Gli studenti della generazione Y
Mario Christian Burg, referente per il marketing della Libera Università di Bolzano, ha uno sguardo particolare sugli studenti, non solo dell'ateneo bolzanino, principalmente perché si confronta con loro quotidianamente e deve cercare di capirne desideri e pensieri. Per questo gli abbiamo chiesto descriverci gli studenti di oggi che, nelle interviste passate, ci sono apparsi come strani oggetti misteriosi.
Mario Burg, che è perfettamente trilingue e sembra essere a suo agio in ogni ambiente universitario, ha studiato a Saarbücken, Torino e Cardiff, sostiene che occorre un cambio di prospettiva per comprendere la mentalità di quella che è stata definita la Generazione Y: "Quando ho iniziato a lavorare qui otto anni fa, partivo da un presupposto sbagliato, confrontavo gli studenti di oggi con quelli degli anni precedenti e con la mia esperienza. Credo, invece, occorra dimenticarsi del proprio passato. Per il mio lavoro, ho dovuto imparare a immedesimarmi nei giovani di oggi che crescono in un contesto del tutto diverso. Gli studenti del 2014 condividono molto tra di loro, soprattutto attraverso i social network e pochissimo con le generazioni che li hanno preceduti".
Vero, non hanno vissuto la guerra fredda, gli anni della contestazione e vivono in un mondo molto più piccolo. Ma questo non sembra aver aperto i loro orizzonti.
"Non è esatto, condividono piccole questioni legate alla vita quotidiana piuttosto che i grandi temi che appassionavano le generazioni post seconda guerra mondiale. Sicuramente sono molto meno ideologici e molto più pragmatici. Tendono a impegnarsi e a convogliare le loro energie verso qualcosa di utile non solo in termini meramente monetari ma anche come arricchimento e formazione personale.
I giovani tedeschi e italiani si possono descrivere allo stesso modo?
"Solo in parte, le tendenze che descrivevo prima sono simili anche se bisogna dire che gli italiani tendono ancora di più a pensare nei vecchi schieramenti, e a Bolzano si fatica maggiormente a comprenderli. Perché qui si trovano a studiare in un territorio particolare, che è apprezzato per la sua tranquillità, per il suo tradizionalismo, caratteristiche che non sono mai particolarmente amate dai giovani".
In effetti Bolzano non ha poco ancora di una città universitaria, non esiste una zona universitaria in senso classico e anche sono difficilmente individuabili i locali che frequentano.
"In gran parte dipende dal numero, è poco più di un migliaio, di cui molti studenti non restano a Bolzano a vivere ma alla sera tornano a casa loro, come facevo anch’io quando studiavo a Saarbrücken, anch’essa università di studenti pendolari. I fuori sede, quelli che solitamente marcano i territori nelle altre città universitarie, sono pochi e, spesso, non fanno sufficiente "massa critica". Ma va detto che gli studenti unibz godono di notevoli spazi all'interno dell'università e utilizzano locali dell'ateneo per riunirsi e organizzare eventi, anche in orari serali. Poi, non tutte le facoltà sono uguali".
In che senso?
"Intanto la Libera Università di Bolzano ha sedi anche a Bressanone e Brunico, quindi vi è un'ulteriore frammentazione, ma, per esempio, gli studenti di Design sono soprattutto stranieri o studenti “fuori sede” mentre ad economia la loro percentuale è più bassa ma anche qui sta cambiando la situazione… ed in effetti i primi, anche per la tipologia degli studi, sembrano più aperti e più aperti e critici rispetto a quanto li circonda”.
Ma non sarebbe il caso di provare a fare comunicare maggiormente tra di loro la città di Bolzano e l'università?
"Come ateneo facciamo molte attività in questo senso ma la partecipazione in eventi organizzati dall’università o dagli studenti da parte della popolazione è spesso piuttosto bassa. Le altre università non si pongono questo problema. L'Università ha altri scopi, il coinvolgimento della città è un effetto collaterale".
Ma mettere in comunicazioni mondi distanti è sempre utile, questa rubrica è a disposizione, organizziamo qualcosa insieme?
"Perché no? Ovviamente coinvolgendo gli studenti, partiamo a settembre?"