“Un fulmine a ciel sereno”
I fatti: lo scorso 28 gennaio i senatori di maggioranza Zeller, Berger, Palermo, Fravezzi, Panizza, Laniece (Valle d’Aosta) e Tonini hanno depositato un disegno di legge costituzionale di revisione dello Statuto di autonomia. Una manovra che a molti non è piaciuta, il motivo: la mancata comunicazione ai due consigli provinciali del ddl. Il testo, fra le altre cose, prevede di trasferire alle Province di Trento e Bolzano la competenza regionale sugli enti locali (tra le poche affidate alla Regione insieme a previdenza e minoranze linguistiche), uno dei cavalli di battaglia della Stella Alpina. Le perplessità restano: è opportuno togliere alla Regione un’ulteriore competenza senza garantirle la prospettiva di acquistarne altre?
Il ddl prevede sostanzialmente la modifica degli articoli 4 e 8 dello Statuto: assegnare competenze esclusive alla Regione (articolo 4) in merito alla disciplina giuridica e contrattuale dei propri dipendenti, l’ordinamento dei libri fondiari, l’ordinamento delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza, degli enti di credito fondiario e di credito agrario, le Casse di risparmio e le Casse rurali. Per quel che concerne le Province (articolo 8), le competenze esclusive riguarderebbero gli enti locali e l’ambiente, il commercio, l’urbanistica e gli orari commerciali, la tutela e la sicurezza del lavoro, il demanio idrico e le grandi derivazioni a scopo idroelettrico, comprese le concessioni, la produzione e la distribuzione dell’energia "d’interesse locale", l’ordinamento degli uffici provinciali e relativo personale, il procedimento amministrativo, la disciplina contrattuale dei lavori pubblici. L’idea è ora quella di inserire il ddl all’ordine del giorno della commissione Affari costituzionali.
Una levata di scudi da più parti sembra tuttavia complicare i piani di Zeller & co. A Trento è il Pd a prendersela con Ugo Rossi chiedendo il ritiro del suddetto ddl, mentre a Bolzano i tre consiglieri provinciali del Gruppo Verde Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e Hans Heiss hanno presentato un’interrogazione. “Il presidente Kompatscher - dicono gli ambientalisti - aveva sì annunciato uno specifico disegno di legge, ma da approvare dai consigli provinciali e regionale, in stretto coordinamento con la Convenzione. Quello romano è invece un fulmine a ciel sereno, calato dall’alto dei Consigli, senza neppure consultarli”. La “velata” accusa dei Verdi è che si sia voluto procedere per la via romana perché sarebbe stato improbabile ottenere, su alcune parti del testo, la maggioranza in Trentino. “Ce lo hanno chiesto i governatori Kompatscher e Rossi”, alza le mani il primo firmatario del ddl Karl Zeller (Svp) seguito a ruota dal senatore Palermo: “Il disegno di legge ricalca fondamentalmente il lavoro fatto dai 'saggi' fra il 2014 e il 2015 (Boato, Dellai, Detomas, Toniatti e Zeni per Trento, Perathoner, Happacher, Palermo, Volpe e Zeller per Bolzano, ndr), ma i tempi di approvazione si prospettano comunque piuttosto lunghi”.