo rendere consapevoli i lavoratori e i cittadini. Un movimento globale come quello tra i giovani di oggi condiziona anche la politici per cui dobbiamo sostenerlo con forza. Ma dobbiamo soprattutto impegnarci affinché nessuno rimanga indietro. Per questo le regioni rurali sono importanti quanto le grandi città e interventi sulle infrastrutture diventano centrali per mantenere questi equilibri.

In generale deve confluire più denaro nelle infrastrutture. Prendiamo l'auto elettrica. Per diventare un successo e avere la stessa accettazione di un motore a combustione serve molta ricerca. Ma per decollare anche nelle zone rurali bisogna investire nelle infrastrutture che garantiscano la ricarica, che oggi si trovano soprattutto nei centri urbani. E' solo un piccolo esempio ma di grande importanza in futuro. Evidentemente la democrazia deve essere garantita non solo dal un punto di vista sindacale. Ma per noi riveste per un ruolo centrale, se vogliamo essere ascoltati e accettati da tutti i cittadini nell'affrontare le sfide future. Va perciò respinto sin dall'inizio ogni tentativo autoritario e antidemocratico. Ma solo chi si sente coinvolto e tutelato si impegnerà per il bene pubblico e per il pianeta. La sfida è aperta.

 

Alfred Ebner