2 giugno 1946: Südtirol escluso dal voto
Il 2 giugno 1946 gli italiani espressero il primo voto democratico a suffragio universale, donne comprese.
Ma non tutti sanno che in quel giorno non tutti i residenti sul territorio nazionale poterono partecipare.
Furono infatti esclusi coloro che prima della chiusura delle liste elettorali (aprile 1945) si trovavano ancora al di fuori del territorio nazionale, nei campi di prigionia o di internamento all’estero.
E non votano anche i cittadini della province di Bolzano, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Zara, in quanto i loro territori erano all’epoca ancora oggetto di contesa internazionale e soggetti (in parte) ai governi militari alleato o jugoslavi.
“In realtà l’attuale provincia di Bolzano all’epoca aveva già compiuto (fine 1945) il passaggio all’amministrazione italiana” ricorda in merito lo storico Andrea Di Michele, ma la situazione era comunque in sospeso perché solo nel febbraio 1947 con la firma del trattato di pace la questione venne definitivamente risolta. Ma - attenzione - il territorio della provincia di Bolzano il 2 giugno 1946 era ancora quello definito nel 1927, quando l’intera Bassa Atesina venne aggregata alla Provincia di Trento.
“La situazione nella provincia di Bolzano tra il 1945 e il 1946 era resa particolarmente complessa dalla questione degli optanti” ricorda Di Michele.
“Chi aveva il diritto di voto? C’erano quelli che avevano optato ed erano partiti. Ma c’erano anche migliaia di persone che avevano optato ma poi erano rimaste qua e non avevano ancora ottenuto la cittadinanza germanica. Insomma gran parte della popolazione di lingua tedesca si trovava in una sorta di ‘limbo di cittadinanza’. Per questo l’allora Provincia di Bolzano venne esclusa dal voto”.
La complessità della situazione fece in modo naturalmente che anche gli ’italiani’ residenti in Alto Adige vennero esclusi dal voto. Con grande disappunto naturalmente da parte dei monarchici che come si ricorderà persero di poco le elezioni, recriminando a lungo sulla promessa precedentemente espressa a Roma che “i territori contesi avrebbero comunque potuto votare man mano che avrebbero acquisito tale diritto”.
Naturalmente ciò non avvenne perché - ricorda Andrea Di Michele - “questo avrebbe complicato ulteriormente le cose, imponendo l’effettuazione graduale di referendum territoriali, in un periodo che si sarebbe tra l’altro protratto molto nel tempo, come avvenne in particolare con la Venezia Giulia”.
Per quanto riguarda l’Alto Adige in ogni caso va precisato che la Bassa Atesina poté partecipare al voto appunto perché in realtà facente parte all’epoca della Provincia di Trento. Ma gli elettori di questa zona della Regione poterono esprimersi solo nel Referendum tra Monarchia e Repubblica e non votarono per l’elezione dell'Assemblea Costituente, appunto perché il territorio era stato interessato dalle opzioni e moltissime posizioni personale erano ancora aperte. Una sorta di limbo nel limbo, insomma.
Naturalmente va anche ricordato che per i motivi suddetti nella provincia di Bolzano (Bassa Atesina esclusa) le donne mancarono il loro primo appuntamento con il voto. Che doverono rimandare al 18 aprile 1948, quando l’Italia liberata elesse il suo primo parlamento.