Politics | Il COMMENTO

Athesia è ovunque, anche dove non c'è

L'azienda guidata da Michl Ebner controlla già ora l'intero mercato dell'informazione? La mancata diffusione della notizia della condanna di Sie pone qualche domanda.
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Foto: Hannes Prousch

Venerdì sera con questo pezzo salto.bz ha dato la notizia della condanna per comportamento antisindacale della società Sie che fa capo ad Athesia per la chiusura del quotidiano Il Trentino. Stamani (21 giugno) è uscito un secondo articolo in lingua tedesca, a firma di Christoph, Franceschini. La notizia si trova poi su “Alto Adige innovazione” e sul sito della Rai in lingua tedesca (e su quello della Rai in lingua italiana - aggiunto il 22 giugno, ore 6.00, ndr). Forse qualche altra pubblicazione è sfuggita ai potenti mezzi di Google. Lo spero, almeno. Però che una società facente capo al Presidente della Camera di commercio Michl Ebner venga condannata per comportamento antisindacale non è esattamente cosa che capiti tutti i giorni. Il modo in cui sono andate le cose impone forse un minimo di riflessione sullo stato dell’informazione in Alto Adige.
Non è che io mi senta un cuordileone, anzi. Per dire: ora lavoro a Salto.bz ma ero a Palazzo Widmann fino a un mese e mezzo fa e nel 2016 o giù di lì accarezzai persino l’idea di andare a lavorare in un mezzo di informazione Athesia e mi proposi. Faccio il giornalista dal 1998 e ho lavorato prima al Mattino e poi, per 15 o 16 anni, al Corriere dell’Alto Adige, una testata in cui mi sono sentito sempre libero, in cui ho scritto un sacco di cose che mi sembravano giornalisticamente sensate, ma pur sempre una testata istituzionale. Non vengo dal Diario di Enrico Deaglio, dal Manifesto, e neppure da un centro sociale occupato, ammesso che esistano ancora. Quindi questo non è un pulpito, ma esattamente il contrario. Non è una predica, ma un disperato (e tardivo) grido d’allarme. L’ultimo mio obiettivo, in sintesi, è quello di fare il maestrino e di dare lezioni a chicchessia.

Quello che segue è un tentativo di analisi che, purtroppo, non riuscirà ad essere sempre del tutto freddo e distaccato, visto che l’argomento ha che fare con l’essenza stessa della democrazia. Il problema di fondo, riassumendo, è che Athesia controlla quasi tutti i media della regione ma in qualche modo li condiziona tutti, direttamente o indirettamente. Per dire: già nel momento in cui è risaputo che è in corso una trattativa tra Athesia e un editore i giornalisti della tal testata possono sentirsi condizionati.  Salto.bz è di proprietà di una cooperativa e in quanto tale non “scalabile”, ma in qualche modo, è a sua volta condizionato dal momento che il dominio di Athesia nel mercato pubblicitario è talmente forte che pure diversi possibili inserzionisti non hanno remore a dire che “non possono” fare pubblicità. Ma quella addotta può essere anche una scusa, non è provabile e quindi passiamo oltre.

Nel mondo dell’informazione i problemi occupazionali sono così forti che il tema “monopolio” è diventato tabù, ma la situazione è un po’ più grave di come appare. Per fare un piccolo esempio, riferisco una cosa che in pochi, forse, direbbero: Athesia condiziona in qualche modo pure la voce dei giornalisti rimasti senza lavoro del Trentino. Come? Attualmente sono tutti in cassa integrazione e quindi ancora licenziabili dall’azienda che ha chiuso il loro giornale dall’oggi al domani. Quindi non possono nemmeno fiatare. Del resto, chi al loro posto farebbe qualcosa di diverso? A questo punto sorge spontanea un’altra domanda: ma a cosa serve il garante per la concorrenza e il mercato? A cosa servono 35 consiglieri provinciali? L’unico che forse può fare qualcosa è il primo, perché l’esistenza mediatica dei secondi è subordinata ai voleri dell’editore unico. Quale politico altoatesino italiano o tedesco oggi può permettersi di subire le possibili conseguenze di un attacco all’Athesia?

Per quanto riguarda me devo fare ulteriore ammenda, perché pure io, che lavoro nei media da 23 anni e che quindi ho occasione di affrontare l’argomento e di rifletterci più di quanto sia tenuto a fare chi non lavora nel settore, sulle (possibili) ripercussioni a cascata di questo monopolio ci ho in realtà riflettuto per la prima volta solo venerdì sera, poco dopo che il sindacato giornalisti ha diramato la sua nota sulla condanna di Sie. Non si trattava di fare giornalismo d’inchiesta, ma di dare semplicemente spazio a un comunicato stampa. Sono sicuro che in alcuni casi ci sia stato, come mi hanno spiegato, qualche intoppo, che la notizia sia arrivata forse un po’ tardi (per le tv). Ma qualche domanda mi è venuta.

Se non è Ebner a tenere in piedi il sistema dell’informazione in Alto Adige, chi lo fa?

La verità è che i giornalisti, in un sistema del genere, visto che ne va delle loro vite lavorative, sono gli ultimi che possono fare qualcosa. Toccherebbe ad altri sollevare la questione: alla politica, alle authority, ai sindacati (non solo quello dei giornalisti), agli ordini professionali … . O meglio: sarebbe spettato. Perché oggi, ormai, chi si muove più? C’è una forma di ricatto involontaria e nascosta in tutto questo: se non è Ebner a tenere in piedi il sistema dell’informazione in Alto Adige, chi lo fa? Quale imprenditore oggi investirebbe in uno dei settori più in crisi? Purtroppo è proprio così. E nel dibattito bisogna tenerne conto. Poi, in genere ,a stracciarsi le vesti sono spessissimo persone che non tirerebbero fuori un euro neanche per leggersi la “madre di tutte le inchieste” scritta dal New York Times, ma poi pretendono le inchiestone che fanno tremare i palazzi. Quando vogliamo a iniziare a parlare di questa situazione?  Quanti sono disposti a sostenere economicamente la libera informazione? Da parecchi anni ho perso quasi del tutto la voglia di polemizzare pubblicamente, per cui eviterei volentieri di parlarne, ma il problema è che l’informazione è legata a doppio filo con la democrazia per non sentirsi male nel continuare a far finta di nulla.

Nell’analisi procedo a spanne, poiché questa non è un’inchiesta giornalistica in cui snocciolare cifre e quote azionarie, ma un commentone long form per pochi intimi. Prima un piccolo passo indietro per ricapitolare a grandi linee la questione. Come si ricorderà, nel 2016 la casa editrice che fa riferimento alla parte di mondo sudtirolese più conservatore acquista l’Alto Adige, un giornale che tutti sappiamo quanto sia importante per la comunità di lingua italiana della provincia. Con esso prende in blocco anche il Trentino, da parecchi anni in difficoltà per la forza acquisita dal concorrente Adige e la crescita del Corriere del Trentino. “Nessuna intenzione di chiudere il Trentino”, dice Michl Ebner, allora. E in molti lo considerano un vero “salvatore”. Pochi mesi dopo si diffonde la notizia che Athesia sta per acquisire anche l’Adige e Radio Dolomiti. L’operazione è praticamente già chiusa, questo lo so con assoluta certezza per aver parlato con una persona che partecipò alla riunione decisiva. Non so con certezza, invece, se è stato per l’intervento di qualche politico (l’allora presidente Ugo Rossi?) o perché lo stesso Ebner non volesse mostrare un eccesso di ingordigia, ma comunque all’ultimo secondo, pubblicamente, si finge che l’operazione salti. Che sia una finta è poi dimostrato dal fatto che l’acquisto viene annunciato, come la cosa più naturale del mondo, nel luglio 2018. Athesia fagocita tutto, comprese le concessionarie di pubblicità. E qui arriva un altro punto importante. Oggi come allora la proprietà dei dorsi del Corriere della Sera è appunto della milanese RCS. Ma la concessionaria di pubblicità Media Alpi dal 2018 è partecipata dal gruppo Athesia (le radici dell’acquisizione stanno nella storia editoriale dei dorsi che qui non ha senso ripercorrere), che da solo controlla l’intero mercato pubblicitario dell’editoria. E sappiamo quanto sia importante la pubblicità  per un mezzo cartaceo. Basti pensare a come si sostengono i vari Qui (Bolzano, Merano, Bressanone, Bassa Atesina …), i free press cartacei anche questi del gruppo Athesia che raschiano il fondo del barile di tutte le aziende che vogliono pubblicizzare qualcosa. Tutto ovviamente più che legittimo, nessuno lo discute.

Athesia, quindi, finora ha comprato tutto il comprabile. Mancano solo qualche radio e qualche tv. Ma da quel tutto sommato piccolo evento che è stata la mancata diffusione della notizia della condanna, ho avuto per un attimo la sensazione che Athesia, come detto, sia in grado di influenzare in qualche modo anche i media che non ha ancora acquisito. Se fossi un giornalista di uno di questi media “in trattativa”, sapendo che prima o poi il mio giornale-sito-radio-tv verrà comprato dall’Athesia come mi rapporterei non solo ad una notizia che riguarda Michl Ebner, ma a tutto quello che è il Credo-Athesia? E se io fossi un soggetto che fornisce un servizio a tutti i giornali del gruppo? Chiedo ancora: quante persone che quotidianamente attaccano i giornalisti “servi” sarebbero disposte a rischiare di perdere il lavoro in un settore in cui il lavoro non c’è?

Quello che – è proprio il caso di dire – “regna” in Alto Adige è un gigantesco sistema di potere che penetra in ogni più piccolo anfratto, e che oltre a fare incetta di tonnellate di pubblicità nel privato fa man bassa (in ragione dei numeri che può vantare, ovviamente) di buona parte delle sovvenzioni e delle commesse pubbliche nell’editoria (nel senso dei libri). La cosa sarebbe già molto grave se si stesse parlando di un editore puro che bada unicamente a fare denaro producendo informazione. Perché vendere informazione non è esattamente come vendere lavatrici. SI crea consenso, e lo si toglie. Ma in questo caso, per di più, si sta parlando di un editore che è anche un politico molto conservatore e che potenzialmente può fare politica (e in diversi suoi mezzi già lo fa), in ogni riga, in ogni musichetta, in ogni jingle, in ogni sondaggio e in ogni sghignazzata. Vuoi che sul mio giornale io parli della tua attività, del tuo concerto? Prima fai il bravo, poi magari paghi un’inserzione e poi ti metto l’articolo. Vuoi comparire con una fotina sulle mie 50.000 copie? Dammi una notizia in esclusiva e poi vediamo. Questo è il metodo Athesia. Il risultato è che tra la domenica e il lunedì i mezzi di comunicazione pubblicano tutte le notizie più importanti che la Giunta provinciale approva il martedì o la Giunta Comunale il lunedì. E per convincere un assessore a darti una notizia in esclusiva oltre alla foto basta promettere la copertura di una conferenza stampa che altrimenti non si sciropperebbe nessuno. Ma poi puoi anche prenderlo per i fondelli e non andarci, perché lui poi a protestare da chi va? Zitto e buono. Che funzioni esattamente così nel mondo dell’informazione lo sanno tutti. E pure nella politica. Come si reagisce? Si impreca, si sospira e si scuote semplicemente la testa.

Per poter scegliere accuratamente le notizie da dare in anteprima i mezzi Athesia vogliono che l’ordine del giorno della Giunta provinciale sia online. Non esiste il condizionale “vorrebbero”. Vogliono. E quindi lo hanno. Quando qualche anno fa Kompatscher provò a fare marcia indietro e a tornare a quello che sarebbe normale e giusto, e cioè pubblicare la lista delle delibere approvate pochi minuti dopo la fine della Giunta, successe il finimondo. Sono bastate un paio di manganellate tirate bene sulle ginocchia con la colpevole e patetica complicità di quasi tutte le opposizioni, e, taaaaac, ecco la marcia indietro. L’odg è e sarà per sempre on line fino alla notte dei tempi. Qual è, in questo caso, l’altro lato della medaglia? Se io appartengo alla lobby degli imprenditori o sono un leader sindacale (per non parlare sempre e solo dei contadini) e so già il venerdì che andrà in Giunta una delibera che mi danneggia o non mi soddisfa, posso smuovere mari e monti per cercare di farla modificare in anticipo. Questo è uno di quei casi in cui si spaccia la trasparenza per il suo esatto contrario, e cioè la capacità di condizionamento. Questo accade oggi, con cadenza settimanale, in Alto Adige.

Michl Ebner è senza dubbio una delle persone più intelligenti in circolazione, su questo non ho dubbi. E quindi non penso che intervenga direttamente su tutti i temi. Ma osservo, per dire, che l’Adige (e non l’Alto Adige, che ha lo stesso direttore) sui grandi carnivori si comporta esattamente come il Dolomiten. Nelle pagine c’è solo qualche ettolitro di sangue in meno (che non è poco), ma la quantità e i toni degli articoli sono esattamente gli stessi. In ogni caso più che la censura diretta, che, salvo qualche caso, probabilmente non esiste, a fare la differenza è l’autocensura, una cosa del tutto normale e inevitabile. Si può fare bene il proprio mestiere toccando semplicemente certi argomenti invece di altri, puntando sull’amarcord piuttosto che sull’attualità, dando spazio a certe cose piuttosto che altre.

L’obiettivo principale di Athesia è evitare il terzo mandato di Arno Kompatscher alla guida della Provincia

Tutte le persone che lavorano nel mondo dell’informazione sanno che l’obiettivo principale di Athesia è evitare il terzo mandato di Arno Kompatscher alla guida della Provincia. L’obiettivo non è però distruggerlo, perché altrimenti anche il partito di cui fa parte Michl Ebner ne rimarrebbe danneggiato, ma semplicemente non farlo rieleggere. Quindi, praticamente, si fa in modo che il presidente non esista. Si inducono le persone a pensare che le cose che vanno male, vanno male per colpa sua, e quelle che vanno bene, vanno bene per merito di altri colleghi di Giunta graditi ad Athesia. Si lascia, ad esempio, che - con la eleganza che lo contraddistingue -  l’ex Landeshauptmann Durnwalder gli spari addosso perché non vuole rispettare le sentenze di condanna e pagare i risarcimenti di tasca propria, sapendo già che Kompatscher da parte sua non potrà mai rispondere dicendo quello che pensa e quello che sa, perché altrimenti dopo il secondo mandato dovrebbe raggiungere Robert Peroni nella casa rossa in Groenlandia.

E si va avanti come se nulla fosse, giorno dopo giorno. Nessuno chiede non dico le dimissioni di Michl Ebner dalla Camera di commercio, come forse succederebbe altrove, ma nemmeno delle pubbliche spiegazioni. Quale giornalista e quale politico che non voglia auto-rinchiudersi nel ghetto degli appestati, potrà mai andare contro questo sistema?  Il punto è che chiunque abbia un interesse a comparire su uno dei mille mezzi di comunicazione di Athesia, che sia un politico o un sindacalista, un organizzatore di eventi o un artista, ci penserà due volte perfino a mettere un “mi piace” su Facebook a questo pezzo, ammesso che questo pezzo piaccia a qualcuno. Questo è l’Alto Adige di oggi. Avanti così, direbbe ironicamente un mio ex collega a cui voglio molto bene.

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Paolo Florio Mon, 06/21/2021 - 20:30

Caro Fabio, finalmente - ne sono felice per te e te l'ho già detto - sei tornato a fare il giornalista "vero".
Hai ragione, questa non è un'inchiesta e probabilmente ai non addetti ai lavori può risultare difficile seguire la tua pur chiarissima esposizione dei fatti. Ma chi è del mestiere sa tutto. E continua a fingere di non sapere.
Credo tu sia uno pochi giornalisti di lingua italiana (si possono contare sulle dita di una mano) che abbia avuto il coraggio di dire certe cose.
Tra le tante verità che hai snocciolato ne ribadisco una, la più micidiale in quanto subdola e madre di tutte le altre: in Alto Adige il problema più grosso per la stampa non è la censura, ma l'autocensura. "Chi me lo fa fare?" "Tengo famiglia..." "L'importante sono i posti di lavoro..." - finché durano, ovviamente, con buona pace di chi ha creduto e crede che chi è affetto dalla sindrome del Risiko possa cedere briciole di mercato alla stampa non condizionata.
Per tornare a fare a pieno titolo questo mestiere hai scelto il posto giusto, buon lavoro.

Mon, 06/21/2021 - 20:30 Permalink
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il caimano Tue, 06/22/2021 - 12:24

Bell'articolo, complimenti!
Interessante il passaggio con la riflessione sull’autocensura, che spesso è pure peggio della censura. Viviamo in una terra in cui certe cose non si dicono

Tue, 06/22/2021 - 12:24 Permalink
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ROBERTO VIVARELLI Tue, 06/22/2021 - 18:17

Ritengo necessaria una precisazione, viste le premesse fondanti dell'articolo.
Il TGRegionale della Rai ha dato la notizia per primo e nell'edizione principale, quella delle 19.35 di venerdì 18. Lo stesso giorno ha pubblicato la notizia sul proprio sito
(https://www.rainews.it/tgr/bolzano/articoli/2021/06/blz-chiusura-quotid…)
e ne ha riferito ampiamente nel servizio sul presidio di protesta del sindacato giornalisti.
Cordiali saluti
Roberto Vivarelli
Caporedattore Rai Tgr Bolzano

Tue, 06/22/2021 - 18:17 Permalink
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Emil George Ciuffo Tue, 06/22/2021 - 20:07

In altre regioni lo chiamerebbero "il sistema". Ebbene questo è il nostro "sistema" e finché regna l'omertà (come dice Franceschini) non cambierà niente.

Tue, 06/22/2021 - 20:07 Permalink
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Cornelia Brugger Sun, 06/27/2021 - 12:03

In reply to by Emil George Ciuffo

Danke Fabio, du sprichst aus, was viele denken und im gleichen Moment nicht aussprechen. Aus Angst, die Konsequenzen auf der eigenen Haut spüren zu müssen. Das System Südtirol gabs, gibt es und wird's vermutlich noch lange geben. Das Land ist zu klein und zu wichtig (zumindest benehmen wir uns so), um nicht zu wissen, wie der Nachbar die "Knedl drahnt" und die Führungskraft tickt. Willst du es fein haben, halbwegs a Karriere machen und Anerkennung spüren, dann ist es das Beste du entspricht einfach....oder du hast ein dickes Portemonnaie (mit Geld geht dann doch so einiges). Und sonst bleibst am besten, wo du bist. Dass sich das nicht verändert, dafür sorgen Andere. Da kannst dir sicher sein.

Sun, 06/27/2021 - 12:03 Permalink
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Paolo Ghezzi Mon, 06/28/2021 - 12:31

Un panorama di macerie, quello che descrive bene Fabio Gobbato. In Trentino, comunque, politica e impresa se la sono cercata. Già a cavallo dell'anno Duemila, tutti sapevano che la famiglia Gelmi non si sarebbe tenuta l'Adige. Ma - a parte qualche pranzo inutile a immaginare inesistenti cordate trentine - nessuno ha fatto un progetto serio per tutelare il bene comune di un giornale indipendente ed evitare il dilagare dell'oligopolio Athesia. Amen.

Mon, 06/28/2021 - 12:31 Permalink