La verità, vi prego, sui vaccini
La vexata quaestio dei vaccini, il delicato conflitto fra favorevoli e contrari ha una sua “succursale” anche in Alto Adige. Acceso è infatti il dibattito, specie nell’agorà virtuale, fra gli altoatesini. Del tema si è discusso anche lo scorso mercoledì sera, 24 maggio, nell’ultima puntata della stagione della Lampada Verde all’Ost West club di Merano. A tentare di dipanare la matassa c’erano i medici Monica Bevilacqua (referente a livello provinciale per quel che riguarda le reazioni avverse ai vaccini) e Francesco Marchiori del Servizio di Igiene e Sanità pubblica di Merano, con la moderazione dell’insegnante e collaboratore di salto.bz Gabriele Di Luca.
Pietra dello scandalo il decreto legge recentemente approvato dal governo che prevede di rendere obbligatori 12 vaccini (4 di questi lo sono già attualmente: anti-
“Le vaccinazioni - spiega Bevilacqua - sono il modo più efficace per proteggerci da alcune malattie gravi e il vantaggio non è solo del singolo”. Una persona che per particolari condizioni di salute non può ricevere il vaccino e che vive tra tanti vaccinati, infatti, gode della cosiddetta herd immunity, che si verifica quando il 95% della popolazione è vaccinata contro una determinata malattia. In sostanza si crea una specie di barriera che impedisce di trasmettere il virus. “Non dimentichiamoci - prosegue la dottoressa - che grazie ai vaccini siamo riusciti ad eradicare il vaiolo”. Fra i vaccini obbligatori figura anche quello contro la polio, “un’obiezione che spesso viene fatta è che questa malattia non è presente in Italia, ma è potenzialmente introducibile dal momento che è diffusa in paesi come l’Afghanistan, il Pakistan e la Nigeria e oggi, con i grandi flussi migratori, se non si raggiunge la famosa copertura del 95%, il rischio di contrarre la poliomielite è concreto”, avverte Bevilacqua che aggiunge: “A Merano tutti i richiedenti asilo sono stati vaccinati”.
E gli effetti collaterali? Come tutti i medicinali, risponde l’esperta, anche i vaccini possono dar luogo a reazioni avverse, “eppure dal 2009 in Alto Adige zero sono state quelle gravi”. “Perché di queste non si parla pubblicamente”, obietta qualcuno fra gli astanti. “Il medico è obbligato per legge a dichiarare il fatto, ma manca ancora la cultura della denuncia”, ammette Bevilacqua e insiste: “I vaccini sono fra i farmaci più controllati, vengono monitorati costantemente anche durante il loro utilizzo”.
Per farsi un’idea sui numeri legati, ad esempio, al morbillo possono essere consultati alcuni dati dell’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie): nel 1980 ci sono stati 2.600.000 decessi a causa di questa malattia, 134.200 nel 2015. In Italia, dall’inizio di quest’anno - riferisce il Ministero della Sanità -, ci sono stati 2.581 casi, 89% sono i non vaccinati. “Se avessimo coperture elevate potremmo eradicare anche il morbillo”, sottolinea Marchiori. “Il decreto - gli fa eco la collega - è un tentativo per arginare l’abbassamento della copertura che si è registrato in questi anni”.
"Negli ultimi anni è emersa un visione poco collettiva della salute, ma la mia libertà finisce dove inizia il rischio di nuocere qualcun altro"
Il pubblico, attento e attivo, snocciola costantemente domande. Una fra queste: è necessario rendere coercitivo l’uso dei vaccini? E dunque: raccomandare o costringere? Questione di eccessivo individualismo, dice Bevilacqua: “Negli ultimi anni è emersa un visione poco collettiva della salute, ma la mia libertà finisce dove inizia il rischio di nuocere qualcun altro. In Europa, a differenza dell'Italia, le coperture vaccinali sono più alte, altro esempio: in Australia c’è una sorta di obbligo indiretto ovvero se non ci si vaccina non vengono offerti alcuni sussidi, come quello per la casa. Nel nostro Paese si è dovuti intervenire in maniera più drastica, ecco il perché del decreto, ma è presto per dare giudizi definitivi, entro 60 giorni il Parlamento dovrà convertirlo in legge, e non è detto che qualcosa nel frattempo non cambi”. Una cosa, al contrario, è certa: “L’Alto Adige è la provincia peggiore d’Italia in termini di percentuale di bambini vaccinati”, ricorda Marchiori.
Un’altra delle obiezioni avanzate riguarda gli interessi delle case farmaceutiche. ”Noi operatori - tiene a precisare la dottoressa -, non guadagniamo nulla nel somministrare i vaccini, è una diffidenza che va superata per il bene collettivo”. Ciò che appare chiaro, fa notare Di Luca, è che siamo di fronte a una crisi dell’autorevolezza dei tecnici, a un disincanto nei confronti della medicina, “che non è infallibile”, ma questa crisi può avere anche un’accezione positiva perché sempre più persone studiano e approfondiscono determinate tematiche. “Ma come si recupera questa autorevolezza rendendola efficace e convincente senza essere autoritari?”, chiede infine il moderatore. “Coinvolgendo e informando i cittadini - osserva Marchiori -, fornendo trasparenza e rassicurazione, tutte cose che evidentemente non sempre sono state soddisfatte”.
A me dispiace la scelta del
A me dispiace la scelta del governo di vincolare le vaccinazioni al diritto fondamentale all'istruzione. Altri paesi hanno fatto una scelta piú intelligente. Per esempio aumentare il carico burocratico ai genitori che si oppongono alle vaccinazioni. Queste ultime devono ottenere un certificato dal servizio vaccinazioni, che certifica il motivo per la non vaccinazione. Questo motivo puó anche essere ideologico o religioso. Ma i genitori devono essere presenti entrambi ad un colloquio con un medico, che spiega con vari formati (video...) la posizione medica.
Alla fine solo i convinti si "sparano" questo "trattamento" e la maggioranza fa la vaccinazione per resignazione. Inoltre si fa informazione scientifica alle famiglie e qualche genitore scettico si convince della bontà sulla vaccinazione.