Gesellschaft | Infanzia

Tariffe asili nido: possibile ancora una mediazione?

Mentre infuria la polemica l’assessore Tommasini assicura: "Domani non decideremo perché voglio parlare prima con Penta e Kompatscher".

“Domani in giunta provinciale ne discuteremo, ma non verrà presa nessuna decisione. Sono fiducioso, perché a suo tempo il Landeshauptmann si era detto favorevole ad un compromesso in merito.”

Il vicepresidente della Provincia Christian Tommasini getta acqua sul fuoco: a suo dire nella seduta di giunta di questa settimana (martedì 12 aprile) non verrà dato il via alla riforma della tariffazione degli asili nido. Si tratta di un Tema che, invece, nel bel mezzo della campagna elettorale per elezioni nel capoluogo sta rischiando a bene vedere di avere l’effetto della benzina, gettata sulle braccia ardenti dei difficili rapporti tra comune capoluogo e provincia. 
    
Come si ricorderà il nodo della questione è la decisione che la Provincia si starebbe apprestando ad intraprendere, in merito all’introduzione anche per gli asili nido di un sistema di tariffazione oraria. Una modifica che, conti alla mano, potrebbe venire a costare molto cara soprattutto per le famiglie che appartengono a famiglie di fasce di reddito medio alte. Si parla di un aumento di più di 200 euro mensili per bambino, come è stato fatto notare nei giorni scorsi. 

L’intenzione della Provincia è stata da noi comunicata in occasione delle porte parte che si stanno svolgendo in questo mese di aprile che tradizionalmente serve per raccogliere le iscrizioni per il nuovo ‘anno scolastico degli asili nido”, comunica in merito Licia Manzardo che a Bolzano coordina il settore di competenza dell’Azienda Servizi Sociali. Che coglie l'occasione per lamentarsi: “abbiamo chiesto che ci dessero almeno 9 mesi di tempo per poterci organizzare, ma che questo non ci è stato concesso”. 
In ogni caso - aggiunge Manzardo - noi ci siamo comunque assunti l’impegno di venire incontro ai genitori eventualmente rimodulando il servizio per i loro bambini, diminuendo il numero di ore giornaliere di cui usufruiscono”.

Anche rispetto al numero complessivo di coloro che usufruiscono dei servizi nella città di Bolzano Licia Manzardo ha qualcosa da precisare: “si tratta di 542 bambini negli asili nido (10 sedi) e 165 nelle macrostrutture”. Aggiungendo un dato relativo alla consistenza del gruppi di reddito sulla base dei quali viene attualmente calcolata la tariffa. “Più o meno il numero dei bambini in fascia alta e in fascia bassa si equivale (250), in mezzo ci sta un gruppo un po’ meno numeroso”, dice Manzardo.
Dopo la direttrice dell'ufficio esprime la sua preoccupazione in merito al fatto che un’eventuale ‘fuga dalla fascia alta’ potrebbe finire per "far tornare i nidi alle condizioni dei primi anni 90, quando erano soprattutto un servizio sociale per le fasce meno abbienti".  

Sullo sfondo resta l’agitazione provocata dalle notizie degli ultimi giorni, rese turbinose come dicevamo dalla campagna elettorale ed anche dai consueti effetti dei ‘passaparola social’. In cui le notizie (sempre che non siano bufale) perdono lo spessore di complessità, caricandosi di nuovi e spesso falsi contenuti. Di qui i giudizi lapidari e le contrapposizioni tra servizi diversi e complementari come quelli di nidi, microstrutture e Tagesmutter, sviluppati e definiti nel loro profilo attraverso decenni di lavoro da parte di centinaia e centinaia di operatori. Per non parlare delle consuete contrapposizioni tra Provincia e comune di Bolzano, valli e capoluogo e, dulcis in fundo, tedeschi e italiani. 

Certo non ha aiutato il fatto che la Provincia si sia mossa, come molto spesso accade, (apparentemente?) senza il necessario confronto e coordinamento con il comune capoluogo e le sue specifiche esigenze. E che - come già detto - il processo di maturazione delle decisioni sulle tariffe dei nidi (soprattutto di Bolzano) abbia conciso proprio con il periodo più caldo della campagna elettorale di Bolzano. 

Forse allora è il caso di ricordare che l’asilo nido è una struttura socio-educativa. Lo ripetiamo: sia socio che educativa. Nata negli anni ’70 oggi ha una valenza essenziale soprattutto per quei contesti familiari dove vi è della fragilità, ponendosi in continuità con la successiva scuola dell’infanzia. Per sua natura l’asilo nido non è una struttura ad ore (e forse in questo senso è da ricondurre la forse non solo apparente ‘forzatura’ relativa alla nuova tariffazione proposta dalla Provincia). Nell’asilo nido vengono garantite sia le esigenze lavorative dei genitori che la continuità educativa prolungata nell’arco della giornata. Le routine che si creano nei nidi necessitano di tempi lunghi, rispettando i tempi dei bambini, avendo dei riferimenti certi. Ultimo dato: l’asilo nido al momento ha costi superiori (per la collettività) rispetto alle altre strutture, ma è difficile riuscire a valutare di quanto.
Le Tagesmutter sono nate invece per rispondere a diverse esigenze da parte delle famiglie, che esprimevano un bisogno aggiuntivo. 
Insomma: il sistema altoatesino per la prima infanzia è costituito da varie proposte che si integrano a vicenda. L’uno non esclude l’altro. Basti pensare al gran numero di famiglie che anche a Bolzano trovano una risposta più adeguata alle loro esigenze nelle Tagesmutter, spesso ad esempio facendo interessanti esperienze di primo apprendimento di L2.
Le microstrutture quindi si configurano come un trait d’union tra la struttura tradizionale del nido e quella più innovativa e di dimensione famigliare della Tagesmutter, mantenendo comunque la flessibilità di quest’ultima. 

Concludento possiamo dire che le famiglie non sono diverse tra la città e la periferia. Ad essere diversi sono invece spesso i bisogni. Anche se senz’altro è vero che nelle periferie le Grossfamilien possono compensare in parte il bisogno di cura dei bambini. 
Il principio della parificazione delle tariffe tra le varie proposte di per sé è giusto. L’assessora Waltraud Deeg in merito ha detto: “perché una famiglia di Chiusa (dove non c’è l’asilo nido) deve pagare per forza di più di una famiglia di Bolzano, a parità di reddito?”. Ma naturalmente nella ricca Provincia di Bolzano forse è possibile trovare soluzioni diverse rispetto ad una ‘parificazione delle tariffe verso l’alto’ così com’è stato ventilato. 
Come andrà a finire? Naturalmente non lo sappiamo, anche perché si tratterà di decisioni politiche che verranno prese in uno scenario molto poco prevedibile come quello altotesino in generale e non solo bolzanino. 
Intanto però, giusto per consolarci, abbiamo la possibilità di visitare qualche link. Per scoprire ad esempio che a Reggio Emilia gli asili nido per le fasce di reddito più alte costa 540 euro a bambino al mese. Che scendono a 463 euro a Padova, per risalire a 541 a Cremona ed arrivare addirittura a 631 a Sesto San Giovanni (MI)