La ferrovia dimenticata
Oggi è possibile prendere un treno a Bolzano e arrivare fino a Malles, in Val Venosta. Ma nei piani di chi aveva progettato questa linea ferroviaria quasi due secoli fa, sarebbe stato possibile raggiungere l'Engadina passando per il Passo del Forno e per la pittoresca Val Monastero. Un viaggio che, nell'illuminata visone dei progettisti, doveva terminare a Calais. Peccato che il progetto, a causa dello scoppio della grande guerra, sia saltato.
Oggi i ricercatori del Kuratorium für technische Kulturgüter stanno prendendo in mano i progetti originali, nel tentativo di recuperare un'infrastruttura dall'importante valore storico. Ne abbiamo parlato con Gerd Staffler, membro del Curatorio. "Dopo decenni di euforia per il trasporto su gomma ci stiamo piano piano rendendo conto che i treni sono non solo comodi ma anche meno inquinanti" ha commentato l'esperto, "l'opinione pubblica apprezza questo genere di risanamenti".
Nei giorni scorsi la Provincia ha incaricato il Curatorium dei Beni Tecnici di realizzare uno studio di fattibilità per il recupero della linea ferroviaria che congiunge Campo Tures e Brunico. Questo rinnovato interesse non può che richiamare l'attenzione dei più attenti a un'altra importante linea ferroviaria del passato, la linea che doveva per l'appunto condurre i passeggeri da Bolzano all'Engadina. Erano gli anni '30 dell'Ottocento quando un banchiere veneto, tal Levi, progettò un secondo Orient Express che doveva portare le persone e le merci dall'Inghilterra a Istanbul, passando per l'Engadina, la Val Venosta e Bolzano. Non se ne fece più nulla, anche perché il Brennero era un passo di montagna molto più facile da raggiungere, e così le merci iniziarono a viaggiare per di là. "La Val Venosta non venne però abbandonata: gradualmente l'impero asburgico costruì delle linee ferroviarie. La prima tra Bolzano e Merano (tra il 1880 e il 1900), prolungata poi verso Malles nel 1906", racconta Staffler. Nella mente dei progettisti due sarebbero dovute essere le mete: Landeck in Austria e l'Engadina in Svizzera. Ma la grande guerra fermò la realizzazione di questa opera.
La linea che collega Bolzano con Malles restò attiva fino al 1991 quando - dopo una parziale chiusura al traffico merci negli anni '70 - il servizio ferroviario fu soppresso. Nel 1993 la provincia di Bolzano ne prese la gestione, ma per altri sei anni le erbacce crebbero lungo le rotaie. Solo nel 1999, allo scadere del secolo, cominciarono i lavori di ammodernamento. "Ci misero 6 anni per riaprire la linea, un tempo molto lungo", racconta l'esperto. Oggi lavorare sulle vecchie linee ferroviarie non costa solo molto tempo, ma anche molti soldi: "Una volta la manodopera era molto meno costosa e quindi i lavori potevano procedere più speditamente. Questa è certamente la nostra prima difficoltà: il progetto è davvero costoso".
Soldi che, per il momento, nessuno sembra voler investire. Tre sono infatti le realtà che potrebbero intervenire in questo senso. In primo luogo l'Europa, dato che si tratterebbe di una linea ferroviaria internazionale. Purtroppo la Svizzera non fa parte dell'Unione Europea e quindi non c'è interesse a finanziare un progetto di questo genere. Anche l'Italia è sorda alla richiesta: altre linee (in primis Brennero e Tav ndr.) occupano i primi posti della lista delle infrastrutture da realizzare.
E per quanto riguarda la provincia? "Non c'è un grande interesse politico", ammette Staffler, "la Val Venosta è un po' marginale. Al contrario c'è interesse a sviluppare la linea della Val Pusteria, bacino di 100.000 voti per l'SVP". Probabilmente ha ragione, tenuto conto che anche il progetto per la Val Pusteria, assai meno costoso, è difficilmente realizzabile.
L'intenzione comunque rimane, anche perché quanto realizzato fino ad ora ha avuto un ottimo impatto economico e sociale: "A un anno dalla sua riapertura, la tratta tra Merano e Malles ha festeggiato il suo milionesimo passeggero. Un risultato da non sottovalutare" ha concluso Gerd Staffler. Il recupero di realtà storiche come queste, oltre a valorizzare il territorio altoatesino, dimostra di essere anche un buon investimento economico.