Fossili Urbani
Stavo riflettendo su quanto noi uomini lasciamo sul nostro cammino (in senso figurato) facendo paragoni con altri esseri viventi, mentre aspettavo un amico su un marciapiede romano […] “Ma che fai chinata a terra?”, mi chiede l'amico arrivato nel frattempo. Avevo notato un bottone ed un cerotto rimasti “intrappolati” nell'asfalto sotto i miei piedi [...] “Ho trovato un fossile urbano!”. *
Con queste parole la fotografa Francesca Cirilli - Viareggio 1982, laurea triennale in fotografia presso lo IED di Torino, master in storia contemporanea presso l'università di Pisa- descrive il momento in cui conia il termine che determinerà il suo lavoro per alcuni anni e culminerà nella mostra itinerante aperta in questi giorni a Trento.
Esploriamo l'esposizione presentando i testi che la fotografa stessa e Stefano Riba insieme ad altri autori hanno scritto per Fossili Urbani, progetto che è stato curato da Francesca insieme ai paleontologi e geologi Massimo Delfino, Francesca Lozar e Marco Giardino.
Un giorno, avrò avuto sei o sette anni, ero con i miei genitori sulla balconata del Gianicolo. Sotto di noi il panorama di stratifiazioni millenarie chiariva perché la chiamano la Città Eterna [...] **
Partendo da un'immagine apparentemente casuale tratta dalla vita quotidiana Francesca Cirilli avvia una serie di riflessioni riguardanti il rapporto tra arte e scienza, la nostra impronta ecologica, la stratigrafia dei resti delle attività umane leggibilie nelle nostre città. Ricordiamo che al giorno d'oggi più del 50% della popolazione mondiale vive in aree urbane in un'era geologica chiamata antropocene in cui è l'essere umano il fattore determinante nelle modifiche territoriali, strutturali e climatiche che investono il pianeta.
Quello che intendevo domandare era altrimenti formulabile così: fino a dove può spingersi l’uomo nel costruire i suoi monumenti? Riuscirà mai a edificare qualcosa di ‘eterno e inscalfibile’ come una montagna? Potrà mai rivaleggiare con i tempi delle ere geologiche e con la vastità della natura e dell’universo? **
Tornando alle parole della fotografa viareggina, esploriamo il significato del nelogismo da lei coniato.
Con il concetto di “fossile urbano” potevo trattare attraverso un linguaggio che mi è proprio (quello fotografico) una serie di tematiche per me di primaria importanza. Un'immagine semplice intorno a cui si possono sviluppare riflessioni legate ai problemi ambientali, e in particolare alla questione dei rifiuti, ai temi del consumo e del consumismo, del modo di vivere, organizzare e osservare lo spazio, della rapidità crescente che regola i tempi della nostra vita e del nostro rapporto con gli oggetti, con la natura e con il mondo in generale. *
Sono stato a Rovereto per vedere le orme dei dinosauri, sull’altopiano del Mondeval per osservare i fossili nel loro ambiente naturale, poi a Selva di Cadore per visitare il Museo Civico della Val Fiorentina che ne conserva una vasta collezione [...] Alla creazione seguiva l’esposizione e a questa succedeva la conservazione e, in fine, la memoria. Queste due ultime circostanze sono da sempre le più incerte. Se il problema della conservazione dell’arte contemporanea è un tema dibattuto da artisti, filosofi e restauratori, le dispute su ciò che rimarrà per le generazioni future rientrano nel campo della preveggenza se non dell’i- gnoto più assoluto. **
Così scienza e fotografia, in maniera ironica e giocosa, sono confluite in una serie di immagini che è andata avanti nel tempo e continua ad ampliarsi ad anni di distanza dal primo “ritrovamento”. Nonostante la mia ricerca fotografica si muova adesso su terreni e binari stilistici un po' diversi, continuo a raccogliere nuovi pezzi di questa serie, che si arricchisce e acquisisce con il passare del tempo sviluppi e sfumature ulteriori. Ad esempio, in una fotografia del 2008 si vede una parte di un noto modello di telefono cellulare, molto diffuso prima dell'arrivo degli smartphones; nel 2015, dopo soli sette anni, quel modello sembra ormai antico, obsoleto, come saranno tra pochi anni molti degli oggetti che oggi accompagnano le nostre vite e ci sembrano indispensabili. *
La storia non è solo un susseguirsi di eccezionali trionfi e scoperte, ma anche un lungo elenco di testi- monianze che aprono profondi interrogativi sull’ec- cessiva fiducia nell’opera dell’uomo [...] Fossili urbani compie la stessa azione critica mettendoci davanti a due importanti domande: quali saranno i fossili (fisici e metaforici) che stiamo lasciando? Cosa e come sopravviverà tutto ciò che stiamo producendo? [...] O forse, in una visione meno romantica e più realistica, quando tutto sarà trasformato in un’eterna memoria in codice binario saranno proprio i byte a essere i fossili del futuro. **
La mostra trentina è corredata dal concorso #FossiliUrbani in cui gli interessati possono andare a caccia delle tracce lasciate dalle nostre attività qutotidiane per poi inviarli al museo dove saranno esposti. info: mostra
*Testi di Francesca Cirilli, fotografa e ideatrice di Fossili Urbani
**Testi di Stefano Riba