Society | sessualità

Sex tools oltre la disabilità

Il design come strumento d’inclusione per la salute sessuale: nasce in Alto Adige il progetto ZIGZAG, per generare curiosità e consapevolezza.
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Foto: zigzag

ZIGZAG è un progetto nato in Alto Adige con l’obiettivo di superare le barriere sociali e la stigmatizzazione che, ancora oggi, si nascondono dietro il tema della sessualità legata alla disabilità. Benessere sessuale ed emotivo appartengono ad ogni individuo e, proprio per questo, il progetto mira a creare una rete comunicativa efficace e sempre più ampia attraverso una piattaforma online. Non solo, oltre alla sensibilizzazione, i ragazzi di ZIGZAG si impegnano a co-progettare oggetti sessuali in base alle esigenze dei non abili. Questo fa sì che il mondo venga ripensato senza porre distacco tra “noi” e “loro”, ma costruendo un ambiente inclusivo per ognuno. Trovare nuove soluzioni per abbracciare le esigenze delle persone con disabilità, vuol dire fare un salto in avanti verso un mondo più umano e vivibile per tutte e tutti. Abbiamo intervistato Jacopo Margaglia, il quale ha fatto da portavoce del team del ZIGZAG, raccontandoci, nella prima risposta, l’origine del progetto facendo riferimento alla sua tesi di laurea.

 

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Salto.bz: Quando è nato il progetto?

Jacopo Margaglia: Il progetto nasce tra il 2021 e il 2022 con la mia tesi di laurea triennale, dal titolo “Tabù alla seconda”. Essa trattava nello specifico il tema della sessualità e del design come strumento di inclusione per il raggiungimento della salute sessuale, per gli individui con disabilità fisiche. La tesi è stata un lavoro perlopiù teorico, nel quale ho cercato di raccogliere insieme la letteratura del Disability Studies, con la psicologia della sessualità, esplorando l’argomento nel contesto della disabilità. A questo si è affiancato un altro tipo di lavoro fatto di interviste ad esperti, attivisti e varie figure interne a questo mondo.

Com’è nato il progetto e quali sono stati gli spunti iniziali?

Il progetto ZIGZAG in cui lavoriamo io, Viola Redaelli e Margherita Poli è nato a febbraio 2023 durante il corso di Project 2 della laurea magistrale in Eco-Social Design alla Libera Università di Bolzano.

Esso si sviluppa in partnership con Hackability, una cooperativa sociale fondata a Torino nel 2016, che si occupa di sviluppare e di mettere insieme varie competenze, per co-progettare insieme a persone con disabilità, bambini e anziani.

Questa associazione ha una rete già abbastanza ampia, che si sviluppa su Torino e in alcune città del Nord Italia. Io ero entrato in contatto con loro per la mia tesi triennale, come dicevo prima. Successivamente siamo riusciti a portarli a Bolzano e, partendo da due spunti di base, abbiamo sviluppato questo progetto.

 

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In primo luogo, volevamo ampliare il raggio di azione di Hackability ed utilizzare il loro metodo di co-design, applicato però ad un tema di nostro interesse, ovvero quello della salute sessuale.

Successivamente, l’intenzione era di lavorare al tema della sessualità e della salute sessuale degli individui con disabilità fisica, in un’ottica più inclusiva.

Da un lato bisognava e bisogna tuttora lavorare sulla narrazione e quindi, trovare un linguaggio inclusivo capace di affrontare lo stigma sociale. Dall’altro l’intenzione era ed è, di agire proprio sulle barriere fisiche presenti nella nostra società contemporanea.

Quali sono state le difficoltà e come le avete superate?

Abbiamo riscontrato una serie di difficoltà. La prima è stata trovare persone disponibili a co-progettare assieme a noi, a Bolzano, dei sex tools per poter intervenire su questioni personali. Le motivazioni tra queste difficoltà sono innanzitutto l’assenza di contatti preesistenti. Non è stato facile sviluppare da zero una nuova rete sia con individui con disabilità, che con associazioni. La seconda semi-difficoltà è stata rappresentata dalla necessità di dover creare un rapporto umano ancor prima di quello lavorato, per poter collaborare ad un progetto così delicato. Le persone con disabilità avevano bisogno di fidarsi di noi, di entrare in empatia.

Dopo qualche mese, siamo riusciti a trovare persone disponibili a collaborare. Anche il tema è estremamente particolare e, per questo, non è detto che tutti siano disposti ad aprirsi e a parlarne fin da subito.

Il modo più efficace che abbiamo trovato per superare la delicatezza della questione, è stato creando legami interpersonali, attraverso l’ascolto e l’empatia. Noi siamo stati i mediatori di conoscenze tecniche, non esperti che calavano dall’alto un progetto già pronto.

Sviluppare networking con le associazioni è stato un altro scoglio che abbiamo dovuto superare. ZIGZAG è un progetto che abbraccia vari aspetti: dalla comunicazione del tema, all’informazione sul tema, fino alla creazione materiale di oggetti.

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Infine, l’ultima difficoltà che abbiamo incontrato, è stata quella legata allo sviluppo effettivo degli oggetti a livello tecnico nelle varie fasi della modellazione e quindi della stampa 3D.

Abbiamo sbagliato e testato tante volte prima di arrivare alle soluzioni finali.

Il riscontro è stato positivo e cosa vi aspettavate?

Le nostre aspettative erano in realtà molto semplici: riuscire a generare interesse e curiosità. Naturalmente come prima cosa, volevamo aumentare nelle persone la consapevolezza intorno al tema della salute sessuale nel contesto della disabilità. Pensiamo di esserci riusciti; abbiamo avuto un riscontro positivo e siamo soddisfatti.

In università, sia i nostri professori che i nostri colleghi, si sono detti molto contenti e molto interessati al progetto.

Le persone con cui abbiamo collaborato sono state felici e soddisfatte sia rispetto al lavoro svolto, che agli oggetti che hanno ricevuto. Per quanto riguarda le associazioni, possiamo sicuramente dire di essere stati notati da alcune realtà. Questo ci ha permesso di ampliare i contatti e la mole di lavoro; stiamo parlando quindi di un trampolino di lancio per uno sviluppo successivo del progetto ZIGZAG.

Qual è il futuro di questo progetto?

La nostra intenzione come gruppo è di sviluppare ulteriormente il progetto nel corso della nostra tesi di laurea. Questo per noi vuol dire, da un lato, sviluppare un focus sulle associazioni, quindi cercare di creare un network di supporto al progetto. Allo stesso tempo vogliamo ampliare la rete con persone con disabilità per continuare a co-progettare sex tools, ampliando anche il portfolio di progetti.

Infine, o anche a breve termine, cercare di organizzare e sviluppare una serie di piccoli eventi sulla tematica, invitando degli ospiti esterni che siano attivisti, esperti e così via.

Rispetto all’aspetto del prodotto, vogliamo cercare di implementare dalla produzione do-it-self, una produzione più standardizzata di questa oggettistica.

Questo avverrebbe facendo ricerca anche sui materiali, per cercare di implementare quelli che sono più sostenibili e sicuri, all’interno della produzione.