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La sonda JUICE e le lune di Giove

Acronimo di JUpiter Icy Moons Explorer, è una missione dell’ESA iniziata nell'aprile di quest'anno finalizzata all'esplorazione di Giove e dei suoi satelliti.
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Foto: NASA

Circa due settimane fa, gli occhi di tutti gli astronomi del mondo erano puntati verso Kourou in Guyana Francese, dove si trova il centro da cui partono i lanci dell’Agenzia Spaziale Europea. Montata sulla punta di un razzo Ariane 5 c’era la sonda JUICE, acronimo che sta per Jupiter Icy Moons Explorer. Questa sonda ha un grande obiettivo davanti a sé, quello di esplorare le lune ghiacciate di Giove - per la precisione Europa, Callisto e soprattutto Ganimede - e di capire se fosse possibile trovare lune abitabili attorno a grandi giganti gassosi come Giove in orbita attorno a stelle diverse dal Sole.

 


JUICE è una missione dell’ESA di classe L ovvero large, secondo quanto definito dal programma scientifico a lungo termine dell’agenzia, Cosmic Vision 2015-2025. Questo implica che per lanciare con successo la sonda, l’ESA ha investito grandi capitali e profuso notevoli sforzi, sia da un punto di vista umano, che tecnologico.
 

 

Alle 14:14 del 14 aprile il razzo si è staccato dalla rampa di lancio, superando il primo momento critico di tutte le missioni spaziali, la partenza. Adesso JUICE ha davanti a sé parecchio tempo per “rilassarsi”, dal momento che arriverà dalle parti di Giove solamente nel luglio del 2031.
Per compiere questo lungo viaggio e risparmiare prezioso carburante, la sonda effettuerà ben quattro assist gravitazionali con la Terra e Venere, prima di entrare nel campo gravitazionale gioviano, di effettuare alcuni passaggi ravvicinati delle lune Europa e Callisto, per poi approcciarsi al suo obiettivo principale: Ganimede.

 

La storia delle lune medicee di Giove è legata in maniera inestricabile alla storia della scienza, poiché furono osservate per la prima volta più di quattro secoli fa da Galileo Galilei, che volle dedicare la scoperta al suo mecenate, il granduca di Toscana Cosimo II de’ Medici. Dal 7 gennaio 1610 ne abbiamo fatta di strada, ma restano ancora da chiarire numerose domande sulla natura di queste lune e soprattutto su Ganimede.
 


Tra gli obiettivi principali della missione c’è quello di scandagliare la sua superficie ghiacciata alla ricerca di riserve d’acqua in profondità e di oceani salmastri, di ricostruire con precisione la topografia e la geologia della superficie, di studiare le proprietà fisiche della crosta di ghiaccio che la ricopre, di investigare la sua esosfera e l’interazione del suo debole campo magnetico con quello ben più intenso di Giove. In definitiva gli scienziati puntano a ricostruire il passato e il presente di Ganimede, per capire se corpi simili possano essere in grado di sostenere la vita e per tentare di rispondere alla domanda delle domande: siamo soli nell’universo?