Gesellschaft | Lavoro

Sarà un autunno nuvoloso

Com’è l’attuale situazione economica e sociale in Alto Adige? Ne abbiamo parlato con Cristina Masera, segretaria generale della CGIL.
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La segretaria generale della CGIL, Cristina Masera
Foto: (c)CGIL/AGB
  • Siamo in ottobre. L’estate e le vacanze sono finite, scuola e lavoro ormai ripartiti da un pezzo. Ma che cosa riserva l’autunno alle persone che lavorano nella nostra Provincia? Insieme a Cristina Masera, segretaria generale della CGIL abbiamo fatto il punto della situazione.

  • SALTO: Buon pomeriggio, signora Masera! Grazie per il Suo tempo! So che recentemente Lei ha partecipato a un incontro fra le parti sociali. Vuole raccontarci qualcosa su esso?

    MaseraBuon pomeriggio! Sì, in realtà più di uno perché non è stato semplice convergere su un testo. Nonostante posizioni anche distanti si è arrivati ad una formulazione che ci ha visto d’accordo fra tutte le parti e questo non era un risultato scontato. Conclusioni, che riguardano soprattutto la tassa IRAP. L’IRAP, l’imposta regionale sulle attività produttive, viene versata dalle aziende e attualmente è del 3,3%. In tutta Italia è invece al 3,9% e la prospettiva sarebbe di alzarla anche nella nostra Provincia al 3,9% a partire dal 2025. Il Consiglio provinciale ha incaricato la Giunta provinciale di prevedere una riduzione duratura e costante per quelle imprese che riconoscono ai dipendenti retribuzioni più elevate. Gli incontri sono serviti ad elaborare un testo comune che è appena stato firmato da tutti che propone una applicazione concreta di questa volontà politica in modo da assicurare che la riduzione coinvolga chi attraverso la contrattazione collettiva contribuisca ad aumentare i redditi di lavoratrici e lavoratori. In questa Provincia in cui il caro vita è particolarmente allarmante.

  • E con la giunta provinciale invece?

    Anche con la giunta provinciale la collaborazione è faticosa, ma veniamo ancora ascoltati. Sono venuti a mancare gli incontri regolari che si erano instaurati durante il Covid e che erano uno strumento molto utile per parlare dei bisogni attuali delle lavoratrici e dei lavoratori. Diciamo che oggi dobbiamo insistere un po’ di più per farci sentire. Ma è importante farlo. Abbiamo bisogno di coesione sociale per migliorare le prospettive per tutte le persone in Alto Adige.

  • Lei ha già accennato al caro vita. Come vede la situazione economica e sociale attuale?

    Diciamo che attualmente si possono individuare diverse nubi. Ci sono i conflitti di scala mondiale, guerre che non trovano soluzioni e che influiscono anche sul nostro clima sociale ed economico. Per esempio, l’importante industria dell’Automotive in Germania sta iniziando a dare qualche segnale di crisi, con sempre più persone che vanno in cassa integrazione e questo influisce anche su aziende altoatesine che lavorano in questo settore. Noi pensiamo che un mix produttivo che dia equilibrio sia fondamentale anche per la nostra Provincia. Per ciò che riguarda l’Alto Adige, la situazione sembra buona. E dico sembra, perché dalle statistiche risulta che ci sia molto lavoro. Ma spesso si dimentica che in Alto Adige c’è molto lavoro stagionale, se pensiamo per esempio al settore agricolo o al turismo. La precarietà è alta, anche in altri settori spesso i contratti sono a tempo determinato. C’è perciò più lavoro, ma non c’è sicurezza. In più, il costo della vita è alto e le famiglie stanno andando in difficoltà ad esempio ad investire nell’acquisto della casa ed alcune anche a fare la spesa a fine mese.

  • I sindacati su cosa puntano per alleviare questa situazione?

    Dobbiamo ridurre la precarietà e i contratti a tempo determinato. Dobbiamo rinnovare i contratti collettivi. E dobbiamo perequare le pensioni, anche se quest’ultimo punto sarà molto difficile. Inoltre, io credo fermamente che la nostra economia abbia bisogno della migrazione per prosperare, della gente che venga da fuori per lavorare in Alto Adige. Negli ultimi anni però si è diffuso un forte sentimento negativo sulla migrazione. C’è molto razzismo e chi viene da fuori spesso fa ancora molta fatica a trovare un posto in cui abitare. Noi dobbiamo contrastare anche questa negatività.

  • Il governo Meloni è in carica da quasi due anni. Com’è la collaborazione?

    La collaborazione non c’è proprio. Purtroppo, stiamo assistendo a una situazione che si è già instaurata in parte con l’ultimo governo e si è accentuata con l’attuale: quando il governo incontra i sindacati, i sindacati sono lì solo per ascoltare le decisioni già prese. Non c’è una vera e propria interlocuzione, neppure con la ministra del lavoro. 

    A queste riunioni sono poi invitati anche sindacati che rappresentano pochissime persone e recentemente la ministra si è presentata all’illustrazione di un contratto che appunto è stato firmato solo da queste sigle. Proprio in ragione del mancato confronto per cambiare le cose abbiamo battuto anche la strada dei referendum. È una strada difficile perché sarà necessario che votino milioni di persone perché il quorum è di più della metà degli aventi diritto. Anche il diritto allo sciopero è in pericolo perché sempre più settori sono impossibilitati dalle norme a farlo e il DDL Sicurezza vuole limitare le azioni di protesta.

  • Quindi non è vero che i giovani non hanno voglia di lavorare?

    Assolutamente no. Io sono una “boomer” e credo che i giovani abbiano una grande voglia di fare e di costruirsi un futuro. Ma loro si sono anche resi conto che vogliono una certa qualità di vita e un equilibrio nei propri tempi e nei propri spazi. Questo per me non è una cosa negativa. Anzi, è un passo in avanti.