Politics | Dimissioni

L'implacabile dolcezza di Eva

Il ritiro della ‘pasionaria’ suggerisce riflessioni su quello che è stato un personaggio cruciale della politica altoatesina degli ultimi 30 anni.

Una premessa  è necessaria. Ancor prima di cominciare a scrivere, su richiesta degli amici di "Salto",  questo piccolo ritratto di Eva Klotz, so già che finirà pericolosamente per assomigliare ad un "coccodrillo". Vorrei quindi precisare che ,secondo me, la carriera politica della signora Klotz non finisce per nulla con il suo odierno abbandono del consiglio provinciale. Ci sono impegni e passioni che durano sino all'ultimo respiro e il suo è uno di quelli.

Sono stati ben pochi, negli ultimi quarant'anni,  i giornalisti che, approdati in Alto Adige per cercare di spiegare ai loro lettori o ascoltatori i piccoli e grandi misteri della politica di questa terra, non avessero, ancor prima di sbarcare a Bolzano, il suo nome sul  taccuino.

Se qualcuno si fosse preso la briga di tener conto del numero di interviste rilasciate, lei sarebbe sicuramente in testa, con largo margine di vantaggio anche su personaggi del calibro di Silvius Magnago e Luis Durnwalder. Arrivavano, per ascoltarla, da Berlino, come da Londra o da Parigi, ma Eva Klotz è stata sicuramente la preferita dei giornalisti italiani. Diverse volte, in questi decenni, mi è capitato di suggerire ad un collega appena giunto in Alto Adige, di cambiare per una volta strategia, di dare una voce e un volto diversi alla rabbia e all'antica diffidenza dei sudtirolesi verso l'Italia. Inutile anche tentare. Alla fine l'intervista  era fatta a  lei ed era lei ad essere invitata alle trasmissioni televisive anche su rete nazionale.

Difficilmente diceva di no, a meno di non essere bloccata da un problema personale o durante il mese di ferie che ogni anno trascorreva in un campo nudista della Corsica. Per il resto é sempre stata  disponibile, paziente, gentile.

Le hanno affibbiato, prendendolo direttamente dalla guerra civile spagnola, il nomignolo di "Pasionaria". Allora come oggi, tuttavia, mi è sempre risultato difficile accostarne l'immagine a quella di una vulcanica combattente come Dolores Ibarruri. La passione che ne alimenta l'agire sin dagli anni dell'infanzia assomiglia più ad una fiamma intima, quasi nascosta, fredda, piuttosto che ad un vulcano pronto all'eruzione. In tanti anni di frequentazione del consiglio provinciale non l'ho mai sentita trascendere nelle parole e negli atti, in un'aula dove pure i limiti della buona educazione sono stati superati innumerevoli volte. Polemica, provocatoria, incalzante soprattutto nei confronti dei colleghi/nemici della SVP, Eva Klotz è stata però, al tempo stesso, un modello di comportamento.

Così  anche  con i giornalisti e nei dibattiti. Anche se provocata, non è mai caduta nel tranello della scenata acchiappa ascolti, che pure costituisce una parte rilevante nel copione dei talkshow. Di fronte alle contestazioni sorride, magari con le labbra un po' più tirate del solito, e senza nemmeno un sospiro, riprende a spiegare le sue idee e i suoi obiettivi.

Quanto il suo impegno politico affondi le sue radici nella storia di una famiglia segnata dalle vicissitudini storiche delle vicende altoatesine del novecento, lo ha raccontato lei stessa in un libro, tradotto anche in italiano, nel quale narra della sua infanzia, delle traversie, del rapporto con un padre costretto, dopo aver scelto la strada della lotta armata contro l'Italia, ad un definitivo esilio. In quel libro, nei suoi discorsi, delle tante interviste ci sono convinzioni rocciose come quella secondo cui non c'è futuro e non c'è speranza per i sudtirolesi all'interno dello Stato italiano. Difficile trovarvi, invece, accenti di odio  o sentimenti di vendetta.

Per i pochi che ancora non la conoscono, ripeto qui la storia del suo incredibile rapporto con un altro politico che, secondo ogni logica, sarebbe dovuto essere agli antipodi rispetto a lei. Ruggero Benussi, approdato in Alto Adige con molti altri profughi dall'Istria e dalla Dalmazia, fu uno dei fondatori e dei principali esponenti del Movimento Sociale Italiano di questa provincia. In teoria i due non avrebbero neanche dovuto sfiorarsi. Ed invece tra la maestra della Val Passiria e il neofascista dalla barba bianca si stabilì una corrente di silenzioso rispetto, se non di amicizia vera e propria. E quando Benussi morì, a dargli l'ultimo saluto c'era anche lei, Eva Klotz, e qualcuno giura di averle letto una piccola lacrima sul volto.

Nel corso di una lunga carriera, ha avuto molti e diversi compagni di strada. Il banco accanto al suo, in consiglio, è stato occupato dal roccioso Alfons Benedikter, prima avversario e poi collega di partito. Con il più giovane Andreas Poeder è andata d'accordo per un periodo, salvo poi arrivare alla rottura e ad una scissione dalla quale è uscita senza troppi danni. Con i concorrenti della nuova destra sudtirolese, i Freiheitlichen, ha sempre avuto un rapporto misto di cautela e diffidenza. Il suo milieu è però sempre rimasto quello delle origini, quell'Heimatbund fondato a metà degli anni 70 dai reduci della stagione terroristica, dai loro simpatizzanti e dai loro familiari. È stata la sua base elettorale ed anche, in un certo senso la sua famiglia politica.

Un anno fa ha scontato, come del resto gli altri consiglieri di opposizione, gli effetti devastanti dello scandalo dei vitalizi, ma nessuno si é permesso di utilizzare nei suoi confronti gli epiteti offensivi che hanno colpito molti altri protagonisti della politica altoatesina. Sul suo disinteresse personale nessuno, amico, nemico o avversario, si sentirebbe di esprimere qualche dubbio.

Sulle idee e sui progetti politici di Eva Klotz ognuno può avere le più ampie riserve, ma c'è un aspetto che non può essere ignorato. A lei, come del resto ad altri esponenti dell'estrema destra sudtirolese e di quella italiana, spetta il merito di aver incanalato entro gli argini di un corretto e civile confronto democratico, pulsioni antiche e feroci, che in questa terra sono probabilmente inevitabili e inestinguibili, e che senza quello sbocco istituzionale garantito dalla presenza di personaggi come Eva Klotz in consiglio provinciale, si sarebbero disperse e manifestate altrimenti. Alle conseguenze preferiamo non pensare.

Eva Klotz ha quindi deciso di lasciare  il consiglio provinciale. Difficile pensare, come si diceva in apertura, che possa abbandonare del tutto la politica. Ci aspettiamo dunque di ritrovarla, sempre sorridente e paziente nello spiegarci, come fa la brava maestra con l'alunno un po' zuccone, perché mai non esista altra alternativa all'autodeterminazione, perché, anche se noi ci ostiniamo a non capirlo,  "Suedtirol ist nicht Italien".

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Stephan H. Mon, 11/17/2014 - 17:42

Articolo interessante, solo una cosa sembra esagerato. Il termine estrema destra nei confronti del partito di Eva Klotz. Se sarebbe cosí, non potrebbe mai essere membro del partito europeo EFA (european free alliance), dove fanno parte i verdi e altri partiti di sinistra...

Mon, 11/17/2014 - 17:42 Permalink
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Martin B. Wed, 11/19/2014 - 23:16

In reply to by gorgias

Wörter an sich sind nie "schlecht". Wer glaubt durch Austausch mit anderen bisher unbelasteten Begriffen würden sich die Vorurteile von Personen ändern, irrt m. M. nach. Ob unsere Kinder bessere Menschen werden, weil sie Neger in keinem Märchenbuch mehr lesen, wage ich wirklich zu bezweifeln.

Wed, 11/19/2014 - 23:16 Permalink
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tom tuli Mon, 11/17/2014 - 22:12

Endlich mal ein sachlicher artikel auf salto.sonst ist man ja hier - in linksgrüner manier - gewohnt,dass man all das diskreditiert,was eine andre meinung hat. Ohne die faschistisch vorbelasteten begriffe "alto adige" und "altoatesino" kommen jedoch leider die meisten italienischsprachigen journalisten hierzulande immer noch nicht aus.hier fehlt -anders als im deutschsprachigen raum - gewollt oder ungewollt leider noch immer das politische,kulturelle und historische feingefühl.

Mon, 11/17/2014 - 22:12 Permalink
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tom tuli Mon, 11/17/2014 - 22:17

In reply to by tom tuli

Außerdem sollten einige linksgrüne und pd schreiber hier endlich mal eine andre platte auflegen anstatt immer die rechtsextreme keule zu schwingen.;-) die freiheitlichen sind eine rechte partei,die südtiroler freiheit eine partei der mitte.programme angucken!denn wenn diese beiden parteien rechtsextrem sein sollen,sind die grünen auch linksextrem,was man ja nicht behaupten kann.es gibt mehrere wahrheiten,nicht nur die des linken gutmenschentums.

Mon, 11/17/2014 - 22:17 Permalink