“Anche gli uomini devono intervenire”
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La violenza di genere è un fenomeno strutturale anche in Alto Adige. Secondo gli ultimi dati ASTAT, nel 2024 le richieste di aiuto delle donne ai centri antiviolenza in Alto Adige sono state 832, il 9,5% rispetto al 2023. A due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin, che ha cambiato il paradigma attorno a come si parla della violenza contro le donne, che direzione dobbiamo prendere per combattere davvero questo fenomeno?
Una delle riflessioni più forti arriva da Francesca Schir, presidente dell’Ordine delle psicologhe e degli psicologi della Provincia di Bolzano, che invita a guardare alla violenza non come a un episodio, ma come al risultato di una struttura sociale radicata. A giocare un ruolo fondamentale nella genesi della violenza degli uomini contro le donne è infatti il ruolo della cultura, che spesso normalizza forme di controllo come la condivisione costante del cellulare, alla gestione del denaro, fino al controllo degli spostamenti.
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Il 90% delle donne che chiedono aiuto in Alto Adige subisce una forma di violenza psicologica, un insieme di dinamiche di controllo e annientamento dell’autostima che, spiega Schir, "corrodono la dignità e la libertà della persona, rendendo difficilissimo uscire dalla relazione, soprattutto quando si somma alla dipendenza economica o al carico sproporzionato di cura".
Nel dibattito sul tema è emerso come la responsabilità degli uomini sia il vero punto di svolta per sradicare il fenomeno della violenza di genere che, secondo recenti dati ISTAT, è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al 2014. Ancora molti uomini reagiscono con il classico “not all men”, sentendosi accusati indistintamente come un intero genere. Le ospiti hanno cercato ribaltare questa prospettiva: non si tratta di colpevolizzare, ma di assumere una responsabilità collettiva. “Non fare niente non è neutralità”, ricorda la presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bolzano Silvia Basile, sottolineando che chi sceglie di non esporsi contribuisce, anche involontariamente, al mantenimento dello status quo. Il cambiamento passa anche da gesti quotidiani, come opporsi a una battuta sessista o rompere la dinamica del branco.
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Educazione e linguaggio emergono nel podcast come due leve fondamentali per scardinare alla radice la violenza di genere. Le ospiti sottolineano come la prevenzione non possa limitarsi agli interventi di emergenza: deve iniziare presto, nelle scuole, con percorsi obbligatori e continuativi che lavorino sulle emozioni, sugli stereotipi e sulla gestione delle relazioni. Ma l’educazione non basta se il linguaggio continua a riprodurre gerarchie e invisibilità. Come osserva Basile, “continuare a usare il maschile sovrasteso non fa altro che perpetuare differenze che non hanno più ragione di esistere”, anche solo “chiamare le cose con il loro nome può avere un effetto rivoluzionario”. Il linguaggio infatti non descrive semplicemente la realtà: la modella, la rende possibile o impossibile. Per questo parlare correttamente di avvocate, ingegnere, presidenti donna significa offrire modelli, rompere stereotipi e insegnare a bambine e bambini che tutti i percorsi sono aperti, a prescindere dal genere.
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Le ospiti di questa puntata sono:
- Francesca Schir, presidente dell’Ordine delle psicologhe e degli psicologi della Provincia di Bolzano.
- Silvia Basile, presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bolzano.
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