Ecco come funziona quel radar
“Hai guardato sul radar della Provincia?”. Complici gli intensi fenomeni temporaleschi degli ultimi anni, molte cittadine e cittadini del Sudtirolo consultano sempre più frequentemente il sito (o la app) del Servizio meteo della Provincia, e in particolare una pagina: quella del radar meteorologico. Le immagini vengono aggiornate ogni 5 minuti, corrispondenti ad una scansione del radar, e i colori rappresentano le diverse intensità delle precipitazioni misurate in Alto Adige, che sia pioggia, neve o grandine. Ma da dove arrivano tutte queste informazioni? Qual è il meccanismo di funzionamento di un radar? E perché è importante poter contare su uno strumento del genere? Lo abbiamo chiesto a Mauro Tollardo, che per il Servizio meteorologico provinciale si occupa proprio del radar.
Salto.bz: Quando nascono i radar?
Mauro Tollardo: I radar sono nati durante la seconda guerra mondiale, per scopi militari. Il principio di funzionamento è quello dei radar in aeroporto. È composto da due parti: una genera e trasmette un impulso elettromagnetico, un’onda, che viene mandata in cielo attraverso un’antenna, e l’altra si occupa della ricezione e dell’analisi dell’eco. Quando l’onda viene emessa verso il cielo, se trova un ostacolo viene rimbalzata all’indietro, più debole, captata dall’antenna e analizzata. Da lì capisce se c’è un ostacolo, dove è, e altre informazioni. Questo il principio generale.
E i radar meteorologici?
Nei radar meteorologici, quando il segnale incontra l’ostacolo ovvero la precipitazione (che sia debole o forte come in un temporale), l’onda elettromagnetica impatta contro queste gocce di pioggia e torna indietro parzialmente: una parte viene trasmessa oltre, un’altra parte ritorna verso l’antenna e il ricevitore. Misurando quanto tempo passa tra l’emissione e il ritorno dell’eco, posso capire dove c’è precipitazione, quanto distante è dal radar e quindi, a seconda dell’orientamento del radar, risalire alla posizione geografica. La visione arriva fino a 120 chilometri di distanza dal Macaion. Questo è il radar di vecchia generazione, che si occupava di misurare la quantità di precipitazione che sta cadendo, di geo-referenziarla, di sapere se la precipitazione si sta muovendo e dove si sta dirigendo. Ad esempio se il temporale si sta spostando e il vento che sta portando. Le informazioni sono dunque due: il vento e l’intensità della precipitazione in atto.
Al momento il radar sul Monte Macaion, gestito congiuntamente dalle Province di Bolzano e di Trento, è in sostituzione. Come mai si è reso necessario quest’intervento?
Il nostro radar era stato installato circa vent’anni fa, tra il 2000 e il 2001. Da lì è stato upgradato con un ricevitore digitale nel 2009. Negli ultimi anni lo strumento dava segni di vecchiaia, vent’anni di funzionamento sono tanti ed era impossibile trovare i pezzi di ricambio. Visto che la pagina internet delle immagini radar è molto consultata, abbiamo capito che era il momento di cambiare macchina e di passare a qualcosa di più moderno. Da lì è nato Macaion 2.0. Abbiamo fatto una gara internazionale, aggiudicato da una ditta tedesca parte di un gruppo italiano che ha l’incarico di fornire un nuovo radar. Sarà super-tecnologico rispetto al nostro “muletto” di prima.
Quali saranno le nuove funzionalità?
Oltre alla misura della precipitazione e del vento, come dicevamo prima, avremo informazioni molto dettagliate sulla forma dell’idrometeora, cioè della goccia che sta cadendo. Ciò ci permetterà di distinguere se per esempio c’è della grandine, oppure se c’è una goccia schiacciata ai poli probabilmente derivante da un temporale. Il nuovo radar è detto polarimetrico, perché ha la capacità di usare l’impulso elettromagnetico polarizzato orizzontalmente e verticalmente per capire cosa sta osservando e non solo quanto sta cadendo. Questo ci aspettiamo dal nuovo progetto: informazioni più sofisticate per capire anche il fenomeno che sta avvenendo.
A che punto sono i lavori?
Se tutto va bene inizierà a funzionare questo autunno, probabilmente a ottobre. Inizialmente ci sarà una fase di test, di sperimentazione e di adattamento dell’elaborazione dati: a valle dello strumento stesso, infatti, c’è tutta una rete di computer che si occupano dell’elaborazione. Poi si passerà a una fase di notevole sviluppo, per tutte le informazioni in più che derivano dalla polarimetria. Le idee sono tante, ci sarà molto da fare, ma l’idea principale è di fornire ai cittadini informazioni sempre più precise e dettagliate possibili dalle misure di questa macchina.
Il radar del Macaion è dunque fuori servizio. Su quali altri impianti ci si appoggia ora?
C’è un mosaico tra il radar svizzero installato sulla cima della Weissfluh, sopra Davos, e il radar austriaco sul Patscherkofel, vicino a Innsbruck, che ci fornisce i dati fino alla cresta di confine con l’Italia. È un mosaico con un’informazione qualitativa di quanto sta avvenendo, ma data la distanza non certo quantitativa.
Perché è un servizio così apprezzato dai cittadini?
Visto che il turismo è un fattore molto importante, per chi va in montagna sapere che sta arrivando un temporale o la posizione di eventuali fulmini è fondamentale. Negli anni la diffusione degli smartphone è stato di grosso aiuto per la diffusione delle informazioni radar: ormai tutti possono accedere e vedere in tempo reale cosa sta accadendo anche quando sono in gita.
Questi radar consentono di immaginare la direzione che possono prendere temporali.
Per quanto riguarda la previsione a breve termine, la cosa non è facile. Si sta tentando con l’intelligenza artificiale di sviluppare delle reti neurali per provare a fare delle previsioni fino a due ore, a partire dalle immagini del radar. Ma siamo ancora in fase di sviluppo. Sinora, il radar ha fornito alla popolazione l’informazione in tempo reale, cosa sta succedendo adesso: essendo lo strumento capace di avere una risoluzione molto elevata sia nello spazio che nel tempo, perché effettua una scansione ogni 5 minuti, riportando in internet queste immagini la popolazione può vedere come si sta sviluppando la cella temporalesca. Alla previsione nelle prossime due ore ci arriveremo.
La sensazione è che i fenomeni meteorologici più intensi siano diventati più frequenti
In ogni caso, capire la direzione del temporale è facile. Ma qui da noi sulle Alpi i temporali spesso non si comportano linearmente, spostandosi e morendo piano piano. Si rigenerano, si fermano su un posto, da una cella che muore nasce una cella figlia magari più forte di quella precedente. Elementi difficili da prevedere.
Perché legati alla conformazione del territorio…
Esatto, dall’orografia alla situazione meteo sul posto… ci sono tante variabili da considerare e sono difficili da prevedere e modellare.
Un servizio meteo estremamente locale può dunque lavorare meglio su questi dati?
Il cittadino, soprattutto quello che va in montagna, dovrebbe accedere alle informazioni di un bollettino locale, per poi monitorare, tenere sott’occhio cosa sta succedendo.
Rispetto all'intensità dei fenomeni meteorologici più recenti, sulla base della sua esperienza, ha notato dei cambiamenti significativi o anomali se raffrontati al passato?
Difficile dire se siano anomali dal punto di vista dell’intensità; la mia impressione è che siano più frequenti. Staremo a vedere nei prossimi anni, perché non si può fare una statistica in pochi anni. Ma ripeto, la sensazione, allineata con la previsione dei cambiamenti climatici, è che effettivamente siano più frequenti.
Un grande ringraziamento a
Un grande ringraziamento a tutto il dipartimento per il loro prezioso servizio.
Rispetto ad altre regioni alpine, soprattutto le previsioni sono molto informative e per lo più accurate.