Società | Questione di genere

Male la qualità di vita delle donne

L'Alto Adige è la 68esima provincia in Italia, ultima nel Nord. Pesano i dati sulle posizioni apicali e le imprese femminili. Mazzardis: "Serve sottrarre alle donne l’esclusiva della cura familiare".
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Foto: Pavel Danilyuk/Pexels
  • La provincia di Bolzano è 86esima in Italia per qualità della vita delle donne, la peggiore in tutto il Nord Italia. Il dato fornito dall’indagine del Sole 24 Ore, che ogni anno fotografa il benessere dei territori italiani, è in netto contrasto con il secondo posto per la qualità della vita generale. Gli indicatori scelti per stilare la classifica sono 15, quelli in cui l’Alto Adige ottiene il risultato peggiore riguardano le posizioni apicali per le donne. La provincia di Bolzano è al 101esimo posto per il numero di amministratirci di impresa sul totale degli amministratori e al 99esimo posto per le imprese femminili. “Fare impresa per una donna non è facile – commenta con sconforto Nadia Mazzardis, vicepresidente della Commissione provinciale per le pari opportunità – perché richiede tempo che le donne, a causa del lavoro di cura, non hanno. Anch’io ho un'impresa e quando vent'anni fa sono dovuta andare a firmare per il fido in banca è dovuto venire mio marito, perché di una donna non si fidavano”.  

  • Nadia Mazzardis: "Serve sottrarre alle donne l’esclusiva della cura familiare, altrimenti continueranno a sentirsi socialmente le uniche responsabili" Foto: Fabio Brucculeri
  • Anche il dato sulle amministratrici comunali donne non è confortante, Bolzano è infatti al 68esimo posto in Italia. L’Alto Adige si classifica al 94esimo posto per il gender pay gap, ovvero la differenza percentuale di retribuzione media annua rispetto agli uomini dipendenti nel settore privato.  Risultati analoghi per le giornate retribuite all’anno, ovvero quelle per le quali una donna riceve una retribuzione dal proprio datore di lavoro, includendo quindi le giornate lavorate, i giorni di ferie, i permessi retribuiti e le festività, in cui la provincia si classifica al 53esimo posto. Per Mazzardis, la mancanza di donne ai ruoli apicali della società sudtirolese parte dalla redistribuzione del lavoro di cura: “Serve sottrarre alle donne l’esclusiva della cura familiare, altrimenti continueranno a sentirsi socialmente le uniche responsabili, anche quando esistono strumenti e misure pensate per favorire una maggiore condivisione. E se continui a sentirti l’unica a dover gestire la famiglia, è evidente che il tempo per tutto il resto semplicemente non c’è: non hai modo di candidarti, di partecipare alle assemblee di partito o di fare rete nell’ambiente lavorativo per costruirti una carriera”. 

  • Foto: Sole 24 ore
  • 105esimo posto per il numero di laureate

    I risultati sono deludenti anche per quanto riguarda la formazione. L’Alto Adige è al 105esimo posto per il numero di laureate, al terzultimo in Italia. Male anche i risultati sulla competenza numerica (55esimo posto) e competenza alfabetica non adeguata (79esimo posto). Negativi anche i dati sulla violenza sessuale, che portano l’Alto Adige al 68esimo posto della classifica. “La vita delle donne è scandita dalla mancanza di tempo. Servono più servizi e una reale condivisione familiare: non la solita ‘conciliazione lavoro - famiglia’, che ricade quasi sempre sulle donne, ma una corresponsabilità”, commenta Mazzardis. 

    Il problema, secondo la vicepresidente delle Pari opportunità, è diffuso e non riguarda solo i ruoli dati alle donne, ma anche i settori: “Una ricerca della CNA dell’anno scorso mostra che la maggior parte delle imprese femminili opera nei servizi — parrucchiere, estetiste — settori dove si guadagna meno, mentre la manifattura, più redditizia, è quasi esclusivamente in mano agli uomini. Quindi non è solo una questione di “impresa femminile”, ma della qualità e delle opportunità dei settori in cui le donne possono entrare”. 

  • Rappresentazione, rappresentanza e lavori di cura

    Per Mazzardis i temi centrali su cui lavorare restano sempre gli stessi: rappresentazione, rappresentanza e lavori di cura. “Non bisogna dimenticare il ruolo della questione culturale: esiste una radicata rappresentazione delle donne come inadatte a certi ruoli. Per cambiare le cose servono leggi, ma anche un’educazione scolastica che aiuti i bambini a capire questi meccanismi, invece di proporre ancora libri in cui la mamma è perfettamente in cucina e il papà è rappresentato come goffo e fuori posto. Senza questo, non ne usciamo. Viviamo ancora in una società dove se va bene per gli uomini va bene per tutti”, conclude Mazzardis.