Giù le mani dagli asili
Ha scatenato reazioni a pioggia, nel mondo della politica, l’ipotesi concreta secondo cui dal primo gennaio 2017 le tariffe degli asili nido pubblici - che esistono solo a Bolzano, Bressanone, Merano e Laives - debbano essere raddoppiate, con rette orarie e non più giornaliere. Per i nidi gestiti dall’Assb si pagano - e così sarà fino al 31 dicembre - da 7 euro al giorno (tariffa minima) a 17 euro (tariffa massima). La Provincia sarebbe intenzionata a uniformare i prezzi con quelle delle strutture private e delle Tagesmutter. Prospettiva che hanno già messo in apprensione i genitori: quelli fra loro che non possono permettersi una spesa ulteriore, infatti, si troveranno a dover ritirare prima i figli dalle strutture comunali con la conseguenza che il personale in esubero verrà con ogni probabilità tagliato.
“Non si può fare tabula rasa degli asili nido di Bolzano soltanto perché nella restante parte dell'Alto Adige non si è sviluppato questo importante sistema educativo e formativo per l'infanzia”, sottolinea il candidato sindaco del centrosinistra Renzo Caramaschi che aggiunge: “È sbagliata l'idea della Provincia di passare alla tariffa ad ore per gli asili nido, raddoppiando di fatto il costo per le famiglie. Non è un buon segnale e non favorisce la conciliazione con i tempi del lavoro soprattutto per le donne”. Pensa alle mamme anche la consigliera comunale del Pd di Brunico Cornelia Brugger: “Se vogliamo permettere loro di lavorare dobbiamo creare possibilità concrete, quello della Provincia è un gioco perverso sulle spalle delle famiglie”. Anziché far lievitare le tariffe - prosegue la consigliera dem - sarebbe piuttosto auspicabile che si realizzassero tali “strutture pubbliche a una tariffa agevolata anche in altri paesi e città come Brunico, San Candido, Sillandro, Egna. Insomma cara Waltraud Deeg (assessora alla famiglia, ndr), si rende conto che questa Familienpolitik è devastante e denigratoria per la società altoatesina?”, senza contare che “questa ingiustizia non viene solo vissuta male nel mondo italiano altoatesino ma anche in quello tedesco”.
Si schiera, come prevedibile, a difesa delle donne anche Nadia Mazzardis, membro della segreteria del Pd: “Le nostre giovani donne vogliono lavorare, dopo aver studiato tanto! E se non ci sono servizi a tariffe sostenibili, non stanno a casa, semplicemente non fanno figli. È questo che vogliamo davvero?”. In sintonia la Lista Artioli: “I bolzanini saranno penalizzati e ci penseranno due volte prima di mettere al mondo figli. Chi lavora e ha un reddito risulta fortemente penalizzato, perché se già oggi doveva farsi carico di cifre ingenti, con queste nuove tariffe rinuncerà a fare figli perché impossibilitato a mantenerli. Da una parte la Provincia con una mano dà i 200 euro e dall’altra se li riprende con gli interessi”. Protesta anche Guido Margheri (Sinistra): “Il sistema integrato tra asili nido pubblici, convenzionati e Tagesmutter era stato introdotto proprio per garantire alle famiglie la possibilità di un'offerta articolata adeguata alle diverse esigenze; si sta facendo esattamente l'opposto penalizzando fortemente gli asili e aumentando i contributi diretti”.
Una netta presa di posizione arriva anche dal centrodestra: “È una vergogna se si pensa che la Provincia invece di tagliare le spese su progetti di opere faraoniche inutili, come la funivia di San Genesio del costo di 24 milioni di euro, intende vessare le famiglie di Bolzano, noi ci opporremo in maniera molto ferma a questa nuova spremitura dei nostri concittadini!”, alza i toni Giorgio Holzmann (Alleanza per Bolzano)”. Pronto a dare battaglia in tutti i consigli in cui è presente anche il Movimento 5 Stelle, specie in consiglio provinciale “dove siamo pronti a depositare una mozione per provare a stoppare l’eventuale provvedimento della giunta”. Prende infine le distanze dalla proposta della collega Deeg l’assessore Christian Tommasini: “Sono contrario all'ipotesi di riforma del finanziamento degli asili nido. L’ho già detto nelle scorse settimane in giunta provinciale, chiedendo di rivedere l'impostazione, tenendo in particolare conto delle esigenze dei territori urbani che sono diverse da quelli rurali. Oggi (ieri per chi legge, ndr) - conclude Tommasini - ho ribadito questa posizione a margine del consiglio provinciale, chiedendo un incontro a nome del Pd prima che la delibera sia presentata in giunta”.