Capitan Padania - Il ritorno
A un anno esatto dall’ultima incursione in piazza il segretario federale del Carroccio Matteo Salvini torna a Bolzano per chiudere la campagna elettorale in vista dell’appuntamento alle urne di domenica 8 maggio, dopo l’exploit dello scorso dicembre. L’endorsement a Mario Tagnin, candidato sindaco della coalizione di centrodestra e Lega, è soprattutto una ghiotta occasione per ribadire l’esigenza di lanciare un segnale a Roma: “Ho bisogno di voi per dare forza alle mie battaglie a livello nazionale, la scellerata Legge Fornero, l’abolizione degli studi di settore e la legittima difesa”, dirà Salvini (stavolta senza la solita geolocalizzazione a mezzo felpa con il nome della città stampato a caratteri cubitali) - che da tempo ormai accarezza l’idea di diventare il futuro inquilino di Palazzo Chigi - salendo sul palco e ripetendo il copione di qualche mese fa al Rainerum.
Incurabile, del resto, è l’allergia allo statalismo capitolino del leader lombardo che con Matteo Renzi condivide solo il culto della personalità. E dunque, prima del comizio, la consueta pratica dell’autoscatto con i fan, mentre gli altoparlanti diffondono il Va’ pensiero, espedienti di collaudata efficacia, ma l’apoteosi del marketing comunicativo è il volantino-miniposter del “Matteo giusto” con tanto di spazio per l’autografo. Questione di stile.
Ai protagonisti della campagna elettorale, nel frattempo, il compito di scaldare la folla radunatasi con moderato entusiasmo in piazza Municipio; i numeri, infatti, non sono quelli dello scorso anno in piazza Matteotti, ma i sequel, si sa, non sempre riescono a dovere. Mancano le “groupie” fra il pubblico, ma in compenso le candidate femminili della Lega animano il palco. Gabriele Giovannetti (Alto Adige nel cuore) saluta un centrodestra “finalmente unito, moderato nei toni ma decisionista e risolutivo”.
In sintonia la commissaria di Forza Italia per il Trentino Alto Adige Elisabetta Gardini che elogia il sodalizio vincente fra Lega e centrodestra: “In queste settimane andando in giro per i quartieri di Bolzano lo spirito unitario dei membri della coalizione è stato molto forte, il nostro è un grande progetto per far ripartire la città a dispetto di una sinistra ormai al capolinea che con la sua inettitudine, specie riguardo all’immigrazione, ha ridotto l’Italia a un colabrodo. Non basta vincere, bisogna farlo alla grande perciò convincete gli indecisi” conclude l’europarlamentare improvvisando il coro “Mario, Mario, Mario (Tagnin, ndr)” con una verve degna dei più consumati performer.
Carlo Vettori, il fu candidato sindaco della Lega, parla di mancanza di sicurezza, baby gang, furti in casa, rifiuti, accattoni, il vademecum dei problemi che attanagliano il capoluogo. “Siamo riusciti a spedire a casa Spagnolli dopo sei mesi di consiliatura, ora abbiamo il dovere e l’onere di cambiare la città”, sostiene Vettori infilando il ritornello-slogan sul tema dell’immigrazione sotto il tappeto della propaganda: “Non siamo razzisiti ma vogliamo essere padroni a casa nostra, la nostra cultura e le nostre tradizioni vanno rispettate”.
“Renzi sta svendendo la nostra autonomia” - attacca poi Maurizio Fugatti, commissario del Carroccio, “abbiamo scelto simbolicamente piazza Municipio per incontrarci perché la Lega si propone come forza di governo, abbiamo i numeri, le idee e la concretezza per farcela”. Tagnin insiste sulla necessità di mantenere un canale aperto con i cittadini tout court, puntando sui quartieri che “devono essere tutti di serie A”, ma si dilunga troppo e il pubblico rumoreggia: “Abbiamo capito, fuori Salvini, ora”, sibila un signore di mezza età. Al candidato sindaco non resta che l’autoincoraggiamento: “Mario, Mario, Mario” e si defila per lasciare la scena al “leader maximo”, accolto come una pop star dai giovani padani addossati alle transenne in prima fila, con bandiere e striscioni a sostegno del loro beniamino, intonando cori da stadio.
E il capitano si concede, dopo la mattinata ad alta tensione a Bologna dove sono scoppiati scontri fra gli attivisti dei collettivi e dei centri sociali e le forze dell’ordine con lancio di uova e sassi e manganellate di ritorno. Anche a Bolzano una quindicina di persone, controllate a vista dagli agenti di polizia, hanno contestato Salvini con fischi e scandendo slogan come “Fuori la Lega dalla città”. “Un comizio non è un comizio se non ci sono 8 sfigati di sinistra a manifestare, benvenuti in piazza, vi adoro”, ironizza il numero uno del Carroccio.
“Il problema non sono gli austriaci - sottolinea poi Salvini a proposito della chiusura del confine del Brennero prospettata dall'Austria - ma Renzi che fa arrivare a Bolzano migliaia di clandestini. Va combattuta l’immigrazione incontrollata, se la Lega andrà al governo verrà accolto solo il 3% dei richiedenti asilo, e cioè chi viene riconosciuto come profugo, l’altro 97% deve andarsene a casa. La città deve tornare a essere un esempio di vitalità, avere quartieri puliti, più sicuri, una stazione che sia a disposizione dei pendolari e non un bivacco per tossicodipendenti. Non promettiamo miracoli - furoreggia infine il leader leghista -, per quelli rivolgetevi a Renzi, quest’anno possiamo vincere”.
Perché finire l'articolo con
Perché finire l'articolo con le parole di Salvini? Perché non contestualizzare questo suo discorso con le sue contraddizioni (la più banale: pro chiusura Brennero + promessa per meno migranti a Bz)?