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Politica | Catchword

Il pragmatismo e il suo contrario

E' la catchword trasversale che appiattisce il linguaggio politico, un passe-partout che svuota il confronto e sostituisce le ideologie che fondano le democrazie.
  • Catchword è una rubrica di parole per guardare dietro (o sotto) alle parole. Ogni due settimane Francesco Palermo parte da una parola chiave (catchword, appunto) per spiegare in modo conciso il concetto (o l’inganno) che le sta dietro. Da leggere o da ascoltare in formato podcast.

  • Ogni fase politica ha la sua catchword, e quella del momento è senza dubbio “pragmatismo”. E si accompagna sempre al suo presunto contrario: ideologia. Tutto ciò che è pragmatico è buono, tutto il male è ideologico. Nel gergo politico il termine non viene usato nella sua accezione filosofica anti-essenzialista, ma come sinonimo di vicinanza ai cittadini, concretezza, capacità di risolvere problemi. Dunque la qualità mia e dei miei accoliti. Gli altri, gli avversari, sono ideologici, cioè chiacchieroni che si occupano di questioni irrilevanti o pericolose – vedi alla voce “ideologia” gender, “ideologia” green e via etichettando.

    Il pragmatismo è la figura retorica che accomuna destra e sinistra, e non sia mai che dimentichiamo il centro. La sua forza è tale che nessun politico può permettersi di non definirsi pragmatico. Perfino la proposta di introdurre la festività di San Giuseppe viene giustificata non come scelta ideologica rispettabile qual è, ma nel nome del pragmatismo. E pragmatica è la donna che pretende di farsi chiamare il presidente e accusa di “ideologia woke” chi rispetta la grammatica.

    Sarebbe interessante censire l’uso del termine “pragmatismo” nei discorsi politici, non solo italiani. Scopriremmo che è una catchword dai molti significati: “mi conviene”, “non fatemi domande difficili”, “non so che posizione prendere”, o “so benissimo che posizione prendere e per imporla la chiamo pragmatismo”.

  • “Pragmatico” diventa uno dei principali slogan con cui la politica si suicida.


    È ovvio (ma meglio ripeterlo) che la politica non può essere chiacchiera vuota, e che i politici sono pagati per trovare soluzioni anche molto pratiche ai problemi. Ma qualunque soluzione è ispirata a una scelta ideologica: dalle leggi ai provvedimenti amministrativi. Aumentare le accise o detassare le ristrutturazioni, concedere o negare il matrimonio alle coppie dello stesso sesso, aumentare o diminuire le cubature, sgombrare persone o immobili, nulla può essere ideologicamente neutro. Ma “pragmatico” non significa neutro: è l’aggettivo che serve a screditare le idee degli altri, e così diventa uno dei principali slogan con cui la politica si suicida. Perché non c’è politica senza confronto rispettoso tra idee nel quadro di una fondamentale convergenza su alcune scelte di fondo, quelle che ispirano le regole del gioco: le costituzioni.

    Le costituzioni sono leggi che organizzano una società e indirizzano le altre leggi in base a opzioni ideologiche: possono essere teocratiche, autoritarie, etno-nazionaliste, liberali, e così via. Il rischio è che mentre affermiamo i valori occidentali, le ideologie sui cui si fondano le nostre costituzioni (liberal-democrazia, stato di diritto e pluralismo) vengano sostituite dal pragmatismo. Che rende tutto indistinto in nome della convenienza di chi detiene il potere di imporre scelte. E catchwords. La notte in cui tutte le vacche sono nere è la vendetta della politica sul diritto che da qualche secolo osa metterle dei freni.
    Insomma, non c’è nulla di più ideologico e di più trasversale dell’ideologia del pragmatismo. Un sincero complimento al genio che l’ha trasformata in stella polare del linguaggio politico e a chi la sfrutta con abilità. Meno ai molti che la ripetono come pappagalli inconsapevoli, e meno ancora a quelli che ci cascano.

  • All'episodio in forma podcast


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