Merano, che sia vera svolta
A ridosso della recente tornata elettorale cittadina in cui, per la prima volta, mi sono trovato emotivamente e intellettualmente coinvolto, desidero rivolgermi a Philipp Achammer e Giorgio Balzarini, i quali condividono entrambi un ruolo importante sia dal punto di vista politico sia come referenti per la cultura.
Appartenendo al novero dei cittadini che hanno sostenuto l’elezione di Paul Rösch, vorrei condividere qualche riflessione che spero possa essere utile a chi, come voi, in queste ore è probabilmente impegnato a mediare per la formazione della nuova giunta. Il mio motivo di soddisfazione per la vittoria di Rösch a Merano è legato ad alcune speranze che possono avere un senso anche al di là dell'affermazione di “parte”. Credo infatti che l'affermazione del nuovo sindaco costituisca un’opportunità che può essere colta anche da chi è uscito sconfitto dalle urne, segnando una possibile indicazione per tutta la politica sudtirolese e in particolare per la SVP.
Sono persuaso che col nuovo sindaco possa inaugurarsi un modo di pensare e realizzare la cosa pubblica che ponga in primo piano aspetti finora trascurati. Mi riferisco al superamento di un’idea di amministrazione come cinghia di trasmissione per il successo di comitati d’affari il cui movente “buono” viene declinato così: più ricchezza significa più sviluppo e più benessere per tutti. È un assunto che contiene una parte di verità ma che si svuota completamente di significato nel momento in cui si trasforma in un idolo a cui sacrificare ogni cosa. E soprattutto impoverisce, vale a dire rende parziale, il concetto stesso di ricchezza, perché la ricchezza è fatta sì di denaro ma anche di molte altre cose senza le quali si riduce a una paradossale miseria: cos’è un ricco solo, un ricco ignorante, un ricco malato? Niente di molto diverso da un povero nelle stesse condizioni.
Lo stesso penso che possa valere per una comunità. Allora una politica che si batta davvero per lo sviluppo e per la ricchezza della comunità deve battersi per il potenziamento della democrazia, della socialità, della cultura e della solidarietà. Non sono concetti fumosi, questi, ma precise e concretissime istanze a cui corrispondono competenze professionali, cure e impegno definiti e complessi quanto i campi dell’edilizia, della manutenzione urbanistica, della sanità.
Ciò che va cambiato, dunque, è la cura di un modello di relazione col cittadino, compreso (soprattutto) colui che non „appartiene“ alla propria parte politica, alla propria “madrelingua”, alla propria cerchia di interessi economici. Saper guardare più in là della rendita politica facile e immediata è secondo me parte sostanziale delle aspettative che gli elettori concentrano sull’operato futuro di Rösch. Se penso a quel poco che ho esperito nella conduzione dell’assessorato alla cultura da parte di Philipp Achammer, posso dire che di aver trovato un modello molto positivo in questo senso. Su un piano generale, però, la SVP deve prendere atto che il limite etnico che si è autoimposto è un’arma a doppio taglio e, col mutare dei tempi, forse comincia già più a ferire il suo portatore che a difenderlo. Certo, le risposte possono essere tante e graduali. Esistono rischi e ci vuole coraggio per affrontarli. Adesso però è giunto il momento di aprire una riflessione seria e onesta all’interno del partito.
Volando più basso: la mia speranza di cittadino è che vogliate approfittare della situazione meranese, sapendo benissimo che Rösch è persona affidabile e ragionevole, come laboratorio di collaborazione e sperimentazione per una politica meno propensa a “far cassa” e quindi attenta a investire più sul generale che sul particulare, più sul medio termine che sull’immediato. Io credo che tutti i cittadini ve ne sarebbero grati.
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