Gesellschaft | La testimonianza

“Uso la cannabis per curarmi”

Deborah Zanolli, paziente affetta da artrite reumatoide, racconta i problemi causati dal decreto-legge che ha reso illegale la sostanza: “Senza CBD sarò costretta a trasferirmi”.
medizinisches Cannabis
Foto: upi
  • “Il CBD mi ha cambiato la vita, mi ha permesso di eliminare il cortisone e tanti altri farmaci che prendevo, i cui effetti collaterali erano peggiori dei benefici. Se davvero dovessero continuare a vietare il CBD, sarei pronta a trasferirmi all’estero”, racconta Deborah Zanolli, affetta da artrite reumatoide, che utilizza la Cannabis light nella terapia e che, come molti pazienti, si è vista privata dal giorno alla notte della possibilità di reperire questa sostanza. Il CBD (detto anche cannabis light) è stato infatti messo al bando dal nuovo decreto-legge sulla sicurezza, entrato in vigore il 12 aprile e promosso dal governo Meloni, che ha reso illegale l’intero settore della cannabis in Italia, vietando coltivazione, lavorazione, distribuzione e vendita delle infiorescenze di canapa sativa, anche in forma semilavorata o derivata (come oli e resine).

    “Utilizzo la cannabis nella terapia dal 2018: uso sia la cannabis terapeutica con THC, prescritta regolarmente con ricetta rossa dalla terapia del dolore e acquistata in farmacia, sia la cannabis light. Quest’ultima per me è fondamentale, perché attenua alcuni effetti collaterali del THC, che invece mi aiuta moltissimo contro l'infiammazione. Ho bisogno di entrambe”, racconta Zanolli, meranese di origini, che lavora nel mondo della ristorazione e convive con una malattia infiammatoria cronica. “Già prima di questo decreto facevo fatica ad ottenere la terapia, ogni 6 mesi dovevo riottenere la ricetta nonostante la mia sia una malattia con cui continuerò a convivere”, spiega. 

  • Deborah Zanolli: “L’idea di proibire la cannabis è assurda, va contro troppe evidenze scientifiche” Foto: Facebook
  • Non è la prima volta che l’intero settore dei prodotti a base di Cannabis viene messo in pericolo. “Ogni anno succede qualcosa, ogni governo propone nuove norme contro queste sostanze. Già anni fa Salvini parlava di chiudere tutti i negozi, creando un clima di panico. Ora è successa un’altra volta la stessa cosa: è uscito questo nuovo decreto e si è creato un grande caos”, racconta Zanolli. La situazione questa volta, sembra farsi più critica. Il governo di Giorgia Meloni ha approvato con urgenza il decreto-legge che contiene questo divieto, aggirando un ampio dibattito parlamentare. La scelta del decreto-legge obbliga il Parlamento a convertirlo in legge entro 60 giorni (che scadranno l’11 giugno), senza che i parlamentari lo possano cambiare se non in modo molto marginale. 

    “Proprio l’altro giorno ho intervistato un rivenditore che mi ha detto: 'Se va avanti così, in due mesi chiudo'. E posso immaginare quanto sia difficile per lui, perché la confusione è totale. In tutti questi anni non abbiamo mai avuto un governo capace di fornire una regolamentazione chiara”, aggiunge Zanolli, che negli anni ha anche lavorato in questo settore. Il divieto riguarda anche circa 15.000 persone occupate dalla filiera della cannabis light, come Peter Grünfelder, presidente del Cannabis Social Club di Bolzano e titolare di un negozio che vende prodotti a base di CBD, che rischia di chiudere l’attività in pochi mesi. Ora chi continua a produrre o vendere questi prodotti rischia denunce e sequestri secondo il testo unico sugli stupefacenti; questo nonostante si tratti di cannabis con bassi livelli di THC e alti contenuti di CBD, che non ha effetti psicoattivi rilevanti. 

  • Cannabis: una piantagione a Teodone. Foto: F.G. Salto Bz
  • “La mia esperienza in questi anni è stata pessima, ma non per il CBD, con cui mi trovo benissimo, bensì per il contesto italiano: viviamo in un paese che non riesce a garantire ai suoi cittadini una regolamentazione seria per un prodotto che, nel resto d’Europa, è legale”. Nel mezzo di tutta questa situazione, spiega Zanolli, a rimetterci sono proprio i pazienti. “Cosa deve fare un paziente che arriva dalla Germania o dalla Francia e viene qui in vacanza? Non si cura per due settimane? O siamo noi italiani a dover andare all’estero per comprare i prodotti? Siamo in Europa solo quando fa comodo, perché per come stanno le cose, non sembra affatto di far parte di un’Unione”. 

     

    “Viviamo in un paese che non riesce a garantire una regolamentazione seria per un prodotto che nel resto d’Europa è legale”

     

    Oltre a questo, c’è la questione del Codice della Strada, che preoccupa Zanolli. “Cosa succede se vengo fermata? È ovvio che risulterei positiva al test, utilizzo cannabinoidi da più di sette anni, sarebbe strano il contrario. Fortunatamente guido poco, ma ogni volta che prendo la macchina spero che vada tutto bene”. Proprio qualche giorno fa è intervenuta una circolare a fare chiarezza sui criteri di accertamento dello stato di alterazione alla guida; in pratica si sono esclude le sanzioni nei confronti di persone che assumono farmaci che hanno gli stessi principi attivi delle sostanze stupefacenti. 

    “L’idea di proibire la cannabis è assurda, va contro troppe evidenze scientifiche, sembra che il Parlamento stia vaneggiando. Adesso siamo tutti fermi ad aspettare l’11 giugno, sperando almeno di riuscire a continuare a reperire il nostro prodotto”, conclude Zanolli, che lancia un ultimo monito a Roma: “Il governo sa che noi pazienti esistiamo, non può far finta di niente”. 

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djtilt Di., 13.05.2025 - 14:43

Addirittura cambiare paese, ma ignora questa massa di mafiosi e corrotti e continua a fare ciò che è un tuo sacrosanto diritto. Lasciali perdere, è palese che hanno a cuore solo le mafie. Io non chiuderò mai e poi mai il mio punto vendita, facessero quello che vogliono "IO HO RAGIONE" e andrò ovunque pur di dimostrarlo. Vogliono fare paura ma non hanno capito che agli occhi di tutta l'europa fanno solo ridere. Pagliacci!

Di., 13.05.2025 - 14:43 Permalink